Prevenire il morbillo: l’esperienza della Provincia Autonoma di Bolzano
1Peter Kreidl, 2Josef Simeoni, 3Simone Schmorak, 4Maria Grazia Zuccaro, 5Albert Hopfgartner e 6Giulia Morosetti
1Provincia autonoma di Bolzano, Assessorato alla sanità, Osservatorio epidemiologico, Bolzano
2Provincia autonoma di Bolzano, Azienda Sanità di Bolzano
3Provincia autonoma di Bolzano, Azienda Sanità di Merano
4Provincia autonoma di Bolzano, Azienda Sanità di Bressanone
5Provincia autonoma di Bolzano, Azienda Sanità di Brunico
6Provincia autonoma
di Bolzano, Assessorato alla sanità, Ufficio igiene e salute
pubblica
Nel 1998, lo studio
ICONA ha evidenziato che la Provincia Autonoma di Bolzano aveva
una delle coperture vaccinali per morbillo più basse d’Italia
(28% entro i 2 anni) (1). Di conseguenza, negli anni 1996-99
l’incidenza del morbillo stimata in base alle notifiche
obbligatorie era la più elevata d’Italia (incidenza annuale
media > 200 casi/100 000 abitanti). L’ultima epidemia di
morbillo si è verificata nel 1999, con circa 1 000 casi
notificati. Nei tre anni successivi, sono stati notificati in
media 35 casi per anno. Data l’elevata percentuale di
suscettibili, e considerata l’elevata circolazione del
morbillo in Italia, esiste il rischio di una nuova epidemia.
Per questo, l’Assessorato Provinciale alla Sanità ha attuato
una serie di iniziative per migliorare la copertura vaccinale e
la sorveglianza del morbillo, nonché gli interventi da attuare
qualora si dovesse verificare un caso.
I dati routinari di
copertura vaccinale evidenziano che la percentuale di bambini
di età inferiore a 10 anni vaccinati contro il morbillo è
scarsa soprattutto nelle aree rurali (< 40%), e un’indagine
condotta in queste aree nel 2002 ha mostrato una forte
correlazione tra assenza di invito attivo e scarsa copertura
vaccinale. Per questo, l’Assessorato ha raccomandato di
invitare attivamente alla vaccinazione tutti bambini tra 12 e
15 mesi di vita, inviando per posta almeno due comunicazioni.
Contemporaneamente, è stato richiesto di aumentare il numero di
sedute vaccinali, che in alcuni Comuni si tenevano molto
raramente, anche una sola volta all’anno. Inoltre, è stata
avviata una campagna straordinaria di recupero rivolta a tutti
i bambini nati tra il 1993 e il 1999. Dato che in Trentino-Alto
Adige sono abbastanza frequenti gli obiettori alle
vaccinazioni, la popolazione è stata sensibilizzata attraverso
i mezzi di comunicazione di massa. Sono stati diffusi tramite i
giornali locali dei comunicati stampa e sono state effettuate
interviste televisive e radiofoniche. Per quanto riguarda il
personale sanitario, sono stati condotti incontri con
rappresentanti dell’Assessorato e dell’Istituto Superiore di
Sanità, cui hanno partecipato gli operatori dei servizi
vaccinali, il 25% dei medici di famiglia e il 36% dei pediatri
di libera scelta. Infine, è stato messo a punto un manuale
sulle vaccinazioni.
Il sistema di
sorveglianza del morbillo è stato migliorato chiedendo ai
medici di segnalare immediatamente per telefono alla ASL tutti
i casi sospetti. La ASL effettua quindi un’indagine del caso,
che include la conferma di laboratorio (ricerca IgM su siero o
virus su urine).
Tutti i potenziali
contatti vengono identificati e viene loro distribuita una
lettera con informazioni sul morbillo e sulla necessità di
isolare a domicilio chiunque presenti sintomi suggestivi
(febbre, tosse, raffreddore) in un periodo temporale
compatibile con l’incubazione.
Lo stato vaccinale
dei contatti viene verificato consultando l’anagrafe vaccinale
del Comune di residenza. La vaccinazione post-esposizione viene
offerta ai suscettibili se non sono passate più di 72 ore
dall’esposizione. Infine, tutti i contatti potenzialmente
suscettibili (non vaccinati o stato vaccinale
sconosciuto) vengono ricontattati telefonicamente circa 20
giorni dopo l’insorgenza dell’esantema nel caso indice, in modo
da verificare la presenza di casi secondari.
Tra gennaio e
aprile 2003, sono stati segnalati 14 casi di morbillo, di cui 9
confermati in laboratorio o collegati epidemiologicamente a un
caso confermato (Figura), rispetto ai 10 casi notificati nello
stesso periodo dello scorso anno. L’età media è stata di 13
anni (range: 10 mesi-23 anni).
Dei 14 casi, 10
sono stati segnalati dal medico curante, 3 dai genitori di
bambini cui il medico aveva diagnosticato il morbillo in base
ai sintomi riferiti per telefono, e uno attraverso il follow-up
attivo dei contatti di un caso confermato. Questi ultimi
quattro casi sono stati confermati in laboratorio.
Il miglioramento
della sorveglianza, inclusa la ricerca attiva di casi
secondari, è una tappa essenziale della strategia di controllo
del morbillo. Infatti, la nostra esperienza suggerisce che non
tutti i pazienti vengono direttamente visitati da un medico, e
quindi alcune segnalazioni possono sfuggire. Inoltre, la
ricerca attiva dei contatti può contribuire a ridurre la
trasmissione dell’infezione, sia attraverso la vaccinazione dei
suscettibili, che attraverso la raccomandazione di isolare i
pazienti che presentano sintomi suggestivi di morbillo, prima
che compaia l’esantema.
Riferimenti bibliografici
1. Rota M C,
Kreidl P, Ciofi degli Atti M, et al. Icona: indagine nazionale
sulla copertura vaccinale infantile. Roma: Istituto Superiore
di Sanità 1998. Rapporti Istisan 98/33.