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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro

 

Importanza per la salute

30 maggio 2013 - Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nel mondo occidentale: in Italia provocano il 35% di tutti i decessi maschili e il 43% di quelli femminili e hanno un notevole impatto in termini di disabilità, risultando responsabili di circa un sesto dei Dalys (Disability Adjusted Life Years, indicatore che misura il carico complessivo di malattia nella popolazione) [1,2]. Notevole anche l’impatto economico complessivo stimato per l’Unione Europea, pari annualmente a circa 196 miliardi di euro [3].

 

Gran parte delle malattie del sistema circolatorio è imputabile alle malattie ischemiche del cuore (quali l’infarto del miocardio) e alle malattie cerebrovascolari (come l’ictus). Tra gli uomini conducono al decesso con maggior frequenza le cardiopatie ischemiche mentre, tra le donne, le malattie cerebrovascolari [4]. Alla genesi delle malattie cardiovascolari contribuiscono numerose condizioni modificabili: ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, diabete, fumo di tabacco, sovrappeso/obesità, sedentarietà, dieta (scarso consumo di frutta e verdura e di pesce, eccessivo contenuto di sale e grassi saturi nei cibi, ecc) [5,6]. Nel causare queste malattie rivestono un ruolo rilevante anche altri determinanti, quali depressione, basso livello socio-economico, condizioni di marginalità e isolamento sociale [7].

 

L’associazione di più fattori è riscontrabile in ampi settori della popolazione e ha un impatto sulla salute particolarmente grave a causa dell’interazione e del potenziamento reciproco tra queste condizioni [8].

 

Il contesto internazionale e italiano

I tassi di mortalità standardizzati delle malattie cardiovascolari sono progressivamente diminuiti negli ultimi decenni nei Paesi ad economia avanzata [9]. Ciò è avvenuto in parte in seguito alla diffusione di cure più efficaci, ma principalmente per cambiamenti degli stili di vita, che hanno determinato una riduzione importante di fattori di rischio come fumo di tabacco, ipertensione, ipercolesterolemia. Questi miglioramenti si sono verificati nonostante l’evoluzione negativa in molti Paesi di altre condizioni, come il sovrappeso/obesità e il diabete mellito [10].

 

Anche in Italia, caratterizzata da una situazione epidemiologica di partenza migliore rispetto a molte altre nazioni europee, si è verificato nello stesso periodo un calo sia della mortalità cardiovascolare sia di alcuni fattori di rischio [11]. Tuttavia, la diffusione di questi fattori, ancora molto ampia, e l’invecchiamento progressivo della popolazione fanno prevedere che il carico di malattia attribuibile a queste patologie rimarrà a lungo elevato [12].

 

Come Passi misura i diversi fattori di rischio cardiovascolare

Nei capitoli di questa sezione vengono descritti gli indicatori relativi alla prevenzione e al controllo dell’ ipertensione arteriosa, dell’ ipercolesterolemia e del diabete. Viene trattato anche il tema dei profili di rischio multifattoriale, cioè delle persone che presentano più fattori associati, e viene descritto l’utilizzo, da parte dei medici curanti, degli strumenti per il calcolo del rischio cardiovascolare assoluto.

 

Altri importanti fattori di rischio cardiovascolare indagati da Passi (fumo di tabacco,  sovrappeso/obesità, sedentarietà, consumo di frutta e verdura) vengono trattati nelle sezioni del rapporto dedicate a questi argomenti.

 

Politiche di prevenzione del rischio cardiovascolare a livello internazionale e nazionale

Per contrastare l’insorgenza delle malattie cardiovascolari bisogna adottare un approccio integrato, di popolazione e individuale [13,14]. Le strategie di popolazione, promuovendo stili di vita salutari, possono ridurre la prevalenza e la gravità delle principali condizioni a rischio e aumentare la proporzione delle persone con un basso profilo di rischio [15,16].

 

Queste strategie vengono attuate attraverso modifiche legislative e amministrative (prescrizioni, divieti, tassazione, ecc), atte a incidere sui comportamenti, oppure attraverso iniziative informative e promozionali (campagne di educazione sanitaria, ecc) per aumentare la consapevolezza dei portatori di interesse su questi temi di salute. In genere si sono dimostrati efficaci gli interventi multicomponente, che affrontano contemporaneamente diversi aspetti della prevenzione e del trattamento [17]. Grande importanza hanno gli interventi in grado di ridurre le situazioni di diseguaglianza sociale, che hanno un peso rilevante nel determinare l’insorgenza di queste patologie [18].

