Il fumo di sigaretta e i comportamenti legati all’alcol fra gli adolescenti delle scuole superiori di Caltanissetta, 2003
Anna
Colucci1, Silvia Colitti2, Alberto Perra2, Nancy Binkin2,
Antonino Bella2 e Danilo Greco3 per il Gruppo Epidemiologia
in Azione 2003*
1Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate, ISS
2Centro
Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della
Salute, ISS
3Centro per
la Formazione Permanente e l'Aggiornamento del Personale del
Servizio Sanitario (CEFPAS), Caltanissetta
Una vasta
gamma di comportamenti che implicano un rischio per la
salute contribuiscono a provocare problemi sociali, disabilità e decessi in età adolescenziale. Questi
comportamenti, spesso acquisiti durante la prima
adolescenza, includono il fumo di sigaretta, l’alcol, la
mancanza dell’uso del casco e l’abuso di sostanze
stupefacenti. Tutte queste condizioni hanno effetti
negativi, immediati e non, sulla qualità della vita dei
ragazzi o su quella degli adulti che diventeranno.
La scuola è
il luogo privilegiato dove incontrare i giovani per
individuare i loro bisogni, valutare eventuali comportamenti
a rischio e sulla base delle conoscenze acquisite, precisare
interventi d’educazione alla salute e di prevenzione.
A tal scopo
l’ASL 2 di Caltanissetta, l’Istituto Superiore di Sanità e
il Centro per la Formazione Permanente e l’Aggiornamento del
Personale del Servizio Sanitario (CEFPAS) hanno realizzato
un‘indagine fra i giovani che frequentano l’ultimo anno
delle scuole secondarie. Questa nota presenta i risultati di
due dei comportamenti sanitari studiati: il fumo di
sigaretta e l’assunzione di alcol.
Lo studio si
è svolto nel mese di maggio 2003 e ha coinvolto gli studenti
dell’ultima classe delle scuole medie superiori di
Caltanissetta. Utilizzando il metodo di campionamento a
cluster dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (1), sono
state selezionate 15 classi appartenenti a 10 scuole
differenti, in maniera tale da ottenere risultati
rappresentativi della totalità degli studenti. La
partecipazione degli studenti allo studio è stata elevata:
251 pari all’89% del totale (281) degli studenti
frequentanti le classe campionate hanno risposto alle
domande di un questionario anonimo e autocompilato.
Il 58% del
campione è costituito da studentesse. L’età media dei
partecipanti è di 18 anni (range 17-21 anni). Il 92% vive
con entrambi i genitori, il 6% solo con la madre e il 2%
solo con il padre.
Il 78% degli
studenti intervistati ha fumato, almeno una volta nella vita
e fra questi, il 23% prima dei 13 anni di età. Il 46% ha
fumato negli ultimi 30 giorni, di cui il 49% ha fumato tutti
e trenta i giorni. Tra i fumatori, il 59% ha dichiarato di
fumare 5 sigarette o meno al giorno, il 39% da 6 a 20, e il
2% più di 20. Il 59% degli studenti, fra coloro i quali
affermano di fumare regolarmente, dichiarano di aver provato
a smettere.
Per quanto
riguarda l’uso dell’alcol, il 25% degli studenti ha bevuto,
per la prima volta, una bevanda alcolica quando aveva non
più di 13 anni. Fra i giovani che hanno dichiarato di
assumere alcol, la bevanda preferita è la birra (per l’86%
dei ragazzi e per il 59% delle ragazze). Il consumo di
superalcolici è equivalente a quello del vino e, per le
ragazze, anche superiore (29% di superalcolici contro il 25%
di vino). La motivazione principale per il bere è la
necessità di stare in compagnia (78%).
Oltre un
terzo (36%) dei ragazzi intervistati ha dichiarato di
assumere alcolici fuori pasto (il 59% delle ragazze e il 36%
dei i ragazzi). Il 47% degli studenti ha riferito di aver
fatto almeno un “binge” (5 o più unità, ciascuna delle quali
equivale a circa 12 g di alcol, di bevande alcoliche nella
stessa occasione) negli ultimi 30 giorni. In questo gruppo
circa il 60% ha fatto un “binge” due volte nell’ultimo mese
e circa il 20% più di dieci volte. Bere in modo eccessivo
(“binge”) predispone i ragazzi a problemi gravi (quali
incidenti stradali, gravidanze indesiderate, disagio e
depressione).
Per quanto
riguarda alcol e guida, il 13% ha affermato di aver
viaggiato, durante gli ultimi 30 giorni, in compagnia di un
guidatore in stato d’ebbrezza. Il 77% non è adeguatamente
informato sui tempi d’attesa necessari prima di mettersi
alla guida per non rischiare incidenti stradali.
