Sorveglianza Attiva sulla Encefalopatia Spongiforme Bovina (BSE) in Lombardia, 2001-02
Massimo Tranquillo , Giorgio Zanardi, Dominga Avisani
Osservatorio Epidemiologico Veterinario della Regione Lombardia, Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell'Emilia-Romagna, Brescia
L’encefalopatia
spongiforme bovina (Bovine Spongiform Encephalopathy - BSE) è
una malattia neurologica degenerativa che colpisce anche
l’uomo, sostenuta dalla forma patologica della proteina
prionica PrP(Sc). La BSE è insorta nel Regno Unito nel 1985 e
si è propagata tramite il riciclo di tessuti bovini in alimenti
per animali. Attualmente nella UE è attiva la sorveglianza per
identificare e allontanare dalla catena alimentare gli animali
positivi alla PrP(Sc).
In Italia la
sorveglianza attiva è iniziata il 1° gennaio 2001 tramite
l’utilizzo del test rapido "Prionics" su campioni di tronco
encefalico appartenenti ai seguenti gruppi di bovini: 1)
animali morti in stalla o durante il trasporto di età > 30
mesi; 2) animali regolarmente macellati di età > 30 mesi e
destinati al consumo umano; 3) animali > 30 mesi di età,
sottoposti a macellazione d’urgenza, e animali trovati ammalati
alla visita ante mortem.
Dal 1° luglio 2001
gli animali delle categorie 1) e 3) e dal 12 settembre 2001
anche quelli della categoria 2) sono stati controllati a > 24
mesi.
In questo lavoro
sono presentati i risultati della sorveglianza attiva e passiva
condotte nel 2001-02 e la descrizione dei 30 casi di BSE
evidenziati in Lombardia, regione in cui vi è il 40% del
patrimonio bovino nazionale e che controlla il 70% dei campioni
esaminati in tutta Italia per BSE.
I dati relativi a
consistenza e caratteristiche della popolazione di bovini
sottoposti ad esame con il test rapido e il numero di capi
positivi al test sono stati ottenuti dall’archivio BSE presso
l'Osservatorio Epidemiologico Veterinario della Regione
Lombardia (OEVR). Informazioni dettagliate sui 30 animali
confermati con BSE sono state ottenute dallo stesso archivio.
Sono state calcolate le prevalenze periodali 2001-02 per tutta
la popolazione e per le categorie con una probabilità più alta
di positività (“a rischio”): animali morti in stalla, macellati
d'urgenza, e sottoposti a macellazione differita (animali con
produttività compromessa).
In seguito alla
decisione di abbassare la soglia d’età dei soggetti da
sottoporre a screening, gli animali macellati nel 2002 erano
più giovani di quelli del 2001 (1). Per questo motivo si è
standardizzato per coorte di nascita ed età.
Nel biennio 2001-02
sono stati esaminati complessivamente 352 466 bovini allevati
in Lombardia, di cui 295 876 regolarmente macellati e 56 590
appartenenti alle categorie “a rischio". Sono stati individuati
30 positivi, tutti confermati dal Centro di Referenza nazionale
per le TSE (Transmissible Spongiform Encephalopathy) (Centro
Encefalopatie Animali, CEA, Torino), pari ad una prevalenza
periodale di 8,5/100 000 (IC 95%: 5,7-12,1). In generale, la
prevalenza di positivi era superiore tra i bovini a rischio
rispetto a quelli regolarmente macellati (12,4/100,000 vs
7,8/100,000), benché questa differenza non sia statisticamente
significativa.
Dei 30 positivi, 19
furono diagnosticati nel 2001 e 11 nel 2002. Dodici (40%)
provenivano da Brescia, 8 (27%) da Cremona e 5 da Mantova
(17%); i rimanenti 5 provenivano da Bergamo, Lecco, Pavia, Lodi
e Milano. Tutti erano nati prima del maggio 1997. La maggior
parte (n. 23; 77%) erano animali regolarmente macellati; 2
erano morti in stalla, e 5 erano animali sottoposti a
macellazione differita; nessuno è stato macellato d’urgenza.
Tra i 23 regolarmenti macellati, 18 (78%) avevano sintomi
clinici di rilievo, tra cui 3 con problemi neurologici.
In
Tabella sono riassunti i
risultati ottenuti, suddivisi per le differenti categorie e
standardizzati per coorte ed età. Benché si noti una
diminuzione della prevalenza nel 2002 rispetto al 2001, i
positivi sono bassi e gli intervalli di confidenza
sovrapponibili in tutte le categorie.
