I programmi di screening oncologico organizzati in Italia: differenze tra macroaree da un’indagine su Regioni e Province Autonome (2023)
Laura Timellia, Maria Giulia Marinoa, Maria Teresa Menzanoa, Francesco Vaiab, Daniela Galeonea
aUfficio 8 - Promozione della salute e prevenzione e controllo delle malattie cronico-degenerative, ex Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria, Ministero della Salute, Roma
bex Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria, Ministero della Salute, Roma
Citare come segue: Timelli L, Marino MG, Menzano MT, Vaia F, Galeone D. I programmi di screening oncologico organizzati in Italia: differenze tra macroaree da un’indagine su Regioni e Province Autonome (2023). Boll Epidemiol Naz 2024;5(1):15-22. DOI: https://doi.org/10.53225/BEN_083
The organised cancer screening programmes in Italy: differences between macro-areas, from a survey of Autonomous Provinces and regions (2023)
Introduction
Screening programs are key preventive measures to reduce the burden of cancer. Screening tests are offered by the Italian National Health Service to people in age groups considered to be at higher risk of developing the disease. By law, these must be offered throughout the national territory and their organisation is based on the integration of national, regional and local policies. Aim of this work is to deepen the management of screening programmes provided by the Regions and Autonomous Provinces.
Materials and methods
The Italian Regions and Autonomous Provinces were asked by the Ministry of Health to complete a questionnaire on organizational aspects of the screening programmes.
Results
No particular differences were found between the different macro-areas of the Italian territory in terms of organisation, invitation and response to screening, response times, communication and information campaigns, and training of all the health operators involved. The only exception is the provision of screening in the northcentral Regions compared to south ones, in particular regarding the extension of mammography and colorectal screening to more age groups and the cervical screening with HPV-DNA testing. As regards cervical screening, the implementation of a specific calendar for women vaccinated against HPV infection at an early age is more widespread adopted in the northern Regions than in the rest of Italy.
Discussion and conclusions
Understanding the organisational and management aspects of regional screening services is the starting point for improving the quality and equity of screening programmes and increasing the percentage of the population that consciously adheres to it.
Key words: cancer screening; health services; Italy
Introduzione
I programmi organizzati di screening oncologico (SO) sono interventi di sanità pubblica che il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) offre attivamente, gratuitamente e sistematicamente alla popolazione tramite un percorso organizzato di prevenzione secondaria, con l’obiettivo di identificare, attraverso la diagnosi precoce, tumori non riconosciuti o lesioni pre-cancerose in una popolazione asintomatica, apparentemente sana, per ridurre sia la mortalità per tumore, sia, in alcuni casi, l’incidenza della malattia (1, 2). I programmi di SO sono offerti su tutto il territorio nazionale a persone appartenenti a fasce di età considerate a maggior rischio di insorgenza della patologia, nel rispetto del DPCM 12 gennaio 2017 sui nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e sono monitorati attraverso la raccolta, da parte delle Regioni/Province Autonome (PA), di dati utili al calcolo di specifici indicatori, analizzati ed elaborati dall’Osservatorio Nazionale Screening (ONS).
Attualmente gli SO offerti dall’SSN sono:
- screening cervicale: prevenzione del tumore del collo dell’utero nella popolazione femminile 25-64 anni;
- screening mammografico: diagnosi precoce del tumore del seno nella popolazione femminile 50-69 anni;
- screening colorettale: prevenzione del tumore colon-retto nella popolazione femminile e maschile 50-69 anni.
Nel 2022 il dato di copertura nazionale per lo screening mammografico è stato del 43% (in calo rispetto al 2021, soprattutto al Nord), con forti disomogeneità tra le macroaree (Nord 54%, Centro 47%, Sud e Isole 26%). Per quanto riguarda lo screening cervicale, il valore a livello nazionale è del 41%, con minori variazioni tra le macroaree, mentre per la ricerca del sangue occulto per il tumore colorettale si attesta al 27%, con un evidente trend Nord (38%), Centro (28%), Sud (12%) (3). I dati evidenziano, comunque, una forte ripresa rispetto al periodo pandemico legato al COVID-19, durante il quale si è assistito a un generale rallentamento dell’attività dei servizi di SO che, a partire già dall’anno 2021, hanno recuperato il ritardo tornando, relativamente agli inviti alla popolazione, a livelli pre-pandemici (4).
