Episodi di intossicazione da consumo di funghi del genere amanita nella regione Calabria nel periodo 2012-14
Dario Macchioni¹ ed Ernesto Marra²
¹ Dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie, Regione Calabria, Catanzaro; ²Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza
SUMMARY (Episodes of poisoning from comsumption of Amanita type in the Calabria Region from 2012 to 2014) - It is still necessary to focus the attention on the dangerousness of the consumption of mushrooms picked by amateurs and not submitted to mycologists' inspection. Since recent poisoning episodes due to Amanita phalloides have taken place, it is necessary, on one side: to create a determined information campaign to reach private mushrooms pickers; to promote the knowledge of the risks that will be faced; to apply for a free expert advice service on the different types of mushrooms collected and how to prevent death and/or disability. On the other side, there should be a proper multidisciplinary cooperation to promptly face medical cases. The present article describes the treatment of 4 poisoning episodes due to mushrooms collected by amateurs that have taken place in the Calabria Region between 2012 and 2014. Key words: mushroom poisoning; foodborne diseases; prevention and control
Introduzione
Le tossine responsabili delle manifestazioni cliniche da consumo di funghi contenenti amatossine, quali Amanita verna, Amanita phalloides, Amanita virosa e alcune specie appartenenti ai generi Galerina e Lepiota, rappresentano l’8% nella casistica del Centro Antiveleni (CAV) di interesse dell’Azienda Ospedaliera Niguarda Ca’ Granda di Milano (1).
In Italia, è spesso difficile avere un quadro completo del numero dei casi di intossicazione legati al consumo alimentare di funghi. I dati più dettagliati a disposizione sono quelli resi noti dal CAV di Milano che ha registrato, dal 1994 al 2014, 13.891 casi clinici di intossicazione da funghi sul territorio nazionale, 46 dei quali hanno riguardato pazienti in seguito deceduti e 21 pazienti sottoposti a trapianto (2).
In Calabria, dal 2003 al 2014, si sono registrate 25 intossicazioni da funghi del genere Amanita, che hanno determinato 5 decessi e 3 trapianti (Tabella).
Infatti, le amatossine termostabili presenti in questi funghi agiscono inattivando la sintesi proteica, in particolare a livello del fegato, con conseguente danno epatico nelle 24-48 ore dall’ingestione.
L’articolo descrive la gestione clinica di 4 episodi di intossicazione, registrati nella regione Calabria tra gli anni 2012- 14 legati a consumo di funghi raccolti in modo amatoriale e occasionale.
Materiali e metodi
La procedura operativa della regione Calabria prevede che, a seguito dell’accesso al pronto soccorso di un paziente che all’anamnesi riferisca di aver consumato funghi, venga allertato il micologo dell’Ispettorato Micologico dell’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) di riferimento, per la rapida identificazione della specie fungina coinvolta e per il supporto alla diagnosi medica. I suddetti casi vengono successivamente segnalati dall’ASP alla regione Calabria.
I dati riportati in questo lavoro si riferiscono agli esiti delle indagini epidemiologiche conseguenti 4 episodi di intossicazione da consumo di funghi del genere Amanita, registrati nel territorio regionale tra gennaio 2012 e settembre 2014, che hanno coinvolto 10 pazienti, 2 dei quali poi deceduti.
Ulteriori episodi che hanno coinvolto 4 pazienti si sono verificati nell’ultimo trimestre del 2014 e non sono stati inclusi nel presente articolo.
Risultati
Il primo episodio di intossicazione, verificatosi nella primavera 2012 in provincia di Cosenza, ha coinvolto 3 componenti di un nucleo familiare che avevano consumato esemplari di Amanita verna, scambiata per il genere Agaricus (il comune prataiolo), commestibile. Questo fungo con crescita primaverile è stato rinvenuto nella zona di raccolta, immediatamente visitata dai micologi allertati. Il ricorso alle cure ospedaliere per 2 dei componenti del nucleo familiare avveniva a circa 9 ore dal pasto, mentre il terzo componente (una donna), sottovalutando la sintomatologia, accedeva alle cure solo dopo 24 ore dall’esordio, quando era ormai insorto il grave danno epatico. Nelle ore successive si registrava l’evoluzione irreversibile, tale da impedire il ricorso al trapianto d’organo, che ha portato al decesso. Gli altri 2 componenti, invece, venivano dimessi dopo circa 8 giorni dal ricovero.
Il secondo caso, verificatosi nell’ottobre 2013, sempre nella provincia di Cosenza, ha visto coinvolti 5 componenti di una famiglia, che avevano consumato un pasto a base di funghi raccolti il giorno precedente. La sintomatologia di tipo gastrointestinale insorgeva a 10 ore circa dal consumo in tutti gli individui, che hanno fatto ricorso alle cure ospedaliere nella mattinata successiva (3). L’immediato intervento dell’Ispettorato Micologico di Cosenza consentiva, dalla descrizione di alcuni dettagli macroscopici dei funghi consumati, l’individuazione di Amanita phalloides. Ulteriore conferma derivava dall’esame microscopico su residui della pulitura dei funghi rinvenuti presso l’abitazione, nonché su un quantitativo di funghi conservati nel congelatore domestico, che ha evidenziato la presenza delle tipiche spore.
Dopo il ricovero, tutti i pazienti venivano trattati con il protocollo terapeutico specifico, previa consulenza con i CAV di Milano e di Pavia, giungendo per tutti alla remissione clinica.
