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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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La sorveglianza epidemiologica dell'influenza (Influnet) in Italia: I risultati della stagione 2016-17

Commento di Caterina Rizzo

Dipartimento Malattie Infettive, Istituto Superiore di Sanità, Roma

 

Dal 1999 è presente in Italia un sistema di sorveglianza che ha permesso durante tutte le stagioni influenzali di caratterizzare l’intensità nazionale e regionale della sindrome simil-influenzale (influenza-like illness, ILI) per settimana.

 

In Italia, la sorveglianza dell’influenza prevede la rilevazione stagionale delle ILI attraverso la rete di medici sentinella InfluNet. I dati forniti dal sistema di rilevazione hanno permesso di stimare che le ILI interessano ogni anno una percentuale compresa tra il 4 e il 12% della popolazione italiana, a seconda delle caratteristiche del virus influenzale circolante.

 

Il picco epidemico per la stagione 2016-17 è stato caratterizzato da una incidenza cumulativa di media entità rispetto alle stagioni precedenti (116 casi per 1.000 nella stagione 2004-05, 99 casi per 1.000 assistiti nella stagione pandemica 2009-10). L’incidenza cumulativa osservata nelle due fasce di età pediatrica è stata di 230 casi per 1.000 assistiti nella fascia di età 0-4 anni e di 133 casi nella fascia di età 5-14 anni. Come di consueto, l’incidenza ha mostrato una diminuzione all’aumentare dell’età e ha raggiunto il valore minimo nei giovani adulti e negli anziani (87 casi per 1.000 assistiti tra gli individui di età compresa tra 15 e 64 anni, e 51 casi tra quelli di età pari o superiore a 65 anni). Tuttavia, il valore di incidenza osservato negli anziani durante la stagione 2016-17 è stato di gran lunga il più alto mai rilevato dall’inizio della sorveglianza.

 

Come ha evidenziato il rapporto della sorveglianza integrata dell’influenza FLUNEWS pubblicato settimanalmente sul sito di Epicentro (1), l’impatto di questa stagione, in termini di numero di casi gravi e di decessi da influenza confermata e ricoverati in terapia intensiva, è stato di media entità e pertanto rispetto alla precedente stagione sono stati segnalati più casi gravi e decessi. In particolare, nella stagione 2016-17, sono stati segnalati 162 casi gravi e 68 decessi da influenza confermata da 11 regioni e province autonome (1). Inoltre, sulla base dei dati del network EUROMOMO per il monitoraggio della mortalità in Europa (2), a cui partecipano 19 Paesi europei, si è osservato un eccesso di decessi per tutte le cause nelle ultime due settimane di dicembre 2016 e nelle prime quattro di gennaio 2017 in Italia, come in Francia, Spagna e Portogallo, per rientrare nei valori attesi a fine febbraio. Lo scorso inverno all’epidemia influenzale è stato, quindi, associato un tasso di mortalità nella popolazione anziana più elevato rispetto alle attese. Il dato peggiore è stato osservato in Italia, con un incremento stimato del 10%, e nella settimana di picco del 42%, rispetto al valore atteso. A contribuire all’incremento dell’eccesso di mortalità è stata la particolare virulenza dell’epidemia associata a una bassa copertura vaccinale negli anziani, per la quale stiamo osservando, nelle ultime stagioni, valori intorno al 50%, nonostante l’obiettivo minimo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e del Ministero della Salute sia il raggiungimento del 75% della copertura tra gli ultrasessantacinquenni e tra i soggetti con condizioni di rischio (3).

 

Durante tutta la stagione vi è stata una netta predominanza dei virus influenzali di tipo A (95%), in particolare di quelli appartenenti al sottotipo H3N2 (99% dei ceppi A sottotipizzati). Solo a partire da metà febbraio si è osservata una proporzione crescente dei virus di tipo B, la cui circolazione si è comunque sempre mantenuta a livelli bassi (5%) (4). Lo stesso andamento è stato osservato nella maggior parte dei casi gravi ricoverati in terapia intensiva nella scorsa stagione, con la netta prevalenza del virus A/H3N2 rispetto al virus A/H1N1pdm09 e del virus B. I risultati delle analisi di caratterizzazione antigenica e molecolare, effettuate sui ceppi A/H3N2, hanno permesso di confermare l’appartenenza di tutti i ceppi analizzati al sottogruppo genetico 3C.2a contenuto nel vaccino, la maggior parte dei quali confluisce all’interno del più recente sub-clade 3C.2a1. Non è ben chiaro il significato clinico di queste sostituzioni e infatti l’OMS e l’European Centre for Disease Prevention and Control hanno sottolineato che i virus appartenenti ai due suddetti sottogruppi genetici risultano antigenicamente simili. Tuttavia, l’efficacia della vaccinazione, soprattutto nella popolazione anziana, è stata moderata, suggerendo un potenziale mismatch fra virus A/H3N2 circolanti e virus contenuto nel vaccino.

 

In questa stagione, quindi, sia a livello nazionale che europeo, la sorveglianza ha permesso di descrivere l’epidemia influenzale, permettendoci di acquisire tempestivamente informazioni utili per definire l’intensità e il conseguente impatto. Non va dimenticato infatti che l’influenza rappresenta una rilevante fonte di costi diretti e indiretti, per la gestione delle misure di controllo, dei casi e delle complicanze della malattia.

 

Riferimenti bibliografici

1. FluNews Rapporto epidemiologico settimanale.

2. www.euromomo.eu/

3. Ministero della Salute. Prevenzione e controllo dell’influenza.

4. InfluNet. Sorveglianza virologica. Aggiornamento settimana 17/2017.