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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Intossicazioni da farmaci in Italia: La casistica presa in esame dal centro antiveleni di Milano nel 2004

Franca Davanzo1, Laura Settimi2, Sergio Manfrè1, Maurizio Bissoli1, Marcello Ferruzzi1, Fabrizio Maria Sesana1, Rossana Borghini1, Angelo Travaglia1, Valeria Dimasi1, Tania Giarratana1 e Giuseppe Vighi1

1Centro Antiveleni, Ospedale Niguarda Ca’ Granda, Milano
2Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, ISS
3Gruppo di Farmacovigilanza, Ospedale Niguarda Ca’ Granda, Milano


I centri antiveleni (CAV) attivi in Italia ricevono ogni anno circa 67.000 richieste di consulenza per presunte intossicazioni (1). Le principali categorie di agenti associati a questi incidenti comprendono: i farmaci (circa il 34% dei casi), i prodotti domestici (circa il 23% dei casi), prodotti industriali, antiparassitari, alimenti/vegetali (circa il 5% dei casi per ciascuna categoria), cosmetici e prodotti per l’igiene personale (circa il 4% dei casi) (1, 2). Le esposizioni risultano verificarsi per circa l’87% dei casi in ambiente domestico; una parte rilevante dei soggetti intossicati sono bambini di età inferiore a 5 anni, che rappresentano circa il 44% dell’intera casistica (1-3).

La rilevazione con procedure standard e la disamina sistematica dei casi di intossicazione riferiti ai CAV può fornire un’importante base di dati per la precoce individuazione di agenti o condizioni di esposizione particolarmente pericolosi, indirizzare interventi per la prevenzione e la formazione, guidare la ricerca clinica e in altri settori, costituire un supporto per interventi di tipo normativo. Inoltre, può fornire indicazioni per la riformulazione, il confezionamento o la revoca di prodotti commerciali sia di tipo farmaceutico che non farmaceutico e contribuire alla tempestiva rilevazione di atti terroristici di tipo chimico e biologico (4, 5).

Considerando la rilevanza sanitaria che i dati sulle intossicazioni possono avere, è stato recentemente avviato presso il Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità un piano di lavoro per la definizione di un sistema nazionale di sorveglianza delle esposizioni tossiche e delle sindromi a esse associate, basato sul contributo dei CAV. Contestualmente, è stato anche avviato un rapporto di stretta collaborazione con il CAV di Milano, centro di riferimento nazionale a cui perviene circa il 60% dell’insieme delle richieste di consulenza tossicologica inoltrate ai CAV (1) e presso cui è attivo un sistema informatizzato di rilevazione dei casi (6). Tale collaborazione è finalizzata a una valutazione preliminare delle principali caratteristiche della casistica associata alle diverse categorie di esposizione.

Nel presente contributo viene presentata una prima analisi dei casi di intossicazione da farmaci presi in esame dal CAV di Milano nel 2004.

Nel corso del periodo in esame Il CAV di Milano ha preso in esame 19.539 richieste di consulenza riferite a esposizione a prodotti farmaceutici, pari a circa il 37% del totale dei 52.295 interventi effettuati. Per il 63% dei casi considerati, la richiesta di assistenza è stata effettuata da servizi ospedalieri, per il 32% da referenti extraospedalieri o da privati cittadini, e per il restante 5% il richiedente non è risultato noto. Dalla regione Lombardia è pervenuto circa il 35% della casistica considerata (6.846). Le altre regioni che più frequentemente hanno consultato il CAV di Milano in riferimento a intossicazioni da farmaci sono state la Sicilia (1.500), l’Emilia-Romagna (1.470), la Campania (1.084), la Toscana (1.067), la Puglia (987) e il Piemonte (910). Per quanto riguarda le modalità di esposizione, il 49% dei casi è risultato di tipo accidentale, il 33% di tipo intenzionale, e il 17% non noto. Tra i pazienti con esposizione di tipo accidentale, il 69% è risultato costituito da bambini con età inferiore a 5 anni e le intossicazioni messe in relazione a errori terapeutici sono risultate pari al 14%. Le categorie di farmaci più frequentemente associate ai casi di intossicazione involontaria sono state: analgesici/anti-infiammatori (13%); sedativi/ipnotici/antipsicotici/antidepressivi (10%); anti-istaminici (8%); ormoni (7%); antibiotici (6%); prodotti per la profilassi della carie dentaria (fluoro) (3%); antisettici (3%). I disinfettanti, classificati come prodotti parafarmaceutici, sono stati associati al 6% dei casi di intossicazione accidentale.

