La promozione dell’attività fisica nell’anziano: le opinioni dei medici di famiglia nella provincia di Trento
Silvano Piffer1, Pirous 
					Fateh-Moghadam1, Enrico Nava2, Anna 
					Maria Moretti2, Paola Ciddio3 e 
					Federico Schena3 per il Gruppo di lavoro 
					aziendale per la promozione dell’attività fisica in 
					provincia di Trento*
					
					1Osservatorio Epidemiologico, Azienda Provinciale 
					per i Servizi Sanitari, Trento
					2Servizio Educazione alla Salute, Azienda 
					Provinciale per i Servizi Sanitari, Trento
					3Centro Interuniversitario di Ricerca in 
					Bioingegneria e Scienze Motorie (CEBISM)
					
					
					La qualità della vita degli anziani risulta influenzata 
					oltre che dalla disponibilità di un adeguato sostegno 
					familiare, sociale e finanziario anche dalla conduzione di 
					uno stile di vita sano, nell’ambito del quale l’abitudine a 
					praticare attività fisica gioca un ruolo importante.
					Il rischio di andare incontro a patologie di tipo 
					cardiovascolare, ictus ischemico, diabete tipo II, cancro 
					del colon, osteoporosi, depressione e ansia, traumi da 
					caduta è notevolmente ridotto nelle persone fisicamente 
					attive (1). La promozione dell’attività fisica è dunque 
					considerata una delle azioni di sanità pubblica di provata 
					efficacia (1, 2).
					I medici di medicina generale (MMG) possono giocare un 
					ruolo importante per incoraggiare i loro pazienti a 
					svolgere attività fisica. Obiettivo dello studio era quello 
					di rilevare le opinioni il grado di informazione e 
					aggiornamento degli MMG nella Provincia Autonoma di Trento 
					in merito all’attività fisica, al fine di impostare adeguate 
					campagne informative e interventi specifici.
					Nella primavera del 2004 è stato realizzato uno studio 
					trasversale tramite somministrazione telefonica di un 
					questionario standardizzato all’intera popolazione di MMG 
					attivi in provincia di Trento (n. 387). Le aree 
					indagate dal questionario riguardavano le patologie 
					prevenibili da attività fisica, le eventuali 
					controindicazioni, l’utilità percepita del certificato di 
					idoneità, il ruolo del medico di famiglia nella promozione 
					dell’attività fisica, la conoscenza sui corsi rivolti ad 
					anziani nel proprio territorio e le modalità più efficaci di 
					promozione dell’attività fisica.
					L’analisi dei dati è stata effettuata con Epi-info 3.3.
					Dei 387 MMG attivi nella Provincia Autonoma di Trento (primo 
					semestre 2004), 306, pari al 79%, hanno preso parte 
					all’indagine (Figura).
					Definendo un buon livello di preparazione il fatto di aver 
					scelto da un elenco di 12 patologie almeno la cardiopatia, 
					l’osteoporosi, l’obesità e il diabete di tipo II quali 
					patologie prevenibili da attività fisica, la percentuale dei 
					“preparati” risulta del 76%. Tuttavia, va segnalato come il 
					10% degli intervistati non menzioni il diabete tra le 
					patologie prevenibili tramite una regolare attività fisica, 
					il 12% l’osteoporosi, il 16% l’ipertensione, il 39% la 
					depressione e il 70% il tumore al colon. Inoltre, il 45% dei 
					medici non saprebbe dare indicazioni concrete ai propri 
					assistiti su dove rivolgersi per praticare attività motoria 
					organizzata. Occorre sottolineare che questa incapacità è 
					associata con il grado di offerta territoriale di attività 
					fisica aperta agli anziani; nei comprensori a più alta 
					offerta di corsi la capacità degli MMG di fornire 
					indicazioni su dove praticare attività fisica è risultata 
					maggiore.
					Il 71,6% del campione degli MMG (219) ritiene che non 
					esistano controindicazioni allo svolgimento di una moderata 
					attività fisica. Ciononostante una percentuale analoga (70%) 
					è convinta della necessità di un certificato di idoneità 
					fisica, prima di iniziare un’attività motoria strutturata. 
					Oltre la metà dei medici intervistati (56%) ritiene che la 
					propria funzione nell’ambito dello svolgimento di una 
					corretta attività motoria consista nel dare consigli di 
					natura generale. Il restante 44% considera come proprio 
					compito la prescrizione specifica di attività motoria. Gli 
					interventi di promozione dell’attività fisica ritenuti più 
					efficaci dagli MMG intervistati sono risultati le campagne 
					di informazione sui benefici dell’attività fisica (59%) e il 
					miglioramento dell’accessibilità ai corsi (53%, ad esempio, 
					orari, trasporti e costi dell’iscrizione).
					Dall’indagine risulta una buona consapevolezza degli MMG 
					circa l’importanza dell’attività fisica nella prevenzione di 
					molte delle patologie più importanti degli anziani.
					Tuttavia occorre:
- 
						aumentare la consapevolezza dei benefici che possono essere ottenuti attraverso l’attività motoria; 
- 
					incrementare le conoscenze sull’offerta esistente nel territorio di propria competenza, con particolare riferimento a quelle iniziative specificatamente rivolte alla popolazione anziana; 
- 
					favorire lo sviluppo di un sistema di promozione dell’attività fisica che veda nel medico di base una figura importante. 
In questo senso, una maggiore partecipazione attiva degli MMG nella promozione dell’attività fisica unita a un incremento dell’offerta e della visibilità dell’offerta stessa può rappresentare uno degli elementi alla base per un’efficace strategia di promozione dell’attività fisica tra la popolazione anziana.
					Al fine di concretizzare le azioni appena descritte, 
					l’azienda sanitaria di Trento ha promosso con il supporto 
					della Provincia e del Centro Interuniversitario di Ricerca 
					in Bioingegneria e Scienze Motorie un percorso di formazione 
					per gli MMG finalizzato sia a incrementare le conoscenze sui 
					benefici primari e secondari dell’attività fisica nell’età 
					adulta e anziana sia a incrementare le competenze di 
					indirizzo degli assistiti a tipologie e spazi mirati per 
					l’attività fisica. Parallelamente, ha preso inizio la 
					pianificazione di una campagna informativa che con medesime 
					finalità si rivolge sia a operatori sanitari sia alla 
					popolazione generale.
					
