Indagine sugli incidenti negli adolescenti genovesi che usano il ciclo motore
Claudio Culotta, Rosamaria Cecconi e Gianna Ferrando
Dipartimento di Prevenzione, Unità Operativa Igiene e Sanità
Pubblica, ASL 3 Genovese
Ogni anno in Italia gli incidenti stradali provocano gravi
conseguenze per la salute della popolazione in termini di
decessi, di invalidità, di ricoveri ospedalieri e di accessi
al Pronto Soccorso. Il 25% dei decessi per incidenti
stradali avviene entro i 22 anni di età e il 50% entro i 40
anni e per questo motivo gli incidenti stradali
rappresentano la prima causa di morte per la popolazione di
< 40 anni (1) associata alla perdita di anni di attività
potenziale.
Soprattutto nei giovani la maggior parte dei danni e delle
morti per incidenti stradali riguarda i ciclomotori. Si
stima che il 25% delle morti nei gruppi di età compresi tra
i 14 e i 20 anni sia tra i giovani alla guida dei
ciclomotori (2) e il 22% degli accessi al Pronto Soccorso
per incidente stradale riguarda ciclomotoristi (3). Tra i
conducenti deceduti in seguito a incidente stradale, nella
classe di età tra 15-17 anni, circa il 68% era alla guida di
un ciclomotore (90% maschi versus 10% femmine) (2).
Per evidenziare i principali fattori di rischio di incidenti
nei giovani che usano il ciclomotore, è stata effettuata
all’inizio del 2004 un’indagine su un campione
rappresentativo ottenuto selezionando, fra le scuole
superiori genovesi, 17 istituti - raggruppati in 14 cluster
- con metodo probability proportional to size; per ogni
cluster selezionato sono state scelte, con metodo casuale
semplice, 4 classi appartenenti al primo biennio (4).
Tramite un questionario autocompilato sono stati raccolti
dati sui comportamenti dei ragazzi, sulla loro
percezione del rischio di incidenti, sulle loro opinioni in
merito all’uso del casco e ai possibili fattori di rischio
di incidenti, con particolare riferimento all’uso di bevande
alcoliche e all’eccesso di velocità.
Il campione è composto da 1 045 ragazzi (54% femmine, 46%
maschi), di cui 288 (pari al 28%) possiedono o guidano
abitualmente un ciclomotore. Fra i non guidatori (n. 757), i
tre quarti (n. 563) salgono come passeggeri su ciclomotori
altrui. Quindi nel campione esaminato risultano esposti al
rischio di incidenti 851 ragazzi (guidatori più non
guidatori che salgono come passeggeri).
Le domande relative alle opinioni e alla percezione del
rischio sono state poste all’intero campione (n. 1 045);
quelle relative ai comportamenti (uso del casco, ecc.) o
alla frequenza di incidenti ai soli esposti al rischio (n.
851).
I risultati principali sono sintetizzati nella Tabella.
Il casco viene usato sempre o quasi sempre dalla grande
maggioranza dei guidatori, ma il 7% dichiara di non usarlo e
poco più di un terzo usa il casco integrale. La maggioranza
dei guidatori (59%) ha avuto incidenti. Quasi la metà dei
ragazzi che guidano il ciclomotore ha aumentato la potenza
del motore; quasi un terzo delle famiglie riceve un
consiglio in tal senso dallo stesso venditore.
Fra i passeggeri l’uso del casco sembra un po’ meno
frequente (a questi ragazzi non è stato chiesto il tipo di
casco e la frequenza d’uso). La frequenza di incidenti, pur
notevolmente inferiore, non è trascurabile (14%).
Con riferimento a tutti i ragazzi del nostro campione (n. 1
045), circa i due terzi hanno una scarsa percezione del
rischio legato all’uso di alcolici quando si guida e quasi
un terzo sottovaluta il rischio legato all’eccesso di
velocità. La percezione del rischio legato all'alcol e alla
velocità è significativamente associata alla probabilità di
incidenti in guidatori e passeggeri: per l'alcol la
probabilità di incidenti è del 33% in chi non percepisce il
rischio versus il 25% di chi lo percepisce (OR 1,5; IC 95%
1,1-2,0). Per l'eccesso di velocità, invece, le probabilita
corrispondenti sono il 40% e il 25% (OR 2,1; IC 95%
1,5-2,8).
Inoltre, la frequenza di incidenti risulta associata con il
sesso (i maschi hanno più incidenti delle femmine OR: 2,9;
IC: 2,1-3,9) e con la scarsa attitudine, da parte dei
genitori dei ragazzi, a usare la cintura di sicurezza
durante la guida dell’automobile (OR 1,5; IC:1,0-2,3).