 

Molti interventi di promozione della salute richiedono iniziative che vanno al di là del raggio d’azione del Servizio sanitario. Secondo le indicazioni della strategia europea “Gaining Health” [19], recepite dal programma “Guadagnare Salute” del ministero della salute italiano [20], è necessario attivare strategie intersettoriali, per costruire un insieme integrato di politiche, che mirino a intervenire sul contesto per rendere più facili le scelte salutari dei cittadini. Da parte dei Ministeri e delle Amministrazioni pubbliche sono necessarie azioni sinergiche, che coinvolgano parti diversi della società e delle istituzioni, con il contributo dei professionisti dell’area sanitaria, dell’opinione pubblica e dei singoli individui, adeguatamente informati e motivati.

 

L’approccio individuale, invece, riguarda le persone a maggior rischio, a cui vanno rivolti appropriati interventi assistenziali per diagnosticare, monitorare e trattare appropriatamente le principali condizioni a rischio; è importante soprattutto valutare il rischio complessivo che deriva dalla combinazione dei diversi fattori, come sottolinea il Piano nazionale della prevenzione [21].

 

A tal fine, va promosso l’uso generalizzato e sistematico, da parte dei medici curanti, del calcolo del rischio cardiovascolare assoluto, che consente di identificare i soggetti con i profili di rischio più sfavorevoli, su cui concentrare gli interventi, secondo quanto prevede il Progetto Cuore, coordinato dall’Iss.

 

Risorse utili

Riferimenti

  1. World Health Organization - The European health report 2005. Public health action for healthier children and populations
  2. 2.World Health Organization - Global Burden of Disease (GBD) - Disease and injury country estimates
  3. Nichols M, Townsend N, Luengo-Fernandez R, Leal J, Gray A, Scarborough P, Rayner M (2012). European Cardiovascular Disease Statistics 2012. European Heart Network, Brussels, European Society of Cardiology, Sophia Antipolis
  4. Relazione sullo Stato Sanitario del Paese 2009-2010. Roma: Ministero della Salute, 2011. http://www.rssp.salute.gov.it/rssp/homeRssp.jsp
  5. Istituto Superiore di Sanità - Progetto CUORE: Epidemiologia e prevenzione delle malattie cerebro e cardiovascolari - Fattori di rischio
  6. Berry JD, Dyer A,  Cai X, et al. Lifetime Risks of Cardiovascular Disease. N Engl J Med 2012;366:321-9.
  7. World ealth Organization - The Atlas of Heart Disease and Stroke
  8. Yusuf HR, Giles WH, Croft JB, Anda RF, Casper ML. Impact of Multiple Risk Factor Profiles on Determining Cardiovascular Disease Risk. Preventive Medicine 27, 1–9 (1998)
  9. Anand SS, Yusuf S. Stemming the global tsunami of cardiovascular disease. The Lancet 377 February 12, 2011 529
  10. IOM (Institute of Medicine). 2010. Promoting Cardiovascular Health in the Developing World: A Critical Challenge to Achieve Global Health. Washington, DC: The National Academies Press
  11. 11. Palmieri L, Bennett K, Giampaoli S, Capewell S. Explaining the decrease in coronary heart disease mortality in Italy between 1980 and 2000. Am J Public Health. 2010 Apr;100(4):684-92.
  12. Piano Sanitario Nazionale 2011- 2013
  13. 13.  Emberson J, Whincup P, Morris R, et al. Evaluating the impact of population and high-risk strategies for the primary prevention of cardiovascular disease. European Heart Journal (2004) 25, 484–491
  14. 14.  US Department of Health and Human Services. A Public Health Action Plan to Prevent Heart Disease and Stroke. Atlanta, GA: US Department of Health and Human Services, Centers for Disease Control and Prevention; 2003.
  15. 15.  Stamler J. Low Risk and the “No More Than 50%” Myth/Dogma. Arch Intern Med 2007; 167: 537
  16. Rose G. Strategy of prevention: lessons from cardiovascular disease. Br Med J (Clin Res Ed) 1981;282:1847
  17. The Guide to Community Preventive Services. Cardiovascular Disease Prevention and Control.
  18. Beaglehole R, Saracci R, Panico S. Cardiovascular diseases: causes, surveillance and prevention. International Journal of Epidemiology. 2001;30: Sl-S4
  19. WHO Regional Office for Europe Gaining health: the European Strategy for the Prevention and Control of Noncommunicable Diseases. Copenhagen 2006
  20. Ministero della Salute. Il programma Guadagnare Salute
  21. Piano nazionale della prevenzione 2010-2012

 

Indicatori Passi: diabete

 

Definizioni operative

 

Prevalenza di diabete riferito: persone che dichiarano che, nel corso della vita, un medico ha diagnosticato loro il diabete.

 

Consulta anche le informazioni generali con le caratteristiche degli indicatori Passi, e gli approfondimenti dedicati.

 

Scheda indicatore: prevalenza di diabete riferito

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune delle Asl partecipanti a Passi e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, di età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni a cui un medico ha diagnosticato il diabete.

Denominatore

Intervistati che hanno risposto alla domanda se, almeno una volta nella vita, un medico ha diagnosticato loro il diabete, esclusi i valori mancanti.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

L’indicatore fa riferimento a una diagnosi di diabete ricevuta nel corso della vita.

