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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Global status report on alcohol and health 2014



15 maggio 2014 – Nel 2012, l’uso dannoso di alcol ha causato nel mondo 3,3 milioni di morti. Il consumo di alcolici, infatti, non solo crea dipendenza, non solo genera violenza e incidenti, ma accresce anche il rischio di sviluppare oltre 200 patologie (tra cui cirrosi epatica e cancro) e rende le persone maggiormente suscettibili alle malattie infettive (come per esempio la tubercolosi e la polmonite). Nel “Global status report on alcohol and health 2014” (pdf 7,2 Mb), l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ribadisce e conferma quanto da tempo sostiene la comunità scientifica e richiama i governi a sostenere la prevenzione ai decessi e alle patologie alcol-correlate.

 

[Per approfondire il tema dell’alcol come grave problema di salute pubblica, leggi anche il focus sull’Alcohol Prevention Day 2014 in cui sono stati presentati i dati epidemiologici e di monitoraggio alcol-correlato dell’Osservatorio nazionale alcol del Cnesps-Iss.]

 

Il rapporto Oms, pubblicato il 12 maggio scorso, fornisce un quadro complessivo sul consumo di alcol nei 194 Paesi membri dell’Oms, analizzando le evidenze disponibili, i “modelli” del bere più diffusi, le conseguenze e le politiche di intervento a livello globale, regionale e nazionale. Strutturato in quattro capitoli (Alcol e sanità pubblica; Consumo di alcol; Conseguenze di salute; Politiche e interventi sull’alcol), il documento offre al lettore anche i profili dei singoli Paesi e alcune appendici con gli allegati statistici.

 

Gli highlight del report

Tra i punti salienti del report emerge lo sprone per i Governi verso azioni e interventi, come per esempio:

  • lo sviluppo di leadership nazionali per ridurre l’uso dannoso di alcol (nel 2012, 66 dei 194 Stati membri Oms hanno prodotto linee politiche sull’alcol)
  • l’incremento di attività mirate a far aumentare la consapevolezza sul problema (negli ultimi tre anni, circa 140 Paesi hanno riportato almeno una iniziativa di questo tipo)
  • investire nei servizi sanitari per offrire prevenzione, trattamento e cura e supportare iniziative di screening e di intervento breve.

[Per approfondire l’argomento leggi anche le fact sheet: “È conveniente in Italia integrare lo screening per l’identificazione precoce dei bevitori a rischio e l’intervento breve in medicina generale?” (pdf 379 kb), presentata in occasione dell’Alcohol Prevention Day 2014 (in cui è disponibile un’analisi della valutazione costo-efficacia (Rice) dei modelli d’intervento indispensabili per la prevenzione) e “Rischio alcol: urgente garantire conoscenze e formazione medica per la diagnosi precoce e l’intervento breve” (pdf 639 kb), presentata in occasione dell’Alcohol Prevention Day 2013, in cui è disponibile un’analisi dei risultati ottenuti dal progetto Amphora in Italia.]

 

Dal documento dell’Oms emerge tuttavia che alcuni Paesi stanno già rafforzando le misure per proteggere la popolazione dai rischi alcol-correlati aumentando, per esempio, le tasse sulle bevande alcoliche, limitando la disponibilità di alcol con l’aumento del limite d’età e regolando il marketing di questi prodotti.

 

Qualche numero

L’Oms riporta che in media ogni persona nel mondo (di età maggiore ai 15 anni) consuma ogni anno 6,2 litri di alcol puro. Ma siccome è solo il 38,3% della popolazione globale a bere alcolici, di fatto coloro che bevono davvero consumano una media di 17 litri di alcol puro annualmente.

 

E i dati sulla mortalità sottolineano che la percentuale dei decessi per cause alcol-correlate è più alta tra gli uomini rispetto alle donne (7,6% vs 4%) anche se l’evidenza mostra le donne come soggetti più vulnerabili ad alcune patologie legate al consumo alcolico. Per esempio, come racconta Emanuele Scafato (Osservatorio nazionale alcol, Cnesps-Iss) «La sensibilità e vulnerabilità all’alcol come cancerogeno è maggiore nel sesso femminile. Le caratteristiche fisiologiche femminili (ad esempio la diversa costituzione fisica, diverso patrimonio e assetto enzimatico, diversa capacità di diluizione e metabolizzazione) aumentano la suscettibilità della donna agli effetti negativi dell’alcol a tutte le età. Nella donna il danno organico è più grave e consegue a meno anni di esposizione al bere a rischio. Questa variabilità potrebbe essere anche alla base di alcune evidenze discordanti riguardanti gli effetti di moderate quantità di alcol sulla mortalità generale e per causa, oggi oggetto di discussione».

 

Il “Global status report on alcohol and health 2014” riprende infine anche il grave problema della diffusione del consumo eccessivo episodico: «il cosiddetto binge-drinking coinvolge, nel modo, infatti circa il 16% dei bevitori» dice Shekhar Saxena (Direttore per la Salute Mentale e Abuso di sostanze dell'Oms) che sottolinea anche come i gruppi a basso reddito siano i più esposti alle conseguenze sociali del consumo di alcol.

 

L’Europa conferma il triste primato di Regione con il più alto consumo pro capite, con alcuni dei suoi Paesi che hanno consumi decisamente elevati. L’analisi dei trend mostra che, nella Regione, il livello di consumo è stabile negli ultimi 5 anni, così come anche in Africa e nelle Americhe (tuttavia alcuni aumenti sono stati riportati nel Sud-Est asiatico e nelle Regioni del Pacifico occidentale).

 

E l’Italia?

Secondo l’Oms, nel nostro Paese, i consumi di alcol pro capite mostrano un trend in diminuzione passando da una media di 10,5 litri di alcol puro l’anno nel triennio 2003-2005 a 6,7 litri nel periodo 2008-2010. Nel 2010, il vino è la bevanda alcolica più diffusa (66%), seguito da birra (23%) e liquori (11%) e, dal confronto tra i due sessi, emerge che le donne bevono meno degli uomini, con 7,2 litri contro 11,9 litri di alcol puro pro capite.

 

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