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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Il monitoraggio della salute dei detenuti nel carcere di Trento. L'indagine PASSI in carcere (2016)

Pirous Fateh-Moghadam¹, Laura Battisti¹, Stefania Pancher², Pierino Anesin², Chiara Mazzetti², Claudio Ramponi² e Silvio Fedrigotti¹

¹Dipartimento Salute e Solidarietà Sociale, Provincia Autonoma di Trento;

²Distaccamento presso la Casa circondariale di Trento dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari

 

 

SUMMARY (Prison health in Trento (Italy): the 2016 health and behavioural risk factor survey among inmates of the local prison) - The United Nations basic principles for the treatment of prisoners states that "prisoners shall have access to the health services available in the country without discrimination on the grounds of their legal situation". In Italy this principle has been implemented by a national law that assigns the responsibility for prisoners' health directly to the National Health Service, establishing therefore the equal treatment of citizens inside and outside prison walls. As a matter of fact, since the Local Health Unit is in charge of prisons' health in Trento, high quality medical assistance is indeed guaranteed at the local prison. However, prisoners suffer a disproportionate burden of health problems and their health needs related to the possibility to adopt healthy lifestyles inside the prison facility are often neglected. In May 2016 in order to monitor health status and to inform and stimulate health promotion efforts, we conducted a cross sectional survey on prisoners' health performing face-to-face interviews with a representative sample of 239 male inmates of the local prison using a standardized questionnaire adopted from the Italian behavioural risk factor surveillance system PASSI. Not surprisingly one of the main results of the survey is the relatively high proportion of symptoms of depression (42%), measured by PHQ-9, particularly among the younger age groups, the foreign born prisoners and among those with financial problems or with problems in maintaining regular contacts with friends and family members. Other important findings are the high prevalence of smokers (72%), non smokers exposed to second hand smoke in their cells (44%), sedentary lifestyle (40%), low fruit and vegetable consumption (13% of “five-a-day”). Furthermore 65% of prisoners declared heavy alcohol consumption prior to incarceration. Results were disseminated among stakeholders and it has been agreed to establish a health promotion action plan based on the study findings.

Key words: prison; health promotion; public health surveillance

pirous.fatehmoghadam@provincia.tn.it

 

 

Introduzione

La maggior parte dei cittadini italiani, anche se vive in una città in cui è presente un carcere, non sa praticamente nulla del tipo di attività che si svolge all’interno di un istituto penitenziario. Nell’ambito delle esperienze personali, il carcere rimane un mondo sconosciuto, poco esplorato. Perché? Un motivo è rappresentato dalla difficoltà di accesso a questo ambiente, separato dal resto della società e caratterizzato da regole ferree e vincoli imposti per “ragioni di sicurezza”, i quali, anche se ovvi e in gran parte coerenti con la logica carceraria, possono a volte essere strumentalizzati per il quieto vivere di tutti. Un secondo motivo è la mancanza di committenti di indagini sul mondo carcerario: i detenuti non hanno chiaramente una lobby alle spalle, politicamente non “paga” adoperarsi per chi ha commesso reati, non ci sono margini di guadagno per investitori privati. Un terzo motivo, più profondo, è che sembra normale, e tutto sommato accettabile, che si soffra in prigione, purché tale sofferenza non superi certi livelli (e conduca, ad esempio, al suicidio).

 

Per questa serie di motivi il monitoraggio e la promozione della salute tra i detenuti rimangono negletti, nonostante il legislatore abbia definito, con un decreto del 2008 (1), che dal punto di vista della salute e della sanità “il trattamento della popolazione carceraria debba essere equiparabile a quello della popolazione generale”. I detenuti dovrebbero vivere in un ambiente che favorisca la salute e renda possibile l’adesione alle raccomandazioni sui corretti stili di vita. Il suddetto decreto prevede, inoltre, l’attivazione in tutte le regioni di una rilevazione sistematica sullo stato di salute e sui fattori di rischio individuali dei detenuti presenti negli istituti di pena del territorio di riferimento.

 

Obiettivo della presente indagine è, quindi, rispondere ai bisogni conoscitivi esplicitati nel decreto e impostare e testare un metodo di rilevazione sistematica sulla salute dei detenuti, con particolare attenzione a quella mentale, facilmente replicabile nel tempo e in altre regioni italiane, al fine di guidare, in maniera razionale, la programmazione degli interventi di promozione della salute in carcere.

