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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Stranieri residenti in Italia: rapporto Istat 2005 su salute e ricorso ai servizi sanitari

Gli stranieri residenti in Italia godono di migliore salute rispetto agli italiani, sono più soddisfatti del Servizio sanitario nazionale e ricorrono maggiormente a strutture pubbliche e consultori, ma fanno poca prevenzione. L'80,3% degli stranieri, infatti, dichiara di stare bene o molto bene (contro il 71,8% tra gli italiani), ma ben il 39,1% degli uomini stranieri non controlla mai la pressione arteriosa (22% tra gli italiani) e solo la metà delle donne immigrate si sottopone agli screening dei tumori femminili (contro il 70% delle italiane).

 

Questi alcuni dei principali risultati dell’indagine Istat “Condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari della popolazione straniera residente in Italia - anno 2005”, condotta su un campione complessivo di circa 60 mila famiglie, che consente per la prima volta di far luce sulle condizioni di salute e sull’accesso ai servizi sanitari degli stranieri residenti nel nostro Paese.

 

Dalla ricerca emerge la fotografia di una popolazione straniera residente con bisogni di salute abbastanza simili a quelli della popolazione italiana e mediamente in migliori condizioni di salute. Negli immigrati residenti lo stato di salute soddisfacente si deve fondamentalmente a tre ordini di ragioni: in primo luogo, gli stranieri sono prevalentemente individui sani che si spostano per ragioni di lavoro; in secondo luogo, gli immigrati che non godono più di buona salute frequentemente decidono di tornare al proprio Paese d’origine (per le maggiori difficoltà nell’accesso ai servizi per ragioni di comunicazione o burocrazia); in terzo luogo, l’indagine prende in considerazione solo gli immigrati con regolare permesso di soggiorno, caratterizzati, pertanto, da una stabilità socioeconomica che gli stranieri irregolari non possiedono.

 

Il rapporto mette in evidenza che una comunicazione più efficace, attenta alle peculiarità socioculturali dei Paesi di origine degli immigrati residenti in Italia, potrebbe facilmente risolvere le problematiche emerse negli ambiti nei quali si registrano le maggiori criticità del Ssn, ovvero prevenzione, prestazioni di tipo specialistico e parte del percorso nascita.

 

Percezione dello stato di salute, abitudine al fumo e obesità

Eccetto gli stranieri di origine marocchina (che dichiarano disturbi di salute, soprattutto di tipo mentale) e gli immigrati che vivono in realtà socioeconomiche più svantaggiate, a parità di età, sia gli uomini che le donne straniere, dichiarano complessivamente migliori condizioni di salute rispetto agli italiani: l’80,3% afferma di stare bene o molto bene (contro il 71,8% degli italiani).

 

Rispetto ai cittadini italiani, si evidenzia, inoltre, una minore diffusione del consumo di tabacco. È tra i maschi di origine albanese che si registra la più alta prevalenza di fumatori (42,2%), con elevate differenze di genere rispetto alle donne della stessa nazionalità (3,6%). Analoga distanza si riscontra nella popolazione di origine marocchina o proveniente da altri Paesi africani. Gli stranieri dei Paesi europei non Ue si distinguono per l’elevata percentuale di forti fumatori (cioè coloro che fumano 20 o più sigarette al giorno) tra i maschi (22,2%), seguita dagli uomini albanesi e rumeni (20,3% e 17,5%).

 

L’obesità presenta specificità rispetto al Paese di provenienza dovute a fattori culturali e sociali. Soffrono i maggiori problemi di eccesso di peso, gli uomini di origine albanese (obesità: 11,3% e sovrappeso: 44,2%) e le donne di origine marocchina (obesità: 19,8% e sovrappeso: 32,8%), ai quali seguono le donne provenienti dagli altri Paesi africani e dall’Albania.