Le raccomandazioni per la pianificazione e l’esecuzione degli SO sono parte dell’azione del Ministero della Salute e del Governo d’intesa con le Regioni/PA. L’implementazione su tutto il territorio dei programmi organizzati di SO ha rappresentato un obiettivo di tutti i Piani Nazionali della Prevenzione (PNP) a partire da quello 2005- 2007. In particolare, il PNP 2020-2025 prevede, quali obiettivi strategici, di aumentare l’estensione e l’adesione ai programmi di SO nella popolazione target per ciascuno dei 3 tumori oggetto di screening e di identificare precocemente i soggetti a rischio eredo-familiare per il tumore della mammella (5). In riferimento a tali obiettivi, l’ONS, in una nota ai coordinamenti regionali screening, ha indicato, tra le azioni prioritarie da sviluppare per la redazione di un Programma Libero (PL) “Screening Oncologici” nell’ambito dei Piani Regionali di Prevenzione (PRP), l’estensione dello screening mammografico alla fascia di età 45- 74 anni e quello colorettale fino a 74 anni, come consigliato dalle Raccomandazioni del Consiglio Europeo del 2022 (6). Tali indicazioni sono riportate anche nel Piano Oncologico Nazionale (PON) 2023- 2027 - documento di pianificazione e indirizzo per la prevenzione e il contrasto del cancro - finalizzato a migliorare il percorso complessivo di lotta alle patologie neoplastiche in termini di efficacia, efficienza, appropriatezza, empowerment e gradimento dei pazienti, nonché a contenere i costi sanitari e sociali da esse determinati. Il PON, coerentemente con le finalità del Piano europeo contro il cancro del 2021 (Europe’s Beating Cancer Plan), individua tra gli obiettivi anche il sostegno ai programmi organizzati di screening (7).
Il PNP 2020-2025 prevede, nell’ambito delle Linee di supporto centrale, l’Azione Centrale 10 “Perseguimento dell’equità nella offerta e nella erogazione dei programmi di screening oncologico organizzato su tutto il territorio nazionale e valutazione di modelli tecnico-organizzativi anche in nuovi ambiti di patologia”(5), in attuazione della quale è scaturita l’esigenza di raccogliere informazioni, standardizzate e aggiornate, di cui non si disponeva in precedenza, sull’organizzazione dei programmi di screening a livello regionale. È stata pertanto realizzata un'indagine nazionale attraverso la somministrazione di un questionario informativo per la compilazione congiunta da parte dei referenti regionali dei PL Screening dei PRP e dei referenti dei Coordinamenti regionali dell'ONS. Il questionario è stato inviato alle Regioni/PA tramite il Coordinamento Interregionale di Prevenzione (CIP).
L’obiettivo dell’indagine è stato quello di fotografare la realtà italiana in relazione agli aspetti organizzativi e gestionali dei programmi di SO, rilevando elementi che possano potenzialmente riorientare/migliorare le programmazioni regionali, individuando specifici elementi di criticità sui quali intervenire con azioni di governance nazionale. Il presente manoscritto si propone di presentare i principali risultati di questa indagine.
