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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Leucosi enzootica bovina: otto anni di attività nei piani di eradicazione e sorveglianza (2005-12)

Carmen Maresca, Silva Costarelli, Annalisa Dettori, Andrea Felici, Carmen Iscaro e Francesco Feliziani

Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche, Perugia

 

SUMMARY (Enzootic bovine leukosis: eight years of eradication and surveillance plans (2005-12)) - The objective of this study was to evaluate the enzootic bovine leukosis (EBL) eradication and surveillance measures applied in Italy from 2005 to 2012. The decrease in herd seroprevalence (from 0.21% in 2005 to 0.08% in 2012) and the incidence rates (from 0.06% in 2005 to 0.04% in 2012) show that the eradication measures had not been fully successful. An outbreak usually lasted for a few days, but sometimes lasted for weeks. Implementation of the eradication program is particularly difficult in certain areas of Lazio, Puglia, and Sicilia, where clusters of infection persistence are reported.

Key words: enzootic bovine leukosis; outbreaks; disease surveillance c.maresca@izsum.it

 

Introduzione

La leucosi enzootica bovina (LEB) è una malattia infettiva e contagiosa dei bovini, sostenuta da un virus (BLV - bovine leukemia virus) appartenente alla famiglia Retroviridae, in grado di provocare, dopo un lungo periodo di incubazione, una neoplasia maligna letale a distribuzione organica sistemica. La malattia può essere caratterizzata da linfocitosi persistente, formazione di linfosarcoma o da entrambi; gli animali con linfocitosi persistente molto spesso non mostrano segni clinici, mentre quelli con linfosarcoma evidenziano una sintomatologia che riflette la localizzazione del tumore (1).

 

Nonostante la malattia presenti, in genere, moderati tassi di prevalenza, incidenza e mortalità (2), essa assume una rilevanza notevole per motivi economici (3) e sociali (blocco delle movimentazioni, ridotte performance produttive e deprezzamento economico degli animali provenienti da allevamenti non indenni). La LEB è inserita nella lista delle malattie notificabili dall’OIE - World Organisation for Animal Health (4) e l’Unione Europea la inserisce tra quelle soggette a piani di eradicazione. Dal 1996 l’intero territorio nazionale è sottoposto a un Piano di Eradicazione, ai sensi del DM n. 358/1996, che si poneva l’obiettivo di eradicare l’infezione entro un anno (5) e che, insieme al DLvo 196/1999 (6) e successive modifiche, definisce le modalità dei controlli. Il Piano prevede il controllo sierologico degli allevamenti bovini e bufalini da riproduzione; le prove di laboratorio contemplate dalla normativa sono l’immunodiffusione in gel di agar (AGID) o il test immunoenzimatico (ELISA). Gli animali positivi ai test sono considerati infetti e quindi destinati all’abbattimento. Un allevamento viene riconosciuto indenne se risulta negativo a due controlli sierologici effettuati a un intervallo di almeno quattro mesi; una provincia viene dichiarata indenne quando tutti i bovini presenti sul territorio sono sottoposti a controlli e almeno il 99,8% degli allevamenti bovini o bufalini risulta negativo alla LEB. Allo stesso modo, una regione può richiedere la qualifica di indennità quando tutte le sue province sono ufficialmente indenni; a questo punto è possibile sostituire il Piano di Eradicazione con un Piano di sorveglianza regionale.

 

L’infezione in Italia è purtroppo ancora presente, sebbene la prevalenza si sia ridotta a livelli molto bassi e la maggior parte delle regioni e province italiane abbia ormai raggiunto la qualifica di ufficialmente indenne.

 

Le regioni ufficialmente indenni da LEB hanno i propri piani di sorveglianza, approvati dal Ministero della Salute, che divergono in diversi punti: il tipo di campione da analizzare (siero, latte, o entrambi); l'età degli animali da sottoporre a controllo (12 o 24 mesi); la frequenza dei controlli in allevamento (ogni anno, ogni 2, 3, 4, 5 anni). Calabria, Campania, Puglia e Sicilia hanno maggiori difficoltà a raggiungere l’obiettivo eradicazione e quindi sono state previste misure di controllo aggiuntive (ad esempio, aumento della frequenza dei controlli), tramite l’Ordinanza del Ministero della Salute 14 novembre 2006 (7).

