Appropriatezza di uso delle statine nelle persone a elevato rischio cardiovascolare
Luigi Palmieri1,
Michela Trojani1, Diego Vanuzzo2, Salvatore
Panico3 e Simona Giampaoli1
1Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza
e Promozione della Salute, ISS
2Centro per la Lotta contro le Malattie
Cardiovascolari, ASS4 Medio Friuli, Agenzia Regionale della
Sanità del Friuli-Venezia Giulia, Udine
3Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale,
Università degli Studi “Federico II”, Napoli
In base alla nota 13 della Commissione Unica del Farmaco
(CUF), la rimborsabilità dei farmaci ipocolesterolemizzanti
è prevista nelle seguenti condizioni:
-
pazienti che hanno avuto un infarto del miocardio (prevenzione secondaria);
-
persone che hanno LDL (low density lipoproteins) ≥ 160 mg/dl e ipercolesterolemia familiare;
-
persone che rientrano nel 20% di rischio a 10 anni eleggibili di terapia ipocolesterolemizzante.
Per valutare quest’ultimo gruppo è indicato l’utilizzo della
carta del rischio (1).
Obiettivo di questo lavoro, che segue quello già pubblicato
nel BEN precedente (2), è quello di valutare l’appropriatezza
della terapia farmacologica ipocolesterolemizzante in un
campione di popolazione generale, l’Osservatorio
Epidemiologico Cardiovascolare (OEC), costituito da 4 900
uomini e 4 800 donne di età 35-74 anni, ed esaminati tra il
1998 e il 2002 (3).
La
Tabella riporta separatamente per i due
sessi e per diverse fasce di età il numero dei soggetti
esaminati (A), il numero di pazienti che avevano avuto
l’infarto del miocardio (B), e di questi la percentuale di
coloro che erano in trattamento continuativo con statine
(C), la proporzione delle persone, esenti da infarto, ma che
presentavano LDL ≥ 160 mg/dl e familiarità per
ipercolesterolemia (D) e di queste la percentuale di quelle
sotto trattamento ipocolesterolemizzante (E); infine, per le
classi di età corrispondenti alla carta del rischio
cardiovascolare (CVD), dopo aver escluso anche i pazienti
che avevano avuto un precedente accidente cerebrovascolare
(45 uomini e 28 donne) sono state applicate le carte e
valutata la numerosità delle persone a rischio ≥ 20% ed
eleggibili di terapia ipocolesterolemizzante (F) e la
percentuale di coloro che hanno dichiarato di fare terapia
continuativa (G). Non potendo calcolare esattamente il 20%
superiore e coloro che si trovavano già in terapia
farmacologica, abbiamo considerato tutti coloro che
seguivano una terapia farmacologica ipocolesterolemizzante e
antipertensiva come appartenenti alla classe più alta dei
rispettivi fattori di rischio.
Altri dati sull’utilizzo adeguato della terapia
ipocolesterolemizzante nella popolazione generale non sono
disponibili; è difficile valutare pertanto quanto del
consumo attuale sia dovuto a prevenzione secondaria, quanto
alla primaria e di questa quale quota sia dovuta al calcolo
del rischio individuale oppure alla presenza di dislipidemia.
A una prima impressione, sembrerebbe che il trattamento
venga realizzato solo parzialmente in prevenzione secondaria
(23,9% dei casi negli uomini, con un gradiente crescente con
l’aumentare dell’età e con una rapida caduta dopo i 70
anni), e nella familiarità (8,6%), dove sarebbe indicato e
consigliato in modo continuativo. Per quanto riguarda il
terzo gruppo di persone, quelle che rientrano nel 20% di
rischio a 10 anni, su cui sarebbe indicata l’applicazione
della carta per la definizione di alto rischio, la loro
applicazione risulta a tutt’oggi ancora inferiore a quanto
suggerito nelle note della CUF, in particolare negli uomini,
che hanno un rischio più elevato di andare incontro a
malattia cardiovascolare in età giovanile (4).
L’appropriato utilizzo delle statine sulla popolazione
generale appare un obiettivo ancora lontano da raggiungere,
guardando i dati, sia pur indiretti, che sono disponibili.
è pertanto fondamentale che medici di medicina generale e
cardiologi utilizzino il contesto regolatorio alla luce
delle evidenze scientifiche che documentano l'efficacia del
trattamento continuativo con statine nei: soggetti con
patologie cardiovascolari, con dislipidemie familiari e
infine nelle persone ad alto rischio cardiovascolare
assoluto valutate attraverso la carta del rischio.
Riferimenti bibliografici
1. Le nuove note CUF: Nota 13. Ministero della
Sanità Dipartimento per la valutazione dei medicinali e la
farmacovigilanza. 2000;5-6: 7-9.
2. Palmieri L, Trjani M, Traversa G, et al. Identificazione
degli individui a elevato rischio cardiovascolare.
Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità - Inserto BEN
2004; 17(2): i-iii.
3. Giampaoli S, Vanuzzo D. Atlante italiano delle malattie
cardiovascolari. Italian Heart Journal 2003,4(4 suppl.):
1-121.
4. Prevention of coronary heart disease in clinical
practice. Recommendations of the second joint task force of
European and other societies on coronary prevention. Eur
Heart J 1998;19:1434-503.