 

Materiali e metodi

Partendo dal questionario del sistema di sorveglianza PASSI (2), è stato sviluppato il questionario PASSI-Carcere, con le seguenti caratteristiche:

  • sono state aggiunte domande specifiche sulla vita in carcere (permanenza in cella e numero di detenuti per cella, attività lavorative e di formazione, isolamento, rapporto con familiari e altri detenuti, violenza, percezione di qualità dell’assistenza);
  • è stata ampliata la sezione relativa alla salute mentale utilizzando il Patient Health Questionnaire-9 (PHQ-9) per la diagnosi e il monitoraggio della depressione (3);
  • è stato inserito un modulo sulla salute orale.

Il questionario è stato perfezionato dopo un pre-test su 17 soggetti ed è stato somministrato vis-à-vis alla popolazione carceraria da 10 intervistatori formati appositamente. È stato estratto un campione casuale di 239 detenuti maschi dall’elenco dei presenti nella casa circondariale di Trento a fine aprile 2016, stratificando per sezione del carcere (che identifica specifiche caratteristiche dei detenuti e dei reati). La significatività delle associazioni è stata verificata tramite regressione logistica. Per l’inserimento/archiviazione dei dati è stato sviluppato, usando lo stesso sistema in uso nel PASSI, il software PASSI-Carcere. Le analisi statistiche sono state condotte con il programma SAS 9.13.

 

Risultati

Sono stati intervistati 239 detenuti maschi presso la casa circondariale di Trento (su 317 presenti al momento del campionamento), con un tasso di rispondenza del 96%. Nove detenuti hanno rifiutato di partecipare all’indagine. Il 66% (IC 95%: 60%-72%) degli intervistati ha cittadinanza straniera, ma solo 6 non sono riusciti a rispondere alle domande per problemi di comprensione linguistica e quindi esclusi dal campione, perché non eleggibili, insieme a 3 detenuti scarcerati prima dell’intervista. Il tempo medio per intervista è stato di 31 minuti (da 12 a 132, mediana 26). Le interviste sono state eseguite in 12 giornate dai 10 intervistatori nei locali dell’infermeria e negli ambulatori medici collocati in aree diverse della casa circondariale. L’età media dei detenuti era di 37,6 anni (range: 19-70 anni). Il 69% aveva un titolo di studio basso (10% nessun titolo, 9% licenza elementare, 50% media inferiore) e il 23% ha avuto (prima dell’ingresso in carcere) molte difficoltà economiche, il 22% qualche difficoltà.

 

Il 54% (IC 95%: 48%-60%) dei detenuti ha dichiarato di sentirsi molto bene o bene, il 24% (IC 95%: 18%-29%) discretamente e il 22% (IC 95%: 17%-28%) male o molto male. La media di giorni di vita vissuta in cattiva salute (fisica e/o mentale) era di 15,5 giorni al mese (deviazione standard 13,0). Il 32% (IC 95%: 26%-38%) dei detenuti non presentava sintomi di depressione, il 26% (IC 95%: 20%-31%) sintomi lievi, il 17% (IC 95%: 12%-22%) moderati, il 17% (IC 95%: 12%- 22%) moderatamente gravi e l’8% (IC 95%: 5%-12%) gravi, per un complessivo 42% (IC 95%: 36%-49%) di detenuti con sintomi di depressione. Particolarmente a rischio sono risultati i detenuti più giovani (53%, 18-24 anni; 47%, 25-34 anni; 48%, 35-49 anni; 12%, 50 anni e più), gli stranieri (49% vs 28% italiani), chi riportava difficoltà economiche (67% vs 35% con nessuna) e chi aveva problemi nel mantenere i rapporti familiari e amicali (51% vs 22% molto/abbastanza facile mantenere i rapporti). Il 46% (IC 95%: 37%-56%) dei detenuti che presentava sintomi depressivi non parlava con nessuno delle proprie difficoltà (Figura).

 

Sono stati messi in evidenza aspetti rilevanti per la salute: il 72% dei detenuti fuma (IC 95%: 67%-78%) al momento dell’indagine e di questi il 47% è desideroso di smettere; il 44% di non fumatori è esposto al fumo passivo nella propria cella (IC 95%: 32%-56%); il 40% è sedentario (IC 95%: 34%-47%); i detenuti non mangiano abbastanza frutta e verdura: solo il 13% (IC 95%: 9%-18%) mangia in carcere le 5 porzioni giornalieri raccomandate.