Significato per la salute pubblica

Il diabete mellito, in aumento in tutto il mondo, è una condizione a forte impatto sullo stato di salute della popolazione, con un carico assistenziale rilevante e costi stimati pari, in Italia, al 6,65% della spesa sanitaria. Mentre il diabete di tipo 1, a genesi autoimmune, colpisce prevalentemente i giovani, il tipo 2, tipico dell’età adulta, è molto più diffuso ed è frequentemente presente insieme a sovrappeso, sedentarietà, dislipidemia e ipertensione, e correlato con fattori socio-economici. Il diabete di tipo 2 può essere in parte prevenuto e controllato con l’attività fisica e una dieta adeguata.

Limiti dell’indicatore

L’indicatore si riferisce alla prevalenza di diagnosi di diabete, una condizione che può essere a lungo asintomatica. Pertanto una parte di intervistati affetti da diabete potrebbe non esserne a conoscenza. Inoltre, l’indicatore non distingue tra diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2.

Validità dell’indicatore

Circa una persona su tre affette da diabete, secondo la definizione dell’Oms, è inconsapevole della propria condizione che viene diagnosticata a seguito di complicanze o di controlli routinari. Diversi studi mostrano che l’indicatore, stimato in base a intervista, ha una riproducibilità ottima, elevata specificità, una sensibilità che è buona per il diabete diagnosticato, minore (come è ovvio) nei confronti dei dati ottenuti dalla misura della glicemia, che evidenziano anche i casi di diabete misconosciuto.

La buona riproducibilità e il fatto che la sensibilità non varia nel tempo, nello spazio e con lo stato sociale, lo rendono idoneo per descrivere le differenze territoriali, l’evoluzione temporale e le diseguaglianze sociali.

* Vedi anche: Behavioral Risk Factor Surveillance System (Brfss)

Quale valore si può attribuire alla prevalenza di diabete stimata da Passi

 

8 novembre 2012 - In Passi, la prevalenza di diabete viene stimata in base alle persone che riferiscono di aver avuto nel corso della vita una diagnosi di diabete fatta da un medico.

 

Il diabete è una malattia frequente, seria e costosa, che è in aumento in tutto il mondo. È una condizione associata allo stile di vita e a diseguaglianze sociali per cui è indispensabile disporre di strumenti di sorveglianza della diffusione del diabete e dei fattori associati nella popolazione in modo da poter fornire informazioni ai decisori in modo tempestivo.

 

Applicando la definizione dell’Oms, circa una persona su tre affette da diabete è inconsapevole della propria condizione. La diagnosi viene effettuata all’esordio di sintomi o complicanze o nel corso di controlli routinari. Per questi motivi, l’indicatore Passi sottostima la prevalenza di diabete effettivamente presente nella popolazione: in diversi studi, la sensibilità è risultata dell’80% per il diabete noto e del 67% per quello rilevato nel corso di indagini basate su misurazioni oggettive (Health Examination Survey).

 

Tuttavia, la riproducibilità è risultata ottima con valori di kappa tra 0,6 e 0,86, la specificità molto elevata (>95%).

 

Più recentemente, è stato rilevato che i dati riferiti, pur con il deficit di sensibilità, sono validi per misurare le diseguaglianze sociali nel diabete, perché la sensibilità non varia troppo in base alla classe sociale, almeno nei Paesi dotati di sistema sanitario pubblico funzionante. È stato anche mostrato, come si può leggere nell’articolo “Trends in the Prevalence and Ratio of Diagnosed to Undiagnosed Diabetes According to Obesity Levels in the U.S” che i dati riferiti sono validi per valutare gli andamenti temporali del diabete. In questa applicazione, bisogna però considerare il fatto che la sottostima tende a ridursi tra i soggetti affetti da obesità seria (BMI ≥ 35), presumibilmente a causa di una maggiore attenzione alla possibile presenza di diabete in queste persone.

 

In conclusione, la prevalenza di diabete basata su dati riferiti sottostima la prevalenza di diabete diagnosticato, e ancora di più quella di diabete misurato con l’esame della glicemia, ma la sottostima non varia sostanzialmente nel tempo, nello spazio e tra sottogruppi della popolazione, per cui può essere ed è utilizzato nella sorveglianza del diabete e del controllo del diabete nella popolazione. Dal 2011, Passi ha incluso nell’intervista un nuovo modulo che mira a fornire informazioni dettagliate sul controllo del diabete nella popolazione adulta assistita dalle Asl.

Pubblicazioni locali

 

Dati sul consumo di alcol sono disponibili anche a livello locale sia all’interno dei report regionali e aziendali, che riassumono i risultati annuali della sorveglianza, sia in pubblicazioni specifiche (rapporti dedicati, schede tematiche, ecc).

 

Consulta le pubblicazioni locali di:

Focus