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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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L’IVG in Italia nel 2019 (con i dati preliminari del 2020)

È online la “Relazione del Ministro della salute sulla attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza)”, presentata annualmente in Parlamento.

 

Nel 2019, in Italia, sono state notificate 73.207 interruzioni volontarie di gravidanza, con un tasso di abortività pari a 5,8 IVG ogni 1000 donne tra i 15 e i 49 anni di età. Per il 2020, sono state calcolate 67.638 IVG come dato provvisorio, con un tasso di abortività di 5,5 IVG per 1.000 donne. Valori in costante e graduale diminuzione rispetto agli anni passati (nel 1983, anno di picco, le IVG sono state 243.801 l’anno) a dimostrazione del lavoro e degli sforzi fatti in questi 40 anni dai consultori familiari e dai professionisti socio-sanitari per prevenire le gravidanze indesiderate e il ricorso all’IVG. Questa riduzione rappresenta uno dei più grandi successi relativi alla prevenzione di un esito indesiderato in sanità pubblica in Italia.

 

I dati presentati provengono dal Sistema di sorveglianza epidemiologica delle IVG (attivo nel nostro Paese dal 1980) che vede impegnati l’Istituto superiore di sanità (ISS), il ministero della Salute, l’ISTAT, le Regioni e le Province Autonome. La Sorveglianza è stata inserita tra i Sistemi di sorveglianza di rilevanza nazionale del DPCM del 2017 (GU 109 del 12/05/2017) che individua nell’ISS l’Ente di livello nazionale presso il quale è istituita.

 

Pochi Paesi dispongono di una relazione che presenta così nel dettaglio il fenomeno dell’abortività volontaria e attualmente i dati italiani sono tra i più tempestivi, accurati e completi a livello mondiale.

 

L’effetto della pandemia di COVID-19 sulle IVG effettuate e sulla raccolta dati

Nel 2020, anche i servizi e il personale impegnati nello svolgimento delle interruzioni volontarie di gravidanza sono stati coinvolti dall’emergenza pandemica da COVID-19. Tuttavia, sin dall’inizio della pandemia, il ministero della Salute ha inserito l’IVG tra le prestazioni indifferibili in ambito ginecologico.

 

Per valutare l’impatto della pandemia da COVID-19 sull’effettuazione delle IVG, a maggio 2020 l’ISS ha organizzato una rilevazione ad hoc che ha coinvolto tutti i referenti regionali del Sistema di Sorveglianza. Dai risultati emerge che:

  • tutte le Regioni hanno reagito prontamente alla situazione e nel 2020 i servizi hanno subito una qualche forma di riorganizzazione
  • tre Regioni hanno deciso di effettuare gli interventi solo in alcune strutture, mentre in due Regioni alcune strutture hanno deciso in autonomia di interrompere il servizio IVG
  • sette Regioni hanno dato indicazioni per un percorso separato per le donne COVID-19 positive richiedenti IVG, in linea con quanto attuato in tutte le Regioni per organizzazione interna delle singole strutture
  • in alcuni casi è stata indicata dalle Regioni l’autonoma decisione di alcune strutture di ridurre il numero di interventi settimanali (in 4 Regioni), sospendere le procedure di IVG farmacologica (4 Regioni) e chirurgica (2 Regioni)
  • più della metà delle Regioni ha dichiarato che nessuna struttura ha segnalato problemi a seguito dell’emergenza pandemica
  • un terzo dei referenti regionali del Sistema di sorveglianza ha segnalato problemi nell’inserimento dei dati IVG 2019 tra maggio e giugno 2020, come verificato dai dati della presente relazione.

Le novità per l’aborto farmacologico

Il 12 agosto 2020 il Ministero della Salute ha pubblicato la Circolare di aggiornamento delle “Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con Mifepristone e prostaglandine” che, in relazione al parere tecnico-scientifico espresso all’unanimità dal Consiglio Superiore di Sanità il 4 agosto 2020, consente di effettuare anche in Italia l’IVG con metodo farmacologico fino a 9 settimane compiute di età gestazionale in regime di day hospital o presso strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all’ospedale e autorizzate dalle Regioni, nonché presso i consultori familiari. Questa circolare offre alle donne l’opportunità di scegliere l’aborto medico senza necessità di ricovero ospedaliero come previsto precedentemente e fino alla nona settimana di gestazione come raccomandato a livello internazionale. Anche sul recepimento da parte delle Regioni di queste linee di indirizzo l’ISS ha svolto un’indagine ad hoc, a ottobre 2020. L’obiettivo era capire come le Regioni si stessero organizzando a seguito delle novità introdotte dalla circolare:

  • a ottobre - novembre 2020 tutti i referenti regionali hanno dichiarato di aver distribuito o segnalato alle strutture con servizio IVG le nuove Linee di indirizzo ministeriali, tranne in Calabria, dove si era deciso di procedere prioritariamente alla definizione regionale delle indicazioni per l’applicazione della circolare
  • solo la Regione Toscana aveva emanato delle indicazioni per avviare la somministrazione di Mifepristone e prostaglandine in ambulatorio extra-ospedaliero, collegato con una struttura ospedaliera, a partire dal 16 novembre 2020.
  • 13 Regioni hanno segnalato di aver programmato l’avvio dell’offerta dell’aborto farmacologico a partire dal 2021: 4 solo in consultorio familiare, 2 solo in ambulatorio extra-ospedaliero e 7 in entrambe le strutture
  • al momento della rilevazione 3 Regioni stavano ancora valutando come organizzarsi.