 

Questo lavoro si propone di presentare lo stato dell’arte relativo all’andamento della malattia sul territorio nazionale, mediante lo studio dei dati epidemiologici relativi agli anni 2005-12.

 

Materiali e metodi

È stato effettuato uno studio epidemiologico di tipo descrittivo in un range temporale compreso tra il 2005 e il 2012, considerando tutte le aziende bovine e bufaline sottoposte ai piani di eradicazione e sorveglianza.

 

Tutti i dati sono stati estrapolati dal Sistema Informativo Veterinario VETINFO (8), attraverso il quale è possibile accedere agli applicativi per la gestione delle Anagrafi Zootecniche Nazionali (BDN), al Sistema Informativo Malattie Animali Nazionale (SIMAN), al Portale Unificato per la Sanità Animale (SANAN), alle applicazioni per le rendicontazioni periodiche relative ai programmi di cofinanziamento comunitario per l'eradicazione di malattie animali (SIR - Sistema Informativo Rendicontazioni). Sono state calcolate le prevalenze annuali di infezione nelle aziende e nei capi, i tassi di incidenza nelle aziende e sono state valutate le differenze tra i giorni intercorsi dalla data di rilevamento del sospetto a quella della conferma e tra la data di conferma e quella di estinzione. È stata effettuata un’analisi descrittiva dei dati e sono stati calcolati i principali indici di dispersione e di posizione.

 

Risultati

L’evoluzione delle province e regioni ufficialmente indenni dal 2005 al 2012 è illustrata nella Figura. Durante il periodo di studio, si è notato un calo complessivo della prevalenza annuale nelle aziende, dallo 0,21% del 2005 allo 0,08% nel 2012, del tasso di incidenza nelle aziende, dallo 0,06% del 2005 allo 0,04% nel 2012 e un calo della prevalenza negli animali dallo 0,027% del 2005 allo 0,015% nel 2012.

 

Il numero di focolai estratti dal Siman al 7 novembre 2013 con criterio “focolai confermati dal 1° gennaio 2006 al 31 dicembre 2012” è di 123. Il maggior numero di focolai si è verificato in Sicilia (n. 67), in Campania (n. 34) e nel Lazio (n. 16). In Calabria e in Puglia si sono registrati 2 focolai, in Basilicata e in Umbria 1. L’analisi tra i giorni intercorsi dalla data di rilevamento del sospetto alla conferma ha messo in evidenza un range che va da un minimo di 0 a un massimo di 142 giorni; in particolare, in 4 focolai il sospetto è stato confermato dopo un intervallo di tempo che variava tra i 109 e i 142 giorni. La media è stata di 14,11 giorni, con deviazione standard di 22,97, mentre la mediana è pari a 8.

 

Per quanto riguarda l’analisi dei giorni intercorsi dalla conferma del focolaio all’estinzione, i focolai considerati sono 109, perché 13 risultano ancora aperti al giorno di estrazione dei dati e uno è stato escluso per errori nelle date di apertura e chiusura del focolaio.

 

I giorni intercorsi dalla conferma del focolaio all’estinzione vanno da un minimo di 0 a un massimo di 1.092 giorni, con media 326,62, mediana 282 e deviazione standard 208,07.

 

 

Conclusioni e discussione

Il processo di eradicazione della LEB in Italia è da tempo arrivato alla sua fase di coda e i dati riportati mostrano, seppure lentamente, una continua diminuzione delle prevalenze e delle incidenze in Italia.

 

L'attuazione del programma di eradicazione è particolarmente difficile nei territori di Lazio, Puglia, e Sicilia, dove sono segnalati cluster di persistenza dell'infezione. Le cause sono probabilmente da ricercare nel tipo di allevamento praticato in quelle zone, di tipo estensivo, che rende più difficile il controllo sia della popolazione bovina (identificazione degli animali e iscrizione degli stessi nell’anagrafe zootecnica) sia della malattia (promiscuità tra animali sani e infetti).