Materiali e metodi
Nel mese di settembre 2023 è stato inviato dalla ex Direzione Generale della Prevenzione del Ministero della Salute alle Regioni/PA un questionario conoscitivo sugli aspetti organizzativi e gestionali dei programmi di SO (Materiale aggiuntivo - Questionario). Le informazioni raccolte hanno riguardato 5 ambiti di interesse. Nello specifico:
- organizzativo o di carattere generale: coordinamento regionale screening attivo, presenza di referenti regionale e aziendali per gli screening, referente regionale “dedicato” al PL del PNP;
- dettaglio sui tre programmi di screening: quali screening sono offerti dalle aziende sanitarie, ampliamento delle fasce di età, protocolli differenziali;
- modalità di invito e risposta agli screening e tempi di risposta;
- campagne di comunicazione e informazione;
- formazione del personale. A fine ottobre 2023 tutti i questionari sono stati restituiti compilati da parte delle Regioni/PA.
I dati ottenuti sono stati sintetizzati con statistiche descrittive. Nello specifico, sono riportate le percentuali di frequenza relative al numero di Regioni/PA rispondenti a una determinata caratteristica. Le percentuali sono state calcolate sia a livello nazionale che a livello delle tre macroaree (MA) territoriali: Nord (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, PA Trento, PA Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria ed Emilia-Romagna), Centro (Toscana, Marche, Lazio e Umbria) e Sud (Abruzzo, Campania, Puglia, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna). Per alcune caratteristiche sono, inoltre, state calcolate le percentuali pesate rispetto alla popolazione target di riferimento di ciascuno screening delle singole MA, utilizzando i dati Istat della popolazione residente (Materiale aggiuntivo - Tabella 1 e Tabella 2). Questa informazione corregge la semplice percentuale, tenendo conto del peso, inteso come numero di residenti, che la Regione ha all’interno della MA. Per le risposte è stato considerato quanto in essere nel periodo di rilevazione e non quanto riportato come programmazione futura.
Risultati
Organizzazione
Il coordinamento regionale screening, già previsto nelle raccomandazioni ministeriali del 2006 (1), è attivo nel 90% delle Regioni/PA, solo in una Regione/PA del Nord e in una del Sud non è stato ancora attivato. Tutte le Regioni/PA hanno individuato i referenti dei programmi organizzati di screening, sia a livello regionale che aziendale.
Il 44% delle Regioni/PA del Nord e il 50% di quelle del Centro e del Sud hanno un referente specifico dedicato ai PL screening del PRP e nelle restanti il referente coincide con quello dei programmi di screening.
Tutte le aziende sanitarie sul territorio italiano erogano almeno una tipologia di programma di screening.
Programmi di screening
Come riportato in Tabella 1, che riassume le principali caratteristiche dell’offerta degli screening sul territorio, l’Italia sembra essere divisa in due. Da una parte le Regioni del Centro/Nord che mostrano una buona organizzazione, con differenze che riguardano prevalentemente l’estensione dell’offerta dello screening mammografico alle donne più giovani e l’implementazione di protocolli per lo screening della cervice che tengano conto dello stato vaccinale contro il papilloma virus (human papilloma virus, HPV) (78% delle Regioni del Nord vs 50% del Centro, per entrambe le caratteristiche); dall’altra parte ci sono le Regioni del Sud che, sebbene siano allineate con il resto del territorio italiano relativamente all’offerta di alcune tipologie di screening (cervice e colon-retto), sembrano essere più indietro riguardo l’estensione ad altre fasce di età, sia per lo screening mammografico che per il colon-retto (25% e 13% rispettivamente per il mammografico 45-50 anni e 70-74 anni e 13% per l’estensione dello screening colon-retto agli over 70), l’implementazione di protocolli per le donne vaccinate in giovane età per HPV (sono stati implementati solo nel 38% delle Regioni del Sud) e l’utilizzo delle farmacie come supporto alla facilitazione dello screening colon-retto (50%). Se si considerano le percentuali pesate, in generale, i valori crescono sia al Nord che al Sud, a indicare che sono le Regioni/PA con numero maggiore di popolazione target a presentare la caratteristica considerata. Fa eccezione il Centro in cui, per alcune caratteristiche, come l’estensione dello screening mammografico alle donne tra i 45 e i 49 anni, la collaborazione con le farmacie nello screening colorettale e l’implementazione ad hoc per le donne vaccinate contro l’HPV, le percentuali pesate presentano valori più bassi, a indicare che queste caratteristiche sono state meno implementate nelle Regioni più popolose. Nell’ambito del consolidamento dei programmi organizzati di screening, particolare importanza riveste il completamento della transizione verso il modello basato sull’utilizzo del test primario HPVDNA per lo screening del cervicocarcinoma (5). Le Regioni del Centro sembrano aver completato tale transizione seguite dal Nord, mentre il Sud rimane leggermente indietro, mancando il 25% delle Regioni alla piena attuazione di tale passaggio.
