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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Anamnesi alcologica da parte dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta. Un progetto pilota in provincia di Trento, novembre 2007

Claudio Zorzi1, Pirous Fateh-Moghadam2, Letizia Chesi2 e Robeto Pancheri2 per il Gruppo di formazione*

1Servizi di Alcologia Valle di Fiemme, Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Trento

2Servizio di Educazione alla Salute e di Riferimento alle Attività Alcologiche, Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, Trento

 

Il Ministero della Salute stima che ogni anno in Italia muoiono circa 40mila persone a causa dell’alcol (1). Le persone a rischio particolare di conseguenze sfavorevoli per l’alcol sono coloro che bevono fuori pasto, coloro che sono forti consumatori (più di 3 unità alcoliche al giorno per gli uomini e più di 2 per le donne) e coloro che sono bevitori binge (consumo di almeno una volta al mese di 6 o più unità di bevanda alcolica in un’unica occasione).

 

Lo studio PASSI condotto nel 2005 (2) ha evidenziato che in Trentino oltre due terzi della popolazione tra 18 e 69 anni consuma bevande alcoliche, mentre circa un terzo ha abitudini di consumo che possono essere considerate “a rischio”. Questi valori risultano superiori al pool delle ASL partecipanti all’indagine.

 

Nonostante la rilevanza sociale del problema e la disponibilità di strategie di intervento validate di identificazione rapida delle persone a rischio (3, 4), i medici di medicina generale (MMG) faticano ad assumere un ruolo attivo nella strategia di promozione della salute relativamente all’alcol. Secondo i dati PASSI 2005 solo il 10% degli MMG si informa sul consumo di alcol dei suoi assistiti.

 

In risposta a tale problema l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari (APSS) di Trento ha realizzato nel 2007 una giornata di aggiornamento (con crediti ECM) sui problemi alcol-correlati rivolta agli MMG e ai pediatri di libera scelta (PLS). Nell’ambito di tale formazione è stato proposto di partecipare a una sperimentazione con l’obiettivo di sensibilizzare i medici sul consumo di alcol come problema di sanità pubblica e di valutare la fattibilità di un intervento volto a identificare le persone con consumi pericolosi tra i propri assistiti. Obiettivi specifici dell’indagine erano di stimare la prevalenza di consumi a rischio tra gli assistiti dei medici partecipanti e di disagi alcol-correlati nel contesto familiare degli assistiti, e quindi di avviare una riflessione sulle modalità più appropriate dell’eventuale inserimento di un’anamnesi alcologica nella prassi quotidiana dei medici.

 

Nel novembre del 2007 ai medici partecipanti al corso di aggiornamento è stato proposto di somministrare il questionario AUDIT-C (Alcohol Use Disorders Identification Test Consumption) nel contesto dell’anamnesi che viene svolta nel corso dell’attività ambulatoriale per un periodo di cinque giorni lavorativi continuativi a ogni quinto paziente/genitore che accede per problemi attivi (esclusi quindi gli accessi per sol e prescrizioni o impegnative).

 

L’AUDIT-C è composto di tre domande che indagano la frequenza del consumo, la quantità del consumo e la frequenza del binge drinking. La categorizzazione avviene a seconda della somma dei punteggi delle singole domande. Nell’ambito delle cure primarie punteggi superiori a 3 per gli uomini e punteggi superiori a 2 per le donne identificano un comportamento a rischio. I dati raccolti sono stati informatizzati ed elaborati tramite il sofware Epi-info versione 3.3.

 

Dei 19 MMG e PLS partecipanti al corso di formazione, 15 hanno anche aderito alla sperimentazione della somministrazione del questionario. L’AUDIT-C è stato proposto complessivamente a 221 pazienti su un totale di 1.190 visite attuate nella settimana di riferimento. Due questionari avevano dati mancanti e sono stati quindi esclusi dall’analisi della prevalenza del consumo a rischio.

 

L’età media degli assistiti intervistati era 52 anni (da 16 a 87, valore mediano 53 anni), nel 56% (n. 123) dei casi si trattava di pazienti di sesso femminile. Solo in 4 casi (2%) la visita del paziente era dichiaratamente associata a un problema alcol-correlato, ma nel 29% (n=62) il paziente ha riferito la presenza di situazioni problematiche in relazione al consumo di alcol nell’ambito delle proprie relazioni significative (senza differenze tra bevitori a rischio e bevitori non a rischio).

 

Il 15% dei pazienti (n. 33) risulta astemio e in 99 casi (il 45%) il punteggio dell’AUDIT-C era tale da classificare il paziente come bevitore a rischio (Tabella). Il consumo di alcol a rischio risulta più frequente tra gli uomini, tra le persone con basso livello di istruzione (scuola elementare o scuola media inferiore) e aumenta con l’età.

