Indagine Epidemiologica sulla Mortalità Estiva in Italia. Risultati Preliminari
Susanna Conti
Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica, ISS
L’effetto delle condizioni climatiche estive estreme sulla mortalità è ormai riconosciuto che costituisca un rilevante problema di sanità pubblica (1).
Nel mese di agosto,
in seguito alle eccezionali condizioni climatiche di quest’estate,
e all’allarme sociale provocato dalle notizie drammatiche che
provenivano da Paesi a noi vicini, quali la Francia, il
Ministro della Salute ha disposto un’indagine epidemiologica
sulla mortalità estiva in Italia, affidandola all’Istituto
Superiore di Sanità*. Il quesito posto all’indagine
epidemiologica è dunque stato se nelle città italiane si è
avuto, durante il periodo estivo di quest’anno, un eccesso di
mortalità rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con
particolare riferimento alle persone anziane.
L’indagine si è
basata su una ricerca attiva dei decessi registrati, sia tra le
persone residenti che tra quelle presenti, nelle anagrafi dei
21 Comuni capoluogo di Regione/Provincia Autonoma, nei periodi
1° giugno-15 agosto degli anni 2002 e 2003, analizzati poi in
cinque sotto-periodi di 15 giorni (1°-15 giugno, 16-30 giugno,
1°-15 luglio, 16-31 luglio, 1°-15 agosto). Poiché il numero
delle persone presenti in una città è variabile da un anno
all’altro, in particolare nei mesi estivi, caratterizzati dagli
spostamenti per le vacanze, l’indagine si è limitata ad
analizzare i decessi dei residenti.
Considerando
l’intero periodo e il complesso delle età, si è osservato,
rispetto allo scorso anno, un aumento di 2222 decessi (da
17493 decessi nel 2002 a 19715 nel 2003).
Gli aumenti
maggiori si sono concentrati nell’ultimo mese di rilevazione
(dal 16 luglio al 15 agosto): nel complesso delle 21 città, si
è passati dal 6241 persone decedute in tutte le età nel 2002 a
8485 nel 2003, con un incremento pari a 2244 decessi (36%).
L’incremento maggiore (2127 decessi, 40%) è stato osservato
tra le persone di 65 anni e oltre, e ancor più in quelle molto
anziane, di 75 anni e oltre: 1 992 decessi in più (49%); tale
incremento è risultato decisamente rilevante nelle città del
Nord-Ovest con l’81%, seguito dal Centro (44%), dal Nord-Est
(34%) e dal Sud (26%) (Tabella).
Passando ad
analizzare le singole città, meritano particolare attenzione i
valori che sono stati osservati a Torino, dove sono più che
raddoppiate le morti (incremento del 108%), a L’Aquila (105%),
a Genova (79%), a Perugia (75%), a Milano (69%), a Bologna
(54%) e a Roma (52%).
Hanno registrato
invece decrementi Campobasso (-25%), Aosta (-22%) e Catanzaro
(-15%).
Per alcune città
che hanno registrato i maggiori incrementi di mortalità tra le
persone di 75 anni e oltre (Torino, Genova, Milano) sono stati
messi in relazione i decessi registrati nei cinque
sotto-periodi con le medie delle temperature massime (fornite
dall’Ufficio Centrale di Ecologia Agraria del Ministero delle
Politiche Agricole e Forestali): si osserva un’evidente
correlazione tra i due andamenti (Figura).
Infine, a partire
dai dati osservati nelle 21 città capoluogo di
Regione/Provincia Autonoma e dalle ripartizioni per ampiezza
demografica della popolazione italiana, è stata effettuata una
stima empirica dell’eccesso di mortalità in tutto il territorio
nazionale, nel periodo 16 luglio-15 agosto, tra le persone di
65 anni e oltre, di 4 175 decessi.
I risultati
evidenziati dalla presente indagine sono in linea con quanto
emerso in altri studi sulla mortalità correlata alle elevate
temperature. Molti studi hanno infatti dimostrato che le
persone che vivono nelle città hanno un rischio maggiore di
mortalità in condizioni di temperatura e umidità elevate,
rispetto a coloro che vivono in un ambiente suburbano o rurale
(1). Tale fenomeno viene definito “effetto isola di calore
urbana”.
è stato inoltre
più volte osservato che tale effetto è maggiore nelle città in
cui il clima estivo è solitamente temperato o fresco, di solito
localizzate nella zona settentrionale dei Paesi: è il
cosiddetto effetto inverso della latitudine.
Nel presente studio
l’eccesso di mortalità è stato ampiamente limitato agli
anziani, come è stato osservato anche altrove (1). Gli studi
condotti in altri Paesi hanno mostrato un incremento di
mortalità maggiore nelle età “anziane” che, a seconda degli
studi, sono state individuate in oltre 60, 65, 70 e 75 anni.
I dati emersi dalla
presente indagine rappresentano una sottostima della grandezza
dell’eccesso di rischio perché, se i dati sulla mortalità si
possono considerare consolidati per il 2002, altrettanto non si
può affermare per il 2003, poiché i decessi vengono registrati
con un certo ritardo dalle anagrafi, sia quelle più
informatizzate che quelle con un più alto tasso di
documentazione cartacea.
Inoltre, la
temperatura e il tasso di umidità sono rimasti elevati anche
durante la seconda metà di agosto, mentre i dati si riferiscono
solo alla prima quindicina del mese, e quindi l’eccesso di
mortalità potrebbe essersi manifestato anche in questo secondo
periodo.
Sono peraltro
necessari ulteriori studi per identificare a quali livelli di
temperatura e di umidità comincia ad aumentare il tasso di
mortalità. Infine, ulteriori informazioni sono necessarie per
identificare gli anziani a rischio più elevato, al fine di
poter intraprendere adeguati interventi di sanità pubblica.
Riferimenti
bibliografici
1. Basu R, Samet JM. Relation between elevated ambient temperature and mortality: a review of the epidemiologic evidence. Epidemiological Reviews of Department of Epidemiology, School of Public Health, Johns Hopkins University, Baltimora, 2002; 24(2): 190-202.
(*) Lo studio è stato condotto da: Susanna Conti - Direttore, Paola Meli, Giada Minelli, Renata Solimini, Virgilia Toccaceli e Monica Vichi (Ufficio di Statistica, Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica, ISS), Gino Farchi - Direttore, Lucilla di Pasquale (Reparto Analisi dei Dati Epidemiologici, Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica, ISS).