					
					(*) Lidia Gentilini, Zanin Alessandra, UO Igiene Pubblica; 
					Caterina Bonotto, UO Assistenza territoriale, Distretto 
					Giudicarie e Rendena; Andalò Beatrice, UISP, Unione Italiana 
					Sport per Tutti, sezione di Trento; Grazia Zotta, Servizio 
					Politiche Sociali, Provincia autonoma di Trento; Laura 
					Antonacci, Università della Terza Età e Tempo Disponibile, 
					Trento; Paola Gottardi, Associazione Diritti Anziani, 
					Trento; Giovanni Depretis, UO Assistenza territoriale, 
					Distretto Trento; Antonio Scalise, UO Assistenza 
					territoriale, Distretto Alto Garda e Ledro; Adriano 
					Passerini, Servizio Rapporti con il Pubblico
					
					
					Riferimenti bibliografici
					1. 
					Task Force on Community Preventive 
					Services. Recommendations to increase physical activity in 
					communities. Am J Prev Med 2002;22(4S).
					2.  US. 
					Preventive Services Task Force. Guide to Clinical Preventive 
					Services, 2nd Edition. Washington, DC: US Department of 
					Health and Human Services, Office of Disease Prevention and 
					Health Promotion, 1996.
					Disponibile all’indirizzo:
					
					http://cpmcnet.columbia.edu/texts/gcps/
					
					
					Il commento
					Nicoletta Bertozzi
					Dipartimento di Sanità Pubblica, AUSL, Cesena
					
					La pratica di un’attività fisica moderata e regolare è 
					ormai considerata uno stile di vita protettivo nei confronti 
					delle principali e più diffuse malattie croniche. Il Medico 
					di Medicina Generale (MMG), rappresentando un 
					importante punto di riferimento per la popolazione, in 
					particolare quella anziana, è in una situazione privilegiata 
					per identificare le persone sedentarie e promuovere 
					l’attività fisica. Negli Usa e in Europa (e negli ultimi 
					anni anche in Italia) sono stati elaborati diversi 
					programmi di counselling strutturato nelle cure primarie, 
					con lo scopo di aumentare i livelli di attività fisica e 
					aiutare il paziente a progredire nell’adozione o nel 
					mantenimento di uno stile di vita più attivo. L’interessante 
					studio condotto a Trento pone in rilievo due principali aree 
					di intervento e di miglioramento per gli operatori di sanità 
					pubblica: da una parte la necessità di favorire la crescita 
					della consapevolezza negli MMG, non tanto dei benefici di 
					salute ottenibili con l’attività fisica (aspetto per il 
					quale il livello di preparazione appare buono), quanto 
					dell’importanza strategica del loro ruolo nello stimolare e 
					sostenere il cambiamento degli stili di vita dei propri 
					assistiti; dall’altra l’importanza di accrescere anche la 
					conoscenza delle offerte di attività fisica presenti nel 
					territorio per meglio indirizzare alle stesse i propri 
					assistiti. Il cambiamento di uno stile di vita è infatti un 
					processo complesso: non basta, favorirne l’attuazione 
					fornendo informazioni su ciò che può essere più salutare, si 
					deve soprattutto mantenerlo nel tempo, e per questo è 
					necessario un contesto sociale positivo. La disponibilità di 
					occasioni per praticare l’attività fisica e l’accessibilità 
					a strutture adeguate facilitano e sostengono il mantenimento 
					di uno stile di vita attivo. Per l’anziano assume 
					particolare importanza anche la possibilità di praticare 
					movimento in compagnia di altre persone: questo elemento 
					rinforzante accresce i benefici migliorando anche il tono 
					dell’umore e la qualità di vita percepita. Un’efficace 
					promozione dell’attività fisica può pertanto essere condotta 
					solo attraverso la creazione di un supporto ambientale e 
					sociale facilitante, che si realizza attraverso interventi 
					multidisciplinari con il coinvolgimento di vari attori 
					sociali attivi sul territorio (amministrazioni pubbliche, 
					aziende sanitarie, associazioni sportive, volontariato, 
					mondo produttivo, ecc.). Nella costruzione di questa 
					alleanza per la salute gli operatori di sanità pubblica 
					possono e devono giocare un ruolo importante di stimolo e 
					coordinamento nella realizzazione di un contesto sociale 
					favorevole alla promozione dell’attività fisica.

 Bollettino epidemiologico nazionale
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