Infine, il servizio per eseguire il test HPV mediante auto-prelievo utilizzando un kit apposito è ancora scarsamente utilizzato: solo in 4 Regioni/ PA in tutto il Paese viene offerto da alcune aziende sanitarie.
Modalità di invito agli screening e tempi di risposta
L’invito cartaceo rimane la modalità primaria di offerta e promemoria dello screening in tutto il territorio italiano. Alcune Regioni/PA del Nord potenziano l’invito cartaceo affiancandolo con chiamate e/o messaggi telefonici (33%), tramite il medico di medicina generale (MMG) (33%), il fascicolo sanitario elettronico (FSE) (22%) e l’auto-prenotazione tramite il sito web della Regione (44%); al Centro, oltre l’invito cartaceo, c’è la possibilità di auto-prenotazione attraverso il portale regionale (50%) e il supporto degli MMG (25%); al Sud ci si appoggia agli inviti telefonici (38%) e/o all’MMG (38%), fermo restando l’invito cartaceo.
Anche il referto degli esami di screening che non prevedono ulteriori accertamenti viene inviato per posta in tutte le macroaree. A questa modalità, nel Nord, in più della metà delle Regioni/ PA (67%), si aggiunge l’inserimento del referto sul FSE, mentre nel Sud viene utilizzato anche l’invio tramite posta elettronica (38%).
I tempi medi dichiarati di invio del referto si attestano intorno ai 15-30 giorni dalla data dell’esame, con poche Regioni/PA che dichiarano di superare i 30 giorni.
La presenza di un sistema informativo che dispone delle informazioni personali dei soggetti consente l’ottimizzazione della gestione di un programma di screening. Dalla survey emerge che tutte le Regioni/PA registrano i dati degli inviti e delle adesioni in una banca dati, che, per le Regioni del Centro/Sud, è prevalentemente (>50%) a livello regionale, mentre per quelle del Nord il 56% utilizza un database a livello aziendale. In tutte le MA, senza particolari differenze, vengono raccolti anche i dati relativi alla presa in carico e al percorso del paziente in caso di positività di screening. Solo due Regioni, una al Nord e una al Sud, non registrano queste informazioni.
Campagne di comunicazione
La partecipazione agli screening è l’esercizio di un diritto e richiede piena consapevolezza. Alla luce di ciò, gli aspetti comunicativi sono determinanti per il successo di un programma organizzato (4). Tutte le Regioni/PA prevedono campagne di comunicazione/informazione per il cittadino, sia a livello di singola azienda che a livello regionale, senza differenze territoriali rilevanti. In generale, vengono ripetute con regolarità nel 67% delle Regioni/PA del Nord, nel 50% del Centro e nel 62% del Sud.
Nella Figura sono riportate le modalità con cui vengono diffuse le campagne sul territorio italiano, sia a livello nazionale che nel dettaglio delle MA. Gli opuscoli/poster informativi presso ospedali, consultori, ambulatori e farmacie rappresentano la modalità prevalente (>60%) in tutto il territorio e, mentre nel Centro/Nord la percentuale delle Regioni/PA è la stessa per tutte le tre modalità di comunicazione (67% delle Regioni/PA al Nord e 75% al Centro), al Sud c’è più variabilità del fenomeno, con il 100% delle Regioni che veicola i messaggi tramite opuscoli presso ospedali e ambulatori, l’88% presso i consultori e il 63% nelle farmacie. Oltre a queste modalità, al Centro/Nord ci sono ulteriori mezzi di comunicazione (che ricadono in “Altro”) e che, prevalentemente, sono rappresentati dai canali social regionale/aziendali e dai siti web. La comunicazione veicolata tramite l’MMG, che sembra essere la meno utilizzata sia al Nord che al Centro, nel Sud ha un peso maggiore, con il 50% delle Regioni che utilizza l’MMG per le informazioni inerenti agli screening.