 

 

Discussione

Alcune criticità emerse dall’indagine sono più difficilmente affrontabili con interventi di promozione della salute, mentre altri problemi sono più gestibili:

  • i fumatori desiderosi di liberarsi dalla dipendenza da tabacco potrebbero essere sostenuti attraverso l’offerta di corsi che l’azienda sanitaria già offre alla popolazione generale; • i detenuti con problemi legati all’alcol potrebbero essere messi in contatto con i servizi di alcologia e le associazioni degli Alcolisti Anonimi presenti sul territorio in modo che al momento della scarcerazione abbiano già dei punti di riferimento consolidati (quest’ultimo tipo di intervento è stato nel frattempo implementato);
  • l’attività fisica potrebbe essere maggiormente promossa attraverso l’uso più efficiente della palestra e organizzando regolarmente partite di calcio, di basket ecc, negli spazi all’aperto della casa circondariale con ripercussioni positive sulla salute mentale. Alcune attività fisiche attualmente praticate dai detenuti (esercizi con pesi fai-da-te in cella) sono vietate, ma potrebbero essere autorizzate e incoraggiate;
  • una sana alimentazione potrebbe essere promossa attraverso corsi di cucina per i detenuti che si preparano regolarmente i pasti in cella.

Per quanto riguarda le relazioni con i familiari o gli amici, più difficilmente affrontabili dalla sanità pubblica, ma che risultano così importanti nella prevenzione dei sintomi di depressione, possono essere facilitate rimuovendo alcuni ostacoli burocratici (necessità di riavviare le pratiche dopo un trasferimento, considerare come familiare anche fidanzate/i non conviventi, permettere l’utilizzo di software per videochiamate).

 

I contatti con il mondo esterno potrebbero essere incrementati in occasione di spettacoli teatrali realizzati dai detenuti, aprendoli non solo agli operatori carcerari e ai loro familiari, ma anche al pubblico esterno.

 

Come trasformare queste raccomandazioni in azioni concrete? Alla fine del 2016 si è tenuto un incontro con la direzione del carcere e il Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria per il Triveneto che ha definito: realizzazione di un piano di azione sulla promozione della salute in carcere; attività di monitoraggio sullo stato di salute anche attraverso tecniche più “qualitative” (focus group) e per raccogliere anche le opinioni e i bisogni di salute del personale di custodia o altrimenti operativo all’interno del carcere.

 

Conclusioni

È stata realizzata un’indagine sulla salute in carcere attraverso la somministrazione di un questionario standardizzato a un campione rappresentativo di detenuti della casa circondariale di Trento. L’indagine è risultata gradita sia ai detenuti sia agli intervistatori. I risultati dell’indagine possono essere affiancati ai dati di assistenza ai detenuti nell’ambito di un profilo di salute dei detenuti, rispondendo così ai requisiti stabiliti dal legislatore e fornendo preziose informazioni per la programmazione di interventi di promozione di salute. I risultati dell’indagine forniscono infatti una solida base per l’avvio di un gruppo di lavoro sulla promozione della salute in carcere. Grazie all’incardinamento nel sistema PASSI, l’indagine può essere facilmente replicata nel tempo e in altre regioni o ASL.

 

Riferimenti bibliografici

1. Italia. Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 1 aprile 2008. Modalità e criteri per il trasferimento al Servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di sanità penitenziaria (Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 126, 30 maggio 2008).

2. Gruppo Tecnico di Coordinamento del Progetto di sperimentazione del “Sistema di Sorveglianza PASSI”. Sistema di Sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia). Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2007 (Rapporti ISTISAN 07/30).

3. Barry LC, Wakefield DB, Trestman RL, et al. Disability in prison activities of daily living and likelihood of depression and suicidal ideation in older prisoners. Int J Geriatr Psychiatry 2017:32(10):1141-9.

 

 

Dichiarazione sui conflitti di interesse

Gli autori dichiarano che non esiste alcun potenziale conflitto di interesse o alcuna relazione di natura finanziaria o personale con persone o con organizzazioni che possano influenzare in modo inappropriato lo svolgimento e i risultati di questo lavoro.