 

Al fine di escludere un possibile effetto di confondimento tra le diverse variabili è stata condotta un’analisi multivariata tramite una regressione logistica con un modello in cui sono state inserite, oltre al consumo a rischio, le seguenti variabili: classi di età, sesso e istruzione.

 

Da tale analisi viene confermata solo l’associazione significativa tra il sesso maschile e il consumo a rischio di alcol. Il livello di istruzione e l’età non risultano più associati al fenomeno del consumo a rischio.

 

Oltre ai dati raccolti sulle abitudini dei pazienti, sono state utili le indicazioni fornite dagli MMG e dai PLS. Dai commenti dei medici risulta, infatti, un giudizio positivo sia sul percorso formativo sia sulla fattibilità dell’uso dell’AUDIT-C.

 

I dati raccolti confermano che il consumo di alcol rappresenta un importante problema di sanità pubblica in Trentino. Il 45% degli intervistati è risultato avere un consumo di alcol a rischio e circa un terzo dichiara di conoscere persone nell’ambito delle proprie relazioni significative che hanno un problema legato all’uso di alcol.

 

L’uso del questionario AUDIT-C come strumento di screening per problemi alcol-correlati dei propri pazienti si è rilevato fattibile e ben accetto dagli MMG. Tuttavia, viene sottolineata la necessità di un approfondimento sul tipo di approccio alla persona con consumi a rischio. Inoltre, la mancanza di percezione del rischio da parte dei pazienti (e anche dei medici) rispetto ai livelli di consumo di alcol pericolosi viene individuato come un ostacolo per un intervento efficace di promozione della salute.

 

In base ai risultati si raccomanda:

  • di riproporre il modulo formativo ECM rivolto agli MMG e ai PLS aggiungendone uno adeguato su "intervento breve", "colloquio per il cambiamento comportamentale" e modalità di interazione con la rete territoriale dei Club e dei Gruppi degli Alcolisti Anonimi e con i Servizi di Alcologia;
  • di aggiornare il software per la medicina generale al fine di permettere l’inserimento delle risposte all’AUDIT-C;
  • di utilizzare il monitoraggio dei consumi di alcol e dei consigli dei medici del sistema PASSI e diffondere periodicamente i risultati ai diversi portatori di interesse.

 

Riferimenti bibliografici

1. World Health Organization. Global status report on alcohol 2004. Country Profiles, Italy. Disponibile all'indirizzo: http://www.who.int/substance_abuse/publications/en/italy.pdf

2. Studio PASSI, Risultati dell’indagine in provincia di Trento. Disponibile all'indirizzo: http://www.epicentro.iss.it/passi/pdf/Passi_TN-05.pdf

3. Saunders JB, Aasland OG, Babor TF, et al. Development of the Alcohol Use Disorders Identification Test (AUDIT): WHO collaborative project on early detection of persons with harmful alcohol consumption-II. Addiction 1993; 88:791-804.

4. Struzzo P, De Faccio S, Moscatelli E, et al. per il Gruppo di Ricerca Prisma. Identificazione precoce dei bevitori a rischio in assistenza primaria in Italia: adattamento del questionario AUDIT e verifica dell’efficacia d’uso dello short-AUDIT test nel contesto nazionale. Bollettino per le farmacodipendenze e l’alcoolismo 2006;29(1-2):20-5.

 

Ringraziamenti

Si ringraziano tutti i medici (Adriana Acler, Maria Andreatta, Mariacristina Andreaus, Renato Anesin, Maria Fabrizia Di Nardo, Pier Giuseppe Faccioli, Ezia Festi, Paolo Garbari, Liliana Kinspergher, Giovanni Maffei, Alessandra Maggioni, Franco Mazzola, Ali Panahi Abbas, Franco Rigetti, Fulvio Spagnoli) per la loro disponibilità a sperimentare e commentare il percorso formativo oltre gli schemi tradizionali della formazione ECM e tutti i pazienti per aver risposto al questionario.

 

(*) Cristina Dal Lago (Rete delle Giudicarie), Letizia Chesi (Centro di Riferimento per le Attività Alcologiche), Loretta Bortolameotti, Teresita Grottolo (Rete dell’Alto Garda e Ledro), Luca Paradisi (Rete delle Valli di Non e Valle di Sole), Giovanni Widman, Alberto Pasquesi, Claudio Zorzi (Servizi di Alcologia della Valle di Non, della Valle di Sole e della Valle di Fiemme)