La scuola da
un lato offre un’opportunità unica di raggiungere la grande
maggioranza dei giovani e in un’età in cui non hanno ancora
consolidato comportamenti potenzialmente dannosi per la loro
salute. D’altro canto può rappresentare, per un giovane,
l’ambiente più favorevole all’acquisizione d’informazioni,
conoscenze e abilità comportamentali che favoriscano stili
di vita più sani. In particolare, gli interventi scolastici
per il fumo di sigaretta e per l’uso di alcol, si sono
dimostrati tanto più efficaci quanto più sostenuti
dall’azione dei genitori ed estesi alla comunità. Recenti
indicazioni suggeriscono che gli interventi più efficaci a
promuovere la presa di coscienza e scelte più favorevoli
alla salute degli adolescenti non soltanto nel campo del
fumo e dell’uso dell’alcol, si devono incentrare su 3 linee
d’orientamento:
-
la messa in atto di un’etica scolastica;
- un ambiente scolastico che promuova la salute;
- la realizzazione di un lavoro con gli studenti attraverso attività di educazione alla salute curricolari (2).
In tal senso
le strategie di prevenzione dei rischi legati al fumo e
all’assunzione d’alcol passano attraverso l’informazione e
il dialogo con gli studenti, lo sviluppo delle loro
competenze affettive e sociali, la ricerca attiva di
alternative al consumo d’alcol e fumo di sigaretta, il
lavoro con l’entourage dei ragazzi (famiglia e comunità).
(*) Gruppo Epidemiologia in Azione
2003: Elisabetta Alliata, Concetta Anzalone, Valerio Aprile,
Sandro Baldissera, Antonio Barbaro, Patrizia Bellocchi, Anna
Colucci, Rosario Cunsolo, Angelo D’Argenzio, Michele
Dell’Ajra, Valerio De Grandi, Daniela Dodoli, Anna Duranti,
Lorella Faraoni, Giuseppe Greco, Franco Ingala, Luisa Loli
Piccolomini, Daniela Lombardi, Mina Lomuscio, Salvatore
Lopresti, Patrizia Miceli, Oscar Mingozzi, Calogero Pace,
Michelina Rallo, Magda Giulia Santini, Amalia Santoro,
Salvatore Scondotto e Paolo Vareschi
Il commento
Emanuele
Scafato
Centro
Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della
Salute, ISS
Nel
leggere l'articolo numerose considerazioni vengono
sollecitate sugli stretti rapporti intercorrenti tra la
missione della scuola intesa come luogo preposto
all'istruzione e la costante discontinuità (e in alcuni casi
carenza) di interventi formalizzati di educazione e
promozione della salute da integrare in quelle complessive
di educazione alla salute. I giovani trascorrono gran parte
della giornata nelle aule scolastiche ed è fuori dubbio che
possano (e debbano) in quelle ore ricevere importanti e
significativi condizionamenti a fronte di adeguati stimoli
legati alle relazioni tra coetanei ma anche con gli
insegnanti (stimoli evidentemente non solo legati
all'istruzione). I dati presentati dagli autori sono in
linea con le analisi e le elaborazioni dell'Osservatorio
Nazionale Alcol - OssFAD recentemente diffusi nel corso
dell'Alcohol Prevention Day 2004 e sollecitano la necessità di
attivazione di iniziative concrete che possano arrestare il
dilagare dei rischi alcol-correlati tra i giovani, rischi
evidentemente evitabili a fronte di un incremento della
capacità critica dei giovani nei confronti delle pressioni
al bere di cui sono oggetto da parte della società, della
famiglia, dei pari, dei media, della pubblicità. è probabile
che più che di etica scolastica ci sia la necessità
dell'impianto radicale di un'azione costante e crescente di
promozione della salute che non può essere considerata
residuale rispetto ad altri fattori di rischio; l'alcol è in
termini di invalidità, morbilità e mortalità di gran lunga
più pericoloso di fumo, droghe o abitudini sessuali "non
sicure" ma godendo di un'ampia accettabilità sociale è
tuttora sottovalutato in termini di rischio dalla famiglia e
dalla scuola.
Bere è
una reponsabilità e gli effetti negativi del bere possono
essere registrati, per assurdo, spesso a carico di chi
sceglie liberamente di non bere o di bere moderatamente: è
la triste differenza che separa, ad esempio, i morti
alcol-correlati o gli invalidi "attivi" da quelli "passivi".
L'ambiente scolastico, ove aperto al dialogo e
opportunemente sensibilizzato a cogliere, attraverso gli
insegnanti, i segnali evidenti di un disagio manifestato dal
giovane, potrebbe agevolare la canalizzazione di problemi
socio-relazionali verso adeguate forme di counselling che
possano coinvolgere la famiglia che resta, comunque, il
luogo primario in cui la salute e la capacità di reazione ai
fattori di rischio dell'individuo si formano sin dalla più
tenera età, in una dinamica costante e continua
genitori-figli. Affettività familiare e socialità scolastica
possono fare la differenza; famiglie e insegnanti devono
avere la consapevolezza che gran parte degli esiti di salute
legati ai comportamenti a rischio è una responsabilità da
condividere nel rispetto e nella tutela del diritto dei
giovani a crescere in una società che riconosca nella
promozione della salute dei giovani il più importante
investimento sociale in cui si possa contare per un futuro
più sano per tutti.
Riferimenti bibliografici
1. World Health Organization. Immunization coverage cluster survey. Part A. The Manual Revision 7. WHO: Geneva; 2004.
2. Centre for Adolescent Health. Evidence based health promotion: resources for planning, n. 2. Adolescent health, May 2000.