 

Malattie prevalenti, prevenzione e screening

Il 21,7% degli stranieri sotto i 65 anni (24,2% tra le donne e 19,4% tra gli uomini) dichiara di aver sofferto di una qualche patologia in forma acuta, nelle quattro settimane precedenti l’intervista. Le patologie più frequenti sono quelle dell’apparato respiratorio (11,9%), del sistema osteomuscolare (2,8%), dell’apparato digerente e dei denti (2,7%).

 

Il confronto con la popolazione italiana evidenzia la maggiore propensione dei cittadini italiani a controllare le proprie condizioni di salute. Sebbene le donne straniere facciano più controlli dei loro coetanei maschi, gli immigrati fanno comunque poca prevenzione e controllano più raramente degli italiani il livello di colesterolo nel sangue, la glicemia e la pressione arteriosa. La quota di uomini stranieri che non controlla la pressione arteriosa è pari al 39,1% (tra gli italiani è pari al 22%), quella delle donne 31% (tra le italiane è pari al 17,3%).

 

Complessivamente le donne straniere residenti in Italia fanno meno ricorso delle italiane agli screening dei tumori femminili e le differenze diventano sempre più marcate all’aumentare dell’età. Ciò è imputabile alla carenza d’informazione, ma anche a fattori culturali legati alle disuguaglianze di genere riscontrabili in alcuni Paesi. Analizzando la diffusione del ricorso al pap test per Paese di provenienza, emerge la bassissima propensione per i controlli di prevenzione delle donne di Africa e Albania. Tuttavia, i programmi di screening attivati dalle Asl sembrano riuscire a raggiungere con efficacia proprio queste fasce di popolazione straniera.

 

Ricorso ai servizi sanitari

A parità di età, il ricorso ai servizi sanitari degli immigrati è minore rispetto a quello degli italiani, sia per quanto riguarda le visite mediche (18,4% contro il 24,6% degli italiani) sia per quanto riguarda gli accertamenti diagnostici (6,8% contro il 9,6% degli italiani).

 

Il tasso di ricovero degli stranieri, generalmente più basso di quello degli italiani, cresce notevolmente tra le donne in età fertile. Nella fascia di età 18-34 anni, il tasso di ricovero delle straniere (5,1%) è quasi il doppio di quello delle italiane (2,8%). Tra gli uomini ricoverati, il ricovero per incidente è molto più frequente per gli stranieri (32,7% rispetto a 17%) che, più spesso degli italiani, rimangono vittima di incidenti sul lavoro (7,4% contro il 4,3% dei lavoratori italiani).

 

La modalità di accesso alle prestazioni sanitarie più diffusa nella popolazione straniera è rappresentata dai servizi di emergenza, in particolare del pronto soccorso: nei tre mesi precedenti l’intervista si stima abbiano effettuato almeno un accesso il 7% degli uomini stranieri rispetto al 4,2% degli italiani.

 

Gli stranieri ricorrono poco al privato ed esprimono un giudizio positivo sul nostro Ssn: la quota di stranieri soddisfatti è del 48,4% (contro il 31,6% degli italiani), e quella degli insoddisfatti è del 6,7% (contro il 18,4% degli italiani).

 

Maternità

Le donne straniere residenti in Italia usufruiscono complessivamente di un’adeguata assistenza nel loro percorso di maternità. In particolare, rispetto alle italiane, le donne immigrate si rivolgono più spesso alle strutture pubbliche e ricorrono meno alla medicalizzazione della maternità. Poco meno del 40% delle donne straniere è stata assistita prevalentemente presso un consultorio pubblico (contro il 13,7% delle italiane).

 

Rispetto alle italiane, è più alto il numero di donne straniere che non esegue tempestivamente i necessari controlli e che non è a conoscenza della possibilità di ricorrere a esami di diagnosi prenatale. La percentuale di straniere che partorisce con parto cesareo è più bassa di quella delle italiane (24,9% contro il 35,9%), ma è comunque superiore al tetto del 15% indicato dall’Oms, confermando l’esistenza di un problema di eccesso di medicalizzazione del sistema italiano.

 

Leggi il rapporto completo (pdf 234 kb) e la nota metodologica (pdf 155 kb) sul sito dell’Istat.