Le informazioni risultanti dallo studio possono essere utili
per realizzare, nella realtà genovese, interventi di
educazione sanitaria efficaci, in quanto basati sulla
conoscenza delle opinioni, delle percezioni e delle
resistenze del target. In altre parole lo studio
contribuisce a creare le condizioni per una “diagnosi di
comunità”, indispensabile prima di dare avvio all’intervento
educativo.
Le informazioni raccolte suggeriscono di progettare e
calibrare l’intervento in modo da porre l’accento sui
seguenti punti:
-
esiste un problema di “percezione del rischio” che è particolare della fascia d’età considerata e che deve essere tenuto presente nell’intervento educativo;
-
è importante concentrare l’attenzione in particolare sui maschi;
-
è importante che anche le famiglie siano coinvolte nell’intervento.
Riferimenti bibliografici
1. Pitidis A, Taggi F, Palazzo F. I costi umani dei traumi.
2. ISTAT. Statistiche degli incidenti stradali, anno 2003
3. Progetto SISI, 1989-1995, Istituto Superiore di Sanità.
4. Bennett S, Woods. T, Liyanage WM, et al. A simplified general method for cluster-sample surveys of health in developing countries. Wld hlth statist quart 1991;44.
Ringraziamenti
Si ringraziano gli operatori che hanno
partecipato alla progettazione del questionario e alla sua
somministrazione agli studenti delle scuole campionate, e in
particolare: Paola Kielland (in rappresentanza di tutti gli
operatori della Unità Operativa Attività Consultoriali) e
Annabella Muckermann (in rappresentanza dell’Associazione
dei Club degli Alcolisti in Trattamento).
Tabella
- Risultati principali dell’indagine sui giovani che usano
il ciclomotore
Il Commento
Mario Cuccia
Servizio Epidemiologia e Prevenzione, AUSL 3, Catania
L’evidenza che nel nostro Paese la mortalità e la
morbosità attribuibile agli incidenti stradali costituiscano
la principale causa di perdita, per quantità e qualità, di
potenziali anni di vita (prima dei 40), è un dato di sanità
pubblica che merita di essere indagato per descriverne
meglio i determinanti. Lo studio sviluppato è quindi un
esempio che merita attenzione. Le conoscenze derivanti da
queste indagini pongono un problema di non facile soluzione:
quali interventi di sanità pubblica porre in essere per
controllare i fattori di rischio correlati agli incidenti
stradali?
In generale possiamo sviluppare tre diverse, ma non
antitetiche, strategie di intervento: la persuasione; le
disposizioni di legge; i cambiamenti strutturali, agendo
sulla progettazione dei veicoli e sull’ambiente (strade più
sicure). Le considerazioni di molti esperti valutano proprio
quest’ultima come quella più efficace nel controllo degli
incidenti.
Le altre due strategie mirano, invece, a indurre modifiche
del comportamento:
• la persuasione: come avviene per molti comportamenti rilevanti per la salute, è molto difficile persuadere ad adottare azioni che proteggono dagli incidenti stradali. Alla base di ciò, e del fallimento di molti interventi di educazione alla salute, vi è la diversità fra rischio individuale e di popolazione. Mentre in sanità pubblica le scelte sono guidate dal rischio attribuibile alla popolazione, le scelte individuali sono determinate dal rischio assoluto e da quello relativo. Il problema di molti modelli di comportamento dannosi per la salute è che il rischio relativo - cioè il rapporto fra la probabilità di incidente delle persone che assumono comportamenti a rischio e quella di chi non li assume - è piuttosto basso. E anche quando il rischio relativo è alto, il rischio assoluto è spesso così basso - o comunque percepito come tale - che la persona non sente l’utilità di cambiare;
•
le disposizioni di legge: esse possono essere efficaci nella
misura in cui riescono a legare incentivi a un determinato
comportamento. è questo il caso del successo della patente
“a punti”.
Sulla base di queste considerazioni si ritiene che i
risultati di questa indagine possano trovare un utilizzo e
uno sviluppo nell’integrazione con le nuove funzioni
intestate alle scuole superiori per il rilascio del
“patentino” di guida per i ciclomotori.
Stefania Salmaso: il nuovo Direttore del Centro Nazionale di
Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute
Da poco più di un mese, il Centro Nazionale di Epidemiologia
dell’Istituto Superiore di Sanità ha un nuovo Direttore:
Stefania Salmaso. Come lei stessa ha dichiarato, il futuro
programma di lavoro del Centro sarà quello di “Condurre
ricerca sanitaria e di mettere i risultati a disposizione di
chi è destinato a prendere le decisioni… Il panorama della
sanità pubblica si sta modificando e arricchendo di esigenze
e di interlocutori, in Italia come in Europa. è importante
partecipare e contribuire a questo processo“.
Con i migliori auguri a Stefania Salmaso per il difficile
compito che dovrà svolgere, il Comitato editoriale del BEN
invia anche a tutti i suoi lettori i migliori auguri per il
Nuovo anno, ricco di nuovi programmi e attività.