Tutte le Regioni/PA del Centro/Nord e il 75% di quelle del Sud hanno una pagina web/sito internet per la diffusione delle informazioni sugli screening.
Infine, tutte le Regioni/PA, tranne una Regione del Nord, hanno messo a disposizione un numero telefonico dedicato agli screening, regionale o aziendale.
Formazione
La formazione del personale sanitario, tecnico e anche amministrativo è necessaria per garantire la qualità dell’intervento di screening. In accordo con le Raccomandazioni europee (6), i programmi organizzati di screening assicurano controlli di qualità rigorosi, attraverso la standardizzazione delle procedure di lettura dei test a livello nazionale e la garanzia della formazione continua degli operatori dedicati (1). In tutte le Regioni/PA è offerta la formazione al personale coinvolto. Nel Nord e nel Sud è organizzata prevalentemente a livello aziendale (67% e 50% delle Regioni/PA, rispettivamente), mentre al Centro il 75% delle Regioni organizza formazione sia a livello regionale che aziendale. Riguardo la modalità di espletamento della formazione, nel Nord più del 50% delle Regioni/ PA utilizza la formazione residenziale, al Centro la totalità delle Regioni privilegia la modalità mista, mentre il Sud non presenta una modalità nettamente preferita. Il coinvolgimento ai corsi di formazione anche degli MMG e dei pediatri di libera scelta è maggiore al Sud rispetto al Centro e al Nord (75% vs 50% e 44%, rispettivamente). La maggior parte delle Regioni/PA del Nord e del Centro (almeno 75%) dichiara che la formazione è ripetuta con cadenza regolare, mentre al Sud la regolarità delle attività di formazione riguarda solo il 50% delle Regioni (Tabella 2).
Discussione
Questa è la prima indagine condotta dal Ministero della Salute che restituisce, a livello nazionale, un quadro dei servizi regionali di screening dal punto di vista organizzativo e gestionale. Organizzativamente non sembrano esserci particolari differenze tra le diverse macroaree, anche se l’offerta dei programmi di screening evidenzia una sostanziale difformità tra quanto erogato dalle Regioni/PA del Centro/Nord rispetto a quelle del Sud.
L’istituzione di un coordinamento regionale screening, tra i cui compiti dovrebbe esserci il costante monitoraggio dell’andamento dei programmi di SO, risulta fondamentale per migliorare il grado di sviluppo dei programmi stessi al fine di aumentare i livelli di copertura e adesione e ridurre le disomogeneità territoriali. Questo organo non è ancora presente in tutte le Regioni, ma, rientrando tra gli obiettivi del PNP 2020-2025 (5), si presume che le due Regioni nelle quali non è ancora presente lo istituiranno entro il termine di valenza del Piano.
