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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro


La prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili e la promozione della salute nel governo clinico della ASL 3 genovese

Claudio Culotta¹, Raffaella Castiglia¹, Rosamaria Cecconi¹, Patrizia Crisci¹, Giannaelisa Ferrando¹, Patricia Fortini¹ e Roberto Carloni²

¹Struttura di Epidemiologia, ASL 3 Genovese; ²Agenzia Regionale Sanitaria Liguria, Genova

 

SUMMARY (Noncommunicable diseases prevention and health promotion in clinical governance of health local unit ASL 3 Genovese, Italy) - The challenge for health care systems is to limit the impact of chronic diseases according to the global objectives of WHO for 2025. Surveillance systems on lifestyles can give a contribute with the objective of making prevention and health promotion significant in health local units clinical governance. In ASL 3 Genovese a first step in this direction was the preparation of a plan of prevention to share with the stakeholders in the perspective of a process of social construction of health.

Key words: health promotion; chronic diseases prevention; clinical governance claudio.culotta@asl3.liguria.it

 

Introduzione

La sfida per i sistemi sanitari dei Paesi occidentali è quella di contenere l’impatto delle malattie croniche non trasmissibili (MCNT). L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha formulato delle strategie globali, finalizzate alla riduzione entro il 2025 del 25% della mortalità prematura per malattie croniche, attraverso la copertura della popolazione con farmaci, tecnologie sanitarie e counselling, ma soprattutto attraverso la riduzione dei principali determinanti delle MCNT (Tabella).

 

 

Questi determinanti non sono legati soltanto a fattori genetici e biologici o a stili di vita individuali, ma anche a fattori socioeconomici, ambientali e culturali e alle disuguaglianze che si verificano nei contesti sociali. Quindi una domanda fondamentale è: chi deve agire per ridurne l’impatto? Il discorso non può rimanere circoscritto al settore sanitario, ma deve coinvolgere tutte le politiche in una prospettiva di costruzione sociale della salute, per rispondere ai bisogni della popolazione che non sono solo bisogni di assistenza, espressi da pazienti o gruppi a rischio, ma anche di prevenzione e promozione della salute, riguardanti tutta la popolazione e spesso non espressi.

 

Materiali e metodi

Passando dal pensiero globale dell’OMS all’agire locale incontriamo numerose difficoltà di ordine pratico. La prima è legata alla misurazione del bisogno non espresso e all’organizzazione di risposte efficaci. Se ci riferiamo, ad esempio, alla sedentarietà, i dati dei sistemi di sorveglianza sugli stili di vita ci dicono che nella ASL 3 Genovese ridurre del 10% la percentuale dei residenti insufficientemente attivi entro il 2025 vuol dire che in quell’anno, rispetto alla situazione attuale, il numero dei bambini attivi (nelle cinque classi della scuola primaria) dovrà essere aumentato di 2.300 unità, quello degli adulti di 28.000 e quello degli over 65 di 6.500. Come possiamo raggiungere questi obiettivi?

 

Nella ASL 3 Genovese siamo partiti dalla programmazione e dalla creazione di reti a livello aziendale. La struttura di Epidemiologia, a seguito del Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2010-13, ha coordinato un percorso per la redazione di un Piano aziendale della prevenzione e della promozione della salute 2013-15, anche allo scopo di dare continuità alla programmazione aziendale nel campo della promozione della salute, in attesa del nuovo Piano Regionale della Prevenzione (PRP) 2014-18. Il Piano aziendale parte da un profilo di salute e da una ricognizione delle iniziative esistenti, prevede la creazione di gruppi di lavoro multidisciplinari tematici, l’inserimento degli obiettivi nel processo di budget aziendale e l’attivazione di strumenti di monitoraggio.

 

Per raggiungere efficacemente il target è stato necessario rafforzare le reti di collaborazione con i portatori di interesse esterni all’azienda (Comuni, municipi, terzo settore, scuole e università) e formare gli operatori sanitari nel campo della comunicazione per la salute, attraverso l’utilizzo di metodi e strumenti propri del marketing sociale.

 

Risultati

Il Piano aziendale è stato approvato con delibera nel mese di aprile 2013. Nei gruppi di lavoro aziendali sono stati coinvolti oltre 100 operatori di tutti i servizi. I progetti censiti sono stati 93 e sono stati organizzati secondo programmi e contesti. Il monitoraggio è stato eseguito semestralmente: nel giugno 2015, 73 progetti risultavano in linea con gli obiettivi e 20 avevano raggiunto parzialmente gli obiettivi o avevano richiesto una ridefinizione del cronoprogramma. Sono stati realizzati (in collaborazione con il Centro di documentazione per la promozione della salute - DoRS - del Piemonte corsi e laboratori di marketing sociale che hanno formato 75 operatori. Il Piano aziendale di prevenzione è stato presentato alla Conferenza dei sindaci della ASL 3 Genovese e sono stati avviati percorsi di integrazione fra la programmazione sanitaria e quella dei servizi sociali. Operatori della struttura di Epidemiologia fanno parte del tavolo "Città sane" del Comune di Genova e favoriscono la partecipazione della ASL alle relative iniziative. L'iniziale ricaduta sui cittadini ha visto, fra l’altro, la diffusione nel territorio delle proposte di attività fisica adattata (64 corsi attivi nel 2015, con 866 partecipanti) e lo sviluppo di gruppi di cammino in alcuni Comuni periferici, nonché la diffusione del progetto Pedibus in nuove scuole.

