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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro


Livelli di attività fisica e counselling dei medici nella popolazione delle Asl partecipanti allo studio Passi

Pirous Fateh-Moghadam1,6, Nicoletta Bertozzi1,3, Carla Bietta1,4, Nancy Binkin1, Giovanna De Giacomi1,5, Tolinda Gallo1,7, Alberto Perra1, Paola Scardetta1, Francesco Sconza1,8 e Massimo O. Trinito1,2

1Programma di Formazione in Epidemiologia Applicata, Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, ISS

2Unità Operativa, Epidemiologia e Sistema Informativo, Dipartimento Prevenzione AUSL Roma C, Roma

3Dipartimento di Sanità pubblica AUSL, Cesena

4Unità Operativa Epidemiologia, Dipartimento Prevenzione AUSL 2 Umbria, Perugia

5Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali, Roma

6Servizio Osservatorio Epidemiologico, Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Trento

7Dipartimento Prevenzione ASS4 “Medio Friuli”, Udine

8Dipartimento Prevenzione ASL 4, Cosenza

 

L’attività fisica regolare è associata ad una aspettativa di vita più sana e più lunga: si stima infatti che riduca di circa il 10% la mortalità per tutte le cause. Le persone fisicamente attive hanno inoltre un rischio ridotto di ammalarsi e morire per malattie cardiovascolari, ictus ischemico, ipertensione, cancro del colon, obesità, diabete del II tipo, osteoporosi, traumi da caduta ed alcuni disturbi mentali (depressione ed ansia). La promozione dell’attività fisica è considerata una delle azioni di sanità pubblica di provata effica-cia ed i medici di medicina generale (MMG) possono giocare un ruolo importante per incoraggiare i loro pazienti a svolgere attività fisica (1-3).

Avere informazioni aggiornate sia sul livello di attività fisica praticata nella comunità, sulla prevalenza dei sedentari e i fattori di rischio della sedentarietà, sia su quantità e qualità del counselling degli MMG è pertanto fondamentale nell’ottica di una corretta pianificazione di programmi di prevenzione finalizzati all’aumento dell’attività fisica della popolazione.

 

Tale informazioni possono essere fornite grazie ai dati raccolti dallo Studio PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), uno Studio che ha indagato le frequenze di vari comportamenti a rischio associati con le principali cause di mortalità e morbilità e di alcuni possibili interventi effettuati per modificarli e che ha interessato 123 ASL delle varie regioni italiane (4).

 

Le interviste sono state effettuate tra aprile e luglio 2005. L’analisi è stata condotta sui dati ottenuti dalle 15.890 persone intervistate (dato aggiornato al 27 giugno 2006).

 

È stato considerato “aderente alle raccomandazioni” chi pratica almeno 30 min di attività moderata per almeno 5 giorni la settimana oppure chi fa attività intensa per più di 20 min per almeno 3 giorni. Chi pratica settimanalmente qualche attività moderata o intensa ma non raggiunge i livelli raccomandati è stato incluso nel gruppo “qualche attività”. Chi non svolge nessuna attività fisica e non ha un lavoro intenso dal punto di vista fisico (prevalentemente cammina oppure attività ancora più pesante) viene definito “sedentario”. Il counselling è stato indagato nelle sue diverse fasi: consiglio generico, consigli più specifici (tipo di attività, frequenza e durata) e follow up del paziente. Tra le ASL partecipanti allo Studio, la prevalenza di persone sedentarie è risultata del 24%, quella di persone che svolgono attività fisica ma senza raggiungere i livelli raccomandati del 34% e coloro che aderiscono alle raccomandazioni o che hanno un lavoro che implica un alto livello di attività fisica rappresentano il 42% del campione.

 

La percentuale di sedentari è più elevata nelle donne (26%, RR=1,2, IC 95% 1,1-1,3) rispetto agli uomini (21%) e aumenta con l’aumentare dell’età. Nella classe di età da 18 a 34 anni la percentuale di sedentari è del 19%, nelle persone da 35 a 49 anni del 23% e in coloro tra 50 e 69 anni del 28%.