Naturalmente, i dati del 2020 dovranno essere confermati nel corso del 2021 e permetteranno di valutare gli effetti delle nuove linee di indirizzo sulle tempistiche e le procedure per effettuare l’IVG farmacologica.

 

I dati 2019

Rispetto all’anno precedente, nel 2019 il tasso di abortività (principale indicatore per le IVG), è ulteriormente calato passato da 6 a 5,8 IVG per 1000 donne di età 15-49 anni, uno dei valori più bassi a livello europeo ed extra-europeo. Nello stesso periodo è invece aumentato il rapporto di abortività (numero di IVG rispetto a 1000 nati vivi), passato da 173,8 a 174,5.

 

La lettura di questo dato deve tener conto del persistente calo della natalità in Italia responsabile dell’aumento del numeratore del rapporto nonostante la persistente diminuzione del fenomeno. In particolare, dal 2018 al 2019 i nati della popolazione presente sul territorio nazionale sono diminuiti di 19.723 unità.

 

Caratteristiche delle donne che ricorrono all’IVG

Dopo un aumento importante nel tempo, le IVG tra le donne straniere si sono stabilizzate e negli ultimi anni hanno mostrato una tendenza alla diminuzione in analogia a quanto osservato nei decenni precedenti tra le donne italiane. Nel 2019 le IVG effettuate da donne straniere rappresentano il 29,2% di tutte le IVG (valore inferiore al 30,3% rilevato nel 2018). In generale, nel 2019 il ricorso all’IVG è diminuito in tutte le classi di età, tranne che tra i 35 e i 39 anni. In particolare si è osservata una diminuzione tra le giovanissime, in controtendenza con quanto osservato in altri Paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito, mentre i tassi di abortività più elevati restano nelle donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni.

 

Il ruolo dei consultori

Il consultorio familiare svolge un importante ruolo nella prevenzione dell’IVG e nel supporto alle donne che decidono di interrompere la gravidanza, dal counselling prima della procedura ai controlli medici e il counselling contraccettivo post-IVG, anche se non in maniera uniforme sul territorio. Dai dati raccolti emerge, come già rilevato negli anni passati, un numero di colloqui IVG superiore al numero di certificati rilasciati (44.553 colloqui vs 31.505 certificati rilasciati), verosimilmente a seguito dell’attività di counselling offerta dai professionisti socio-sanitari dei dei CF per aiutare la donna “a rimuovere le cause che la porterebbero all’interruzione della gravidanza specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall’incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante” (art. 5, L.194/78). Il progetto CCM “Analisi delle attività della rete dei consultori familiari per una rivalutazione del loro ruolo con riferimento anche alle problematiche relative all’endometriosi”, coordinato dall’ISS, che ha fotografato i consultori ad oltre 40 anni dalla loro istituzione ha evidenziato come oltre il 95% di tali presidi offra, senza differenze per area geografica, quanto previsto dalla legge 194 alle donne che fanno richiesto di IVG, dalla fase pre-intervento al counselling contraccettivo post intervento.

 

Obiezioni di coscienza

I dati del 2019 confermano un’alta la percentuale di obiettori (67% dei ginecologi, 43,5% degli anestesisti e il 37,6% del personale non medico) in leggero calo rispetto al 2018 e con forte variabilità per area geografica, sebbene in leggera diminuzione rispetto al 2018.

 

Tecniche per effettuare l’IVG

In Italia la tecnica chirurgica più adoperata è l’isterosuzione (usata nel 60,4% delle IVG nel 2018) sebbene permanga un 10,9% di interventi effettuati con raschiamento meritevoli di attenzione perché maggiormente invasivi e rischiosi. Negli anni si è osservato l’aumento dell’uso dell’aborto farmacologico: nel 2019 il mifepristone, con successiva somministrazione di prostaglandine, è stato usato nel 24,9% dei casi, rispetto al 20,8% del 2018. Si tratta tuttavia di un dato largamente inferiore a quanto rilevato in altri Paesi europei dove l’aborto medico è stato legalizzato molti anni prima che in Italia.

 

Risorse utili

 

Data di ultimo aggiornamento: 23 settembre 2021

Data di creazione della pagina: 9 luglio 2020

Testo scritto da: Angela Spinelli, Serena Donati, Marina Pediconi, Ferdinando Timperi, Mauro Bucciarelli e Silvia Andreozzi - Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute, Iss