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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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La vaccinazione antirosolia in Italia: i risultati dello studio Passi

Tolinda Gallo1,2, Marta Ciofi degli Atti3, Nicoletta Bertozzi1,4, Carla Bietta1,5, Nancy Binkin1,Giovanna De Giacomi1,6, Pirous Fateh-Moghadam1,7, Alberto Perra1,Paola Scardetta1, Francesco Sconza1,9, Massimo O. Trinito1,8

1Programma di Formazione in Epidemiologia Applicata, Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, ISS, Roma

2Dipartimento Prevenzione ASS4 “Medio Friuli”, Udine

3Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, ISS, Roma

4Dipartimento di Sanità pubblica AUSL, Cesena

5U.O. Epidemiologia, Dipartimento Prevenzione AUSL 2 Umbria, Perugia 6Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali, Roma

7Servizio Osservatorio Epidemiologico, Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Trento

8U .O . Epidemiologia e Sistema Informativo, Dipartimento Prevenzione, AUSL Roma C

9Dipartimento Prevenzione ASL 4, Cosenza

 

La rosolia è una malattia benigna in età infantile, ma se viene contratta da una donna in gravidanza può essere causa di aborto spontaneo, natimortalità o gravi malformazioni fetali (sindrome della rosolia congenita).

L’obiettivo principale dei programmi vaccinali contro la rosolia è pertanto la prevenzione dell’infezione nelle donne gravide e, di conseguenza, della rosolia congenita. La strategia che si è mostrata più efficace a livello internazionale per raggiungere questo obiettivo consiste nel vaccinare tutti i bambini nel secondo anno di età e le donne in età fertile ancora suscettibili. Si stima infatti che per eliminare la rosolia congenita, la percentuale di donne in età fertile immuni alla malattia debba essere superiore al 95%. Per identificare le donne suscettibili è possibile dosare le IgG specifiche contro la rosolia (rubeotest); questo test in Italia è gratuito per le donne, sia come esame preconcezionale che durante la gravidanza.

Per ottenere informazioni relative all’effettuazione da parte della popolazione femminile tra i 18-45 anni del rubeotest e della vaccinazione contro la rosolia, una serie di domande sono state incluse nello studio PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia).

Tale studio è stato realizzato mediante interviste telefoniche a un campione di cittadini di età compresa tra i 18 e i 69 anni, estratto con metodo casuale semplice dalle anagrafi sanitarie di 123 ASL appartenenti a tutte le regioni italiane. Le interviste sono state effettuate nel periodo tra aprile e luglio 2005. L’analisi è stata condotta sui dati ottenuti dalle 4.172 donne nella fascia d’età 18-45 anni (aggiornamento del 15 febbraio 2006).

Il 31% (IC 95% 29-32%) delle donne intervistate ha riferito di essere stata vaccinata per la rosolia. La percentuale di donne vaccinate decresce con l’età (passando dal 40% tra 18-24 anni al 24% tra 35-45 anni) ed aumenta con il livello di istruzione (Tabella 1). Tra le donne non vaccinate il 41% riferisce di aver eseguito il rubeotest, il 47% riporta di non avere mai eseguito tale esame ed il rimanente 12% non lo ricorda. La percentuale di donne che riferisce di avere eseguito il rubeotest aumenta con l’età (11% tra 18 e 24 anni, 37% tra 25 e 34, e 52% tra 35 e 45 anni).

 

Lo stato immunitario stimato in base alle vaccinazioni e rubeotest riferiti dalle donne intervistate è mostrato in Tabella 2. È possibile stimare come immuni alla rosolia circa il 53% delle donne di 18-45 anni, il 31% delle quali perché vaccinate ed il restante 22% perché IgG positive. La percentuale di donne stimate immuni è bassa anche tra le più giovani (< 35 anni), dove solo il 37% riferiva di essere stata vaccinata ed il 14% di essere risultata immune al rubeotest.

 

Al contrario, il 4% del campione riferisce di essere suscettibile perché non vaccinato e con un rubeotest negativo. Nel rimanente 43%, invece, lo stato immunitario delle donne non è conosciuto.

In conclusione, i risultati rivelano che nelle 123 ASL che hanno partecipato allo Studio PASSI, appena il 53% delle donne in età fertile sa di essere immune alla rosolia. Questo dato è basato unicamente su quanto riferito dal campione di donne intervistate; ulteriori informazioni circa la percentuale di donne in età fertile suscettibili alla rosolia, la loro distribuzione per età ed area geografica potranno essere desunte da studi di sieroepidemiologia. È tuttavia improbabile che la percentuale di immuni sia superiore al 95%, come richiesto per l’eliminazione. La presenza di donne in età fertile suscettibili è documentata anche dai casi segnalati in Italia di rosolia in gestanti che non erano mai state vaccinate né avevano eseguito il rubeotest (1,2). Inoltre, è fonte di preoccupazione l’elevata percentuale di donne intervistate nello studio PASSI che non conoscono il loro stato immunitario verso la rosolia. Appare quindi necessario pianificare un programma d’intervento finalizzato al recupero delle donne suscettibili o con stato immunitario non noto, prevedendo il coinvolgimento e la collaborazione di varie figure professionali (medici di famiglia, ginecologi e ostetriche), per ridurre la percentuale di donne in età fertile suscettibili sotto la soglia del 5%, indispensabile per l’eliminazione della rosolia congenita, come previsto dal Piano nazionale (3).

 

Riferimenti Bibliografici

1.  Revello MG, Gorini G, Zavattoni M et al. Congenital rubella infection following rubella outbreak in northern Italy, 2002: need for an effective vaccination programme. European Journal of Clinical Microbiology and Infectious Diseases. 2004; 23(10):780-3.

2.  Ciofi degli Atti M, Filia A, Verteramo R, et al. First cases of rubella infection during pregnancy detected by new reporting system in Italy. Eurosurveillance weekly 2006; 11 (3).

3.  Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, Regioni e le pro-vince autonome di Trento e Bolzano. Accordo sul Piano Nazionale di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita. Gazzetta Ufficiale n. 297 del 23 dicembre 2003 - Suppl. Ordinario n.195.