Come sottolineato, nell’offerta degli screening si evidenzia un divario Nord/Centro e Sud che parzialmente rispecchia il gradiente presente nei dati di estensione e adesione 2021 pubblicati dall’ONS (4). È di fondamentale importanza attivare in ogni azienda sanitaria i programmi di screening offerti a livello nazionale, garantendo equità di accesso a tutti i cittadini, secondo quanto previsto dai LEA. Il tema dell’equità è stato particolarmente sentito anche nella progettazione del PNP 2020-2025: all’interno dei PRP è infatti necessario utilizzare un approccio volto all’equità nell’individuazione delle azioni nei diversi programmi predefiniti e liberi. Sempre in questa ottica, il Programma Operativo Nazionale “Equità nella Salute” (8), finanziato con fondi strutturali e d'investimento europei, agirà quale strumento di supporto nei confronti di sette Regioni del Sud Italia, promuovendo l’accesso al percorso di screening oncologico di particolari fasce di popolazione hard to reach. Anche per quanto riguarda l’adesione alle recenti raccomandazioni del Consiglio europeo relativamente all’ampliamento delle fasce d’età per lo screening mammografico e colorettale, si riscontra una netta differenza tra le Regioni/PA del Nord e il resto del territorio, particolarmente per quanto concerne le Regioni meridionali. Bisogna tenere presente però che, essendo queste prestazioni al di fuori delle fasce di età inserite nei LEA per gli SO, le Regioni/PA sottoposte ai piani di rientro e vincolate a budget di spesa non possono offrirle e, al Sud, 5 Regioni su 8 sono attualmente in questa situazione. Una possibilità in questo senso potrebbe essere rappresentata dai fondi previsti per l’implementazione delle linee strategiche del PON, pari a 10 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2027 ripartiti tra le Regioni/PA, che potrebbero, in base alle scelte regionali, contribuire all’ampliamento delle fasce d’età, anche nelle Regioni in piano di rientro (9).
Le collaborazioni intersettoriali possono contribuire ad aumentare la partecipazione agli SO, ad esempio quella con le farmacie per la raccolta del campione per la ricerca del sangue occulto nelle feci. Tale collaborazione risulta ben avviata al Nord e al Centro, meno al Sud. La mancanza delle disponibilità della vasta rete offerta dalle farmacie potrebbe influenzare negativamente l’adesione allo screening colorettale, considerato che la prossimità del servizio è sicuramente un fattore facilitante la partecipazione del cittadino.
L’invito cartaceo è la modalità principale di chiamata allo screening su tutto il territorio nazionale. Per potenziarne la risposta, ridurre il rischio di mancato recapito e dunque aumentare le probabilità di adesione, sembra utile l’affiancamento con altre modalità di invito, come messaggi telefonici (particolarmente incrementati dopo la pandemia da COVID-19), auto-prenotazione tramite il portale web e supporto degli MMG. Quest’ultima modalità, più attiva nelle Regioni del Sud (38%), è ripetutamente raccomandata sia a livello internazionale che nazionale in virtù del ruolo strategico, grazie al rapporto diretto con gli assistiti dell’MMG, nel favorire l’adesione ai programmi di screening e nel counselling in tutte le fasi del programma (1).
È auspicabile la presenza di un sistema informativo che consenta non solo di organizzare e gestire la parte di invito ed esecuzione degli screening e di registrare la presa in carico e il percorso del paziente in caso di positività, ma anche di valutare l’intero processo, in termini di impatto, costi e meccanismi di correzione, di elaborare e diffondere le informazioni alla popolazione. Da questa indagine si evince che tutte le Regioni/ PA sono dotate di un database, sia esso a livello aziendale o regionale. L’obiettivo ottimale da raggiungere sarebbe la standardizzazione dei sistemi informativi a livello nazionale con una condivisione di tracciati minimi standard. Questo agevolerebbe la creazione, nel futuro, di un registro nazionale screening, ma risulterebbe anche indispensabile nell’ottica di poter interfacciare i sistemi informativi con le altre piattaforme che gestiscono database a livello regionale correlabili agli screening, quali anagrafi vaccinali e registri tumori (1).