 

La recente approvazione del PNP 2014-18 e del PRP ligure (maggio 2015; successive integrazioni approvate nel gennaio 2016) rafforza l’attività di programmazione aziendale, grazie al buon livello di corrispondenza fra gli obiettivi centrali del PNP e gli obiettivi del precedente Piano aziendale.

 

In linea con gli indirizzi regionali, nella ASL 3 Genovese sono partite o sono state programmate nuove iniziative.

 

È stato avviato un programma di promozione della salute nel setting lavorativo rivolto ai dipendenti della ASL (che sono tutti potenzialmente promotori di salute) e in questo ambito è stata recentemente ultimata un’indagine conoscitiva (basata sul questionario PASSI, integrato da una sezione del questionario FIASO sul benessere organizzativo aziendale), su un campione rappresentativo di 400 dipendenti della ASL.

 

In collaborazione con i servizi di medicina penitenziaria e la direzione del carcere genovese sono previste attività di formazione rivolte al personale sanitario e a quello addetto alla custodia.

 

Si stanno organizzando, in collaborazione con i clinici, gruppi di cammino per pazienti diabetici e psichiatrici, allo scopo di migliorare la qualità dell’assistenza e di ridurre le disuguaglianze nel campo della salute.

 

Discussione e conclusioni

Nella ASL 3 Genovese gli operatori della struttura di Epidemiologia partecipano al ciclo di programmazione e controllo a livello locale, cioè alla clinical governance aziendale. Questa partecipazione è importante se si vuole evitare il rischio che la prevenzione e la promozione della salute risultino poco rilevanti per l’azienda.

 

Rimangono, tuttavia, alcune criticità rispetto alle quali è necessario fare ulteriori progressi, anche attraverso il Piano attuativo aziendale del PRP 2014-18.

 

Bisogna che tutti i progetti che sono tra loro omogenei per finalità o contesti siano inseriti in un programma unitario che va condiviso sia nella ASL che con la comunità di riferimento (quartiere, unità urbanistica, piccolo Comune). Ad esempio, si avrà un unico programma di promozione dell’attività fisica e di una corretta alimentazione in tutte le età della vita e nei vari contesti, articolato in vari "pacchetti di lavoro" e coordinato, a livello aziendale, da un gruppo multidisciplinare di operatori. Questo collaborerà con i portatori di interesse esterni a livello metropolitano e nelle comunità locali. Analogamente, i progetti di promozione della salute nel setting scolastico, finalizzati non solo all’acquisizione di conoscenze, ma soprattutto allo sviluppo di life skill nei giovani, non saranno programmati e realizzati da singoli servizi, ma da équipe multidisciplinari e intersettoriali, collegate alla comunità locale e comprendenti gli insegnanti, le famiglie, le istituzioni locali e le associazioni.

 

Occorre consolidare la collaborazione con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, attraverso le nuove forme di associazione di tali medici (Unità territoriali di assistenza primaria) e in collaborazione con i distretti.

 

È necessario, inoltre, proseguire e rafforzare il lavoro di condivisione di obiettivi e strategie con tutti i portatori di interesse, sottolineando i collegamenti tra stili di vita per la salute e comportamenti sobri finalizzati al rispetto dell’ambiente e alla qualità di vita nelle comunità locali: mobilità attiva e sostenibile, contrasto alle varie forme di dipendenza (compresa la dipendenza dai media, dalla pubblicità, dai consumi), contrasto alle disuguaglianze socioeconomiche e culturali.

 

Dichiarazione sul conflitto di interessi

Gli autori dichiarano che non esiste alcun potenziale conflitto di interesse o alcuna relazione di natura finanziaria o personale con persone o con organizzazioni, che possano influenzare in modo inappropriato lo svolgimento e i risultati di questo lavoro.

 

Riferimenti bibliografici

1. World Health Organization. Global status report on non communicable diseases, 2014 ( www.who.int/...).

2. Dahlgren G, Whitehead M. Policies and strategies to promote social equity in health. Stockholm: Institute for future studies; 1991.

3. Barr VJ, Robinson S, Marin-Link B, et al. The expanded chronic care model: an integration of concepts and strategies from population health promotion and the chronic care model. Hosp Q 2003;7(1):73-82.

4. Fattori G, French J, Blair-Stevens C (Ed.). Guida operativa al marketing sociale. Modena: Artestampa; 2009.