 

Per quanto riguarda il tempo necessario per attuare misure restrittive e di controllo, l'elevato valore della deviazione standard mostra una forte dispersione dei valori. È opportuno ricordare che, date le caratteristiche dell’infezione, l’identificazione precoce degli animali positivi e l’eliminazione immediata di animali infetti dalla popolazione sensibile a contatto sono momenti cruciali per l’eradicazione della malattia.

 

Gli allevatori sono spesso sospettosi dei risultati dei test di laboratorio, soprattutto di fronte a una malattia ad andamento cronico e spesso asintomatica ed è talvolta difficile creare un clima di collaborazione che è in realtà essenziale per raggiungere l’obiettivo sanitario. Di conseguenza, i programmi di formazione e di sensibilizzazione per gli allevatori sono riconosciuti come punto centrale per l'eradicazione della malattia.

 

Il ritardo accumulato da alcune regioni/ province nel percorso di eradicazione vanifica, in un certo senso, il lavoro compiuto nel resto del Paese, che al contrario ha raggiunto l’obiettivo in tempi più accettabili. Evidentemente la gestione del problema LEB non è stata né pienamente efficace, né tanto meno efficiente e ciò ha comportato pesanti conseguenze dal punto di vista economico, tanto più che dal 2011 l'Unione Europea ha cessato di cofinanziare il programma di eradicazione della LEB.

 

Inoltre, dato il livello di prevalenza di LEB prossimo allo zero delle popolazioni bovine italiane, l’attenzione dei Servizi Veterinari si è spostata verso malattie con una prevalenza più alta o con impatto mediatico maggiore; da sottolineare, infine, che alcune regioni in cui la LEB è stata eradicata hanno, comunque, ritardato la richiesta formale di acquisizione della qualifica di indennità.

 

I dati prodotti dalle regioni che, avendo eradicato la LEB, hanno applicato piani di sorveglianza specifici sono difficilmente confrontabili e non permettono un’analisi epidemiologica approfondita a livello nazionale. Si rivela pertanto indispensabile l’implementazione dal livello centrale di linee guida generali per la sorveglianza della LEB.

 

Dichiarazione sul conflitto di interessi

Gli autori dichiarano che non esiste alcun potenziale conflitto di interesse o alcuna relazione di natura finanziaria o personale con persone o con organizzazioni che possano influenzare in modo inappropriato lo svolgimento e i risultati di questo lavoro.

 

Riferimenti bibliografici

1. Gillet N, Florins A, Boxus M, et al. Mechanisms of leukemogenesis induced by bovine leukemia virus: prospects for novel anti-retroviral therapies in human. Retrovirology 2007;4:18.

2. Rodríguez SM, Florins A, Gillet N, et al. Preventive and therapeutic strategies for bovine leukemia virus: lessons for HTLV. Viruses 2011;3(7):1210-48.

3. Ott SL, Johnson R, Wells SJ. Association between bovine-leukosis virus seroprevalence and herd-level productivity on US dairy farms. Prev Vet Med 2003;61(4):249-62.

4. World Organisation for Animal Health. Enzootic Bovine Leukosis. In: Manual of diagnostic tests and vaccines for terrestrial animals. Parigi; 2014.

5. Italia. Decreto Ministeriale 2 maggio 1996, n. 358. Regolamento concernente il Piano Nazionale per l’eradicazione della Leucosi Bovina Enzootica. Gazzetta Ufficiale n. 160, 10 luglio 1996.

6. Italia. Decreto legislativo 22 maggio 1999, n. 196. Attuazione della direttiva 97/12/ CE che modifica e aggiorna la direttiva 64/432/CEE relativa ai problemi di polizia sanitaria in materia di scambi intracomunitari di animali delle specie bovina e suina. Gazzetta Ufficiale n. 146, 24 giugno 1999 - Suppl. Ordinario n.120.

7. Italia. Ordinanza Ministeriale 14 novembre 2006. Misure straordinarie di polizia veterinaria in materia di tubercolosi, brucellosi bovina e bufalina, brucellosi ovi-caprina, leucosi in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Gazzetta Ufficiale n. 285, 7 dicembre 2006.

8. www.vetinfo.sanita.it/sso_portale/login.pl