Un ulteriore episodio interessava nei giorni successivi una donna di Cosenza, che aveva consumato funghi raccolti personalmente, con esordio della sintomatologia dopo 9 ore dal consumo e immediato ricovero. Pur non essendo disponibili reperti fungini, i micologi intervenuti, sulla base della descrizione, individuavano Amanita phalloides quale causa dell’intossicazione. La tempestività del trattamento terapeutico eseguito consentiva l’esito favorevole.
Nel marzo del 2014 si verificava il secondo episodio con esito letale, di una donna di 63 anni della provincia di Vibo Valentia, ancora per consumo di funghi raccolti autonomamente.
La donna ricorreva alle cure ospedaliere solo dopo il quarto giorno dall’ingestione, sottovalutando l’esordio tardivo della sintomatologia gastrointestinale. Le gravissime condizioni cliniche della paziente, con un ormai irreversibile danno epatico, facevano sopravvenire il decesso in fase di trasferimento per il trapianto di fegato, al quinto giorno dall’ingestione (4).
Successive indagini micologiche ipotizzavano responsabile dell'avvelenamento Amanita verna, una specie fungina a crescita primaverile.
Discussione
I casi esposti, occorsi in un territorio in cui la micofagia prevale nettamente sulla micofobia (5), evidenziano l’importanza della tempestività nel ricorso alle cure e del contestuale e sistematico approccio multidisciplinare. L’intervento del micologo, che consiste nell’esame morfobotanico e microscopico sui residui del pasto a base di funghi, sui residui di pulitura o sul campione di aspirato gastrico dell’intossicato, può fornire la certezza determinativa della specie fungina coinvolta, indirizzando l’azione del medico verso indagini diagnostiche mirate e verso l’adozione della terapia appropriata. Inoltre, l’immediato coinvolgimento del micologo può consentire le adeguate indagini su eventuali preparazioni domestiche conservate o cedute a terzi.
Dall’analisi dei dati disponibili relativi agli episodi di intossicazione denunciate in Calabria, compresi quelli più gravi, si evince che tutti gli episodi sono conseguenti a raccolte amatoriali e nessuno scaturisce da funghi ufficialmente commercializzati. Ciò, se da un lato è garanzia dell'adeguata vigilanza del servizio pubblico sulla vendita dei funghi, dall’altro pone l’esigenza di promuovere la conoscenza dei rischi e la formazione dei raccoglitori, quale cambiamento culturale sin dalla giovane età (6).
In questa ottica, nella regione Calabria è stata di recente approvata la proposta di Regolamento attuativo della Legge Regionale n. 30/2001 recante “Norme per la regolamentazione della raccolta e commercializzazione dei funghi spontanei epigei freschi e conservati”, in cui si prevede l’obbligo di partecipare ad attività formative/informative per i raccoglitori amatoriali. Inoltre, sono state adottate iniziative di formazione e divulgazione in materia micologica, mirate a favorire la conoscenza dei servizi pubblici dedicati e facilitare l’accesso dei raccoglitori privati agli Ispettorati Micologici. Tali servizi offrono la consulenza gratuita sulle specie fungine raccolte e rappresentano un’azione di prevenzione indispensabile a evitare il ripetersi di casi letali e/o invalidanti.
Conclusioni
L’articolo evidenzia come il tempestivo ricorso alle cure e l’integrazione multidisciplinare tra clinici, tossicologi e micologi contribuiscano in modo fondamentale alla corretta gestione clinica dei pazienti e alla scelta della terapia più idonea, da attuarsi attraverso percorsi diagnostico-terapeutici standardizzati. Emerge, inoltre, la necessità di una continua e capillare informazione preventiva dei consumatori e dei raccoglitori, soprattutto di quelli occasionali, circa la pericolosità che riveste il consumo dei funghi non sottoposti a preventivo controllo da parte dei micologi pubblici.
Dichiarazione sui conflitti di interesse
Gli autori dichiarano che non esiste alcun potenziale conflitto di interesse o alcuna relazione di natura finanziaria o personale con persone o con organizzazioni, che possano influenzare in modo inappropriato lo svolgimento e i risultati di questo lavoro.
Riferimenti bibliografici
1. Assisi F (Ed.). I funghi: guida alla prevenzione delle intossicazioni; 2012 ( www.salute.gov.it/...).
2. Assisi F. Il Centro Antiveleni di Milano: casistica ed aspetti clinici delle intossicazioni da funghi. Relazione presentata al workshop "Intossicazioni da funghi". Feroleto Antico (CZ), 17 aprile 2015.
3. Soave, PM, Barelli A, Cavaliere F. Intossicazioni da funghi. Anestesia Forum 2009;2:109-23.
4. Santi, L, Maggioli C, Mastroroberto M, et al. Acute liver failure caused by Amanita phalloides poisoning. Int J Hepatol 2012;2012:487480.
5. P eintner U, Schwarz S, Mesic A, et al. Mycophilic or mycophobic? Legislation and guidelines on wild mushroom commerce reveal different consumption behaviour in European countries. PLoS One 2013;8(5):e63926.
6. Chwaluk P, Parnicki F, Cison-Apanasewicz U, et al. Factors determining students' knowledge on wild mushrooms. Przegl Lek 2012;69(8):455-8.