 

La bassa istruzione (nessuna, scuola elementare, scuola media inferiore) è associata con una più elevata percentuale di sedentari (27%, RR = 1,3, IC 95% 1,2-1,3), nonostante il fatto che lavori più intensi dal punto di vista fisico siano più diffusi tra la popolazione meno istruita (il 20% di coloro con basso livello di istruzione svolgono un lavoro attivo contro il 15% dei più istruiti; RR = 1,3, IC95% 1,2-1,4). Infatti, inserendo in un modello di regressione logistica sia li-vello di istruzione sia il tipo di lavoro, risulta un'associazione più forte del livello di istruzione con la sedentarietà (da un OR di 1,3 si passa ad un OR di 1,6, IC 95% 1,4-1,7)

La sedentarietà è inoltre associata ad una cattiva percezione della pro-pria salute. Mentre tra le persone attive la percentuale di coloro che giudica il proprio stato di salute “discreto”, “male” o “molto male” è del 33%, tale percentuale aumenta al 41% tra i sedentari (RR = 1,3 IC 95% 1,2-1,3).

 

L’adesione alle linee guida sull’attività fisica è solo di poco più frequente tra chi non fuma (29% contro il 27% dei fumatori, RR = 1,1 IC 95% 1,0-1,1), ma rappresenta un evidente fattore protettivo di fronte a sovrappeso ed obesità (RR = 0,8, IC 95% 0,7-0,8), a dimostrazione dell’associazione tra sedentarietà e l’attuale epidemia di obesità.

 

Il 38% degli intervistati afferma di aver ricevuto domande sull’attività fisica dal proprio medico, una percentuale analoga di aver ricevuto il consiglio di praticarla. Solo il 10% riferisce di aver ricevuto anche consigli più precisi sul tipo e la frequenza e a un altro 10% è stato chiesto, in occasione di visite successive, come andava l’attività consigliata. Complessivamente solo il 7% degli intervistati ha ricevuto un consiglio completo.

Il consiglio generico non varia molto con l’età (37% da 18 a 34; 40% da 35 a 54 e 38% da 55 a 69 anni) ed è più frequente nelle donne (40%) rispetto agli uomini (37%). Vengono maggiormente consigliate le persone con alto livello di istruzione (scuola media superiore e laurea) rispetto a quelli meno istrui-ti (rispettivamente il 42% contro il 35%; RR = 1,2 IC 95% 1,1-1,2) e colo-ro con eccesso ponderale rispetto ai normopeso (rispettivamente 43% e 35% RR=1,2 IC 95% 1,2-1,3).

 

L’11% del campione (1.770 persone) risulta sia in sovrappeso sia sedentario. Benché si tratti di un gruppo particolarmente indicato per il counselling, solo il 40% dichiara di ricevere consigli, una percentuale non molto diversa rispetto a chi è attivo e normopeso (37%). I diabetici ricevono consigli nel 57% dei casi, gli ipertesi nel 51% e gli ipercolesterolemici nel 50%.

 

In conclusione, quasi un quarto della popolazione in studio risulta completamente sedentaria. Fattori associati con una maggiore sedentarietà sono il sesso femminile, la bassa istruzione, una scarsa percezione del proprio stato di salute e il sovrappeso. I consigli dei medici sono generalmente indirizzati maggiormente verso le persone più a rischio, fatta eccezione per le persone con basso livello di istruzione, ulteriormente penalizzate. Tuttavia, anche nei gruppi con maggiori potenziale di beneficio, il livello di counselling rimane ancora troppo basso.

 

La trasformazione dello Studio PASSI in un sistema di sorveglianza continuo nel tempo assicurerà il monitoraggio futuro del fenomeno, colmando un vuoto informativo esistente nella maggior parte delle ASL e ponendo le basi per la valutazione di eventuali interventi di sanità pubblica rivolti all’aumento dell’attività fisica nella popolazione.

 

Riferimenti bibliografici

1. Estabrooks PA, Glasgow RE, Dzewaltowski DA. Physical activity promotion through primary care. JAMA 2003;289(22):2913-6.

2. http://www.thecommunityguide.org/pa/default.htm

3. Task Force on Community Preventive Services. Recommendations to increa-se physical activity in communities. Am J Prev Med 2002;22(4):67-72.

4. De Giacomi G, Perra A, Bertozzi N et al. La valutazione dello studio “PASSI” - Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia. Not Ist Super Sanità - Inserto BEN 2005;18(11): i-ii.