Le osservazioni sino a ora effettuate risultano confrontabili con quanto osservato nell’ambito del sistema di sorveglianza attivo negli Stati Uniti con il contributo di 64 CAV (Toxic Exposure Surveillance System - TESS) (4) e incoraggiano ulteriori approfondimenti dello studio sui dati italiani disponibili per acquisire indicazioni più dettagliate sulle diverse dinamiche di esposizione e sugli agenti che più frequentemente risultano causa di intossicazione nelle diverse fasce di età. L’insieme dei risultati ottenuti potrà essere proposto come una prima base conoscitiva per indirizzare campagne di informazione e prevenzione rivolte al pubblico e al personale sanitario.


Riferimenti bibliografici

1.  Ministero della Sanità. Compendio delle relazioni armonizzate dei centri antiveleni italiani per l’anno 1998; 2000.
2.  Davanzo F, Faraoni L, Sesana FM et al. Intossicazioni acute tra le donne e i bambini. Anni 1997-1999. In: A. Leonardi, G. Scaravelli (Ed.). Salute della donna e del concepito: prevenzione dei rischi ambientali e occupazionali. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2004. (Rapporti ISTISAN 04/20). p. 22-6.
3.  Settimi L, Davanzo F, Faraoni L. Intossicazioni acute nei bambini. In: Figà-Talamanca, 2004, A. Mantovani (Ed.). Ambiente e infanzia in Italia. Roma: Verduci Editore; 2004.
4.  Watson AW, Litovitz TL, Klein-Schuartz W et al. 2003 Annual Report of the American Association of Poison Control Centres Toxic Exposure Surveillance System. Am J Emerg Med 2004; 22(5):335-421.
5.  Krenzelok EP, Allswede M, Mrvos R. The poison centre role in biological and chemical terrorism. Vet Hum Toxicol 20000;42(6):237-300.
6.  Davanzo F, Travaglia A, Chiericozzi M et al. Intossicazioni da prodotti antiparassitari rilevate dal Centro Antiveleni di Milano (1995-1998). Ann Ist Super Sanità 2001;37(2):127-34.


IL COMMENTO

Luisa Sodano
Direzione Generale Prevenzione, Ministero della Salute, Roma

I CAV rivestono un ruolo importante nel fornire agli operatori sanitari e al pubblico informazioni sull’identificazione e il trattamento di vari tipi di intossicazione. Oltre a rappresentare un importante servizio in ambito pubblico, essi sono una fonte informativa di eventi acuti accidentali e intenzionali di varia natura tale da far ritenere questi centri uno dei cardini della sorveglianza sindromica (SOS) (1). Questa, secondo la definizione dei Centers for Disease Control and Prevention americani (1) è “un approccio investigativo in cui lo staff dei dipartimenti di sanità pubblica, assistito dall’acquisizione di dati automatizzati e dalla generazione di “alert” statistici, monitora gli indicatori di malattia in tempo reale o quasi per rilevare epidemie prima di quanto sarebbe possibile con i metodi tradizionali di sanità pubblica”; a tal fine, si ricorre a dati prediagnostici, tra cui le richieste di consulenza ai CAV. Pertanto, nel progetto sulla SOS messo a punto dal Centro per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie del Ministero uno degli obiettivi specifici è implementare una rete dei CAV attivi in Italia per la sorveglianza delle esposizioni ad agenti tossici e delle sindromi ad essi associate. Per far ciò è necessario procedere all’omogeneizzazione delle informazioni da raccogliere e dei relativi strumenti di rilevazione e alla predisposizione di un unico sistema informatico di supporto. L’obiettivo ultimo è usare il grande potenziale informativo di questi centri per meglio indirizzare la prevenzione di eventi rilevanti per frequenza e gravità, quali le intossicazioni acute.

Riferimenti bibliografici

1.  Henning KJ. What is Syndromic Surveillance? In: Syndromic Surveillance: Reports from a National Conference, 2003. MMWR 2004;53(Suppl):7-11.