Nel 2002 in
Lombardia, a fronte di un’inconsistente attività di
segnalamento di casi sospetti, è stato attivato un piano
straordinario, finalizzato alla segnalazione dei casi clinici
sospetti di BSE. Durante il 2002 i Servizi Veterinari delle
AASSLL della Regione hanno identificato 75 casi sospetti,
nessuno dei quali confermato positivo dal CEA.
Un sistema di
sorveglianza passivo per la BSE è fortemente condizionato dalla
sensibilità e dalla specificità della diagnosi clinica e dal
grado di sensibilizzazione dei veterinari e degli allevatori
nel rilevare e quindi segnalare gli animali con sintomi
compatibili con la BSE. La sola sorveglianza passiva non
rappresenta quindi il sistema idoneo a garantire la salute
pubblica. Per questo, il sistema di sorveglianza attiva, che
controlla animali regolarmente macellati e animali cosiddetti a
rischio, resta fondamentale.
Come si può
osservare, la stima più verosimile di prevalenza di casi di BSE
presenti nella popolazione bovina lombarda è nell'ordine di 8-9
casi per 100 000 capi. Applicando questi tassi alla popolazione
totale di bovini in Lombardia (736 000 capi al 1° gennaio
2001), la stima dei casi totali è di circa 60-70 casi. Sono
attesi quindi nei prossimi due anni, stante a questi dati,
altri 30-40 casi. Ogni anno le stime ottenute dai dati della
sorveglianza permetteranno di aggiustare le previsioni alla
luce di informazioni sempre più precise.
Il commento
Umberto Agrimi
Laboratorio di
Medicina Veterinaria, ISS
Con 102 casi bovini
confermati positivi a tutt’oggi, prosegue l’epidemia italiana
di BSE. La crisi del 2001 è superata mentre continua un’intensa
attività di sorveglianza e analisi dei dati. La sorveglianza
attiva mediante i test rapidi ha fatto il suo dovere; ha
svelato la malattia laddove non era segnalata, confermando le
classi di rischio geografico elaborate dall’UE, e chiarito i
suoi livelli di incidenza nei diversi Paesi europei. Oggi
inizia a fornire anche indicazioni utili a prevedere
l’evoluzione dell’epidemia. Se sono corrette le valutazioni
effettuate dai comitati scientifici dell’UE, i quali indicavano
nel 1995-96 il periodo di massima esposizione della popolazione
bovina italiana ai mangimi contaminati, allora potremmo sperare
di essere entrati nella fase calante della curva epidemica.
D’altra parte, senza voler attribuire rigore epidemiologico a
questa affermazione, si osserva un calo del numero di
positività in quasi tutti i paesi europei, Italia compresa. I
prossimi anni chiariranno se siamo davvero in fase di
risoluzione del problema o meno.
Parlando di test
rapidi, è opportuno sottolineare alcuni equivoci rispetto al
loro utilizzo. La sorveglianza della BSE prevede, in modo
singolare, l’analisi di un campione costituito dall’intera
popolazione bovina adulta macellata. La necessità di
tranquillizzare i consumatori ha forzatamente trasformato i
test rapidi, nati come strumenti di indagine epidemiologica, in
strumenti di tutela della salute pubblica. In realtà, i test
rapidi riescono a svelare la BSE solo poco prima della comparsa
dei sintomi; esiste quindi un periodo di anni durante il quale
l’infezione non è svelabile. Anche rispetto al titolo
infettante, si stima che la soglia di positività al test rapido
corrisponda a circa 103-104DL50/g; soggetti negativi al test
potrebbero pertanto albergare livelli significativi di
infettività. Ecco perché si eliminano i tessuti a rischio di
tutti gli animali, ancorché negativi. La sicurezza del
consumatore infatti è data dall’eliminazione dei cosiddetti
specified risk materials. A questo si aggiunga che la
trasmissibilità della BSE all’uomo - legata a fattori noti solo
in parte, come la cosiddetta “barriera di specie”, nonchè a
sconosciuti caratteri di patogenicità del ceppo di agente -
sembra oggi apparire inferiore rispetto a quanto paventato in
passato. I casi di variante della malattia di Creutzfeldt-Jakob,
la malattia umana dovuta alla BSE, sono oggi 147 (compreso un
caso “probabile” in Italia) di cui 137 nel Regno Unito; ma
l’andamento della curva epidemica sembra in discesa. I modelli
di previsione con il passare del tempo risultano più affidabili
e, fortunatamente, prospettano scenari meno pessimistici.
Riferimenti bibliografici
1. Tranquillo M,
Zanardi G, Avisani D. BSE in Lombardia: risultati dopo due anni
di sorveglianza.