La comunicazione nell’ambito dei programmi di screening rappresenta un elemento importantissimo, da gestire in modo corretto, affinché risulti efficace nell’obiettivo che si persegue. Le informazioni che vengono date ai cittadini devono essere comprensibili ed esaustive, devono chiarire i benefici, ma anche i possibili effetti negativi e devono raggiungere il maggior numero di persone target possibili. La mancata adesione di coloro che ricevono l'invito da parte delle ASL è spesso legata a una scarsa propensione ad aderire a iniziative di prevenzione sanitaria, talora a causa di un basso livello di istruzione o di determinanti socioculturali sfavorevoli e scarsa familiarità con iniziative di medicina preventiva, in particolare nel caso delle persone straniere residenti. Sarebbe, quindi, opportuno sfruttare ogni occasione di contatto in ambito sanitario con gli utenti, soprattutto a livello territoriale (come vaccinazioni, visite ambulatoriali) per veicolare il messaggio sull’importanza dell’adesione ai percorsi organizzati di screening (1). Dalla survey emerge che tutte le Regioni/PA mettono in campo campagne di comunicazione sull’argomento a livello aziendale o regionale e i canali maggiormente utilizzati risultano essere gli opuscoli informativi disponibili presso presidi medici, consultori e farmacie. Inoltre, tutte le Regioni/PA del Centro e del Nord affermano di veicolare le informazioni attraverso i canali telematici, mentre al Sud ancora questa modalità non è diffusa capillarmente. La principale differenza tra le MA è rappresentata dal coinvolgimento della figura dell’MMG, che nel Sud sembra assumere un ruolo importante nel veicolare le informazioni relative al percorso screening. Questo potrebbe essere legato anche alla partecipazione maggiore dei medici di assistenza primaria ai percorsi formativi sugli screening organizzati nelle Regioni meridionali.
La formazione del personale dedicato attraverso l’attivazione di corsi specifici rientra tra i compiti delle Regioni/PA nell’ambito dell’organizzazione dei percorsi degli SO. Tutte le Regioni/PA organizzano corsi dedicati al personale coinvolto, ma quelle del Sud dichiarano una minore regolarità nella ripetizione costante dell’aggiornamento. La continuità della formazione e il perpetuo perfezionamento sono fondamentali per il mantenimento della qualità del servizio, come evidenziato nelle Raccomandazioni (1).
Va sottolineato che il quadro emerso dall’indagine è certamente in continua evoluzione, il che rappresenta anche un limite del presente lavoro. Tra i punti di forza è doveroso evidenziare la disponibilità di informazioni che non erano mai state accessibili in precedenza a livello centrale, raccolte attraverso un questionario composto da domande a maggioranza a risposta chiusa, la cui compilazione è stata curata dalla stessa figura professionale, a garanzia di una maggiore accuratezza e omogeneità di risposta.
Conclusioni
La conoscenza degli aspetti organizzativi e gestionali dei servizi regionali screening rappresenta il punto di partenza per poter implementare l’offerta dei programmi e incrementare la percentuale di popolazione che aderisce consapevolmente a essi.
Ampliare l’offerta di punti di SO e allargare la platea di partecipanti, attraverso la modellizzazione di nuovi percorsi, la promozione di modalità comunicative efficaci per una maggiore adesione ai programmi e l’adeguamento delle competenze del personale, sono azioni che possono contribuire al rafforzamento della capacità dei servizi di screening. In un’ottica di empowerment, è fondamentale responsabilizzare i diversi attori che intervengono nei programmi di screening, favorendone la partecipazione e il coinvolgimento attivo.
Gli SO possono essere considerati strumenti di equità sociale, poiché grazie a essi il guadagno in salute del singolo diviene benessere per la collettività. È necessario, pertanto, porre attenzione alla centralità della persona, sviluppando “azioni finalizzate ad accrescere la capacità degli individui di agire per la propria salute e per quella della collettività e di interagire con il sistema sanitario attraverso relazioni basate sulla fiducia” (5).
Anche alla luce dei potenziali futuri programmi di SO (per il tumore al polmone, prostata e stomaco) in base alle raccomandazioni del Consiglio europeo (6), sarà necessario garantire l’offerta omogenea su tutto il territorio nazionale di quanto già previsto dai LEA e dal Piano Nazionale di Prevenzione.
Conflitti di interesse dichiarati: nessuno.
Finanziamenti: nessuno.
Authorship: tutti gli autori hanno contribuito in modo significativo alla realizzazione di questo studio nella forma sottomessa.
Riferimenti bibliografici
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