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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Archivio 2016

22/12/2016 - I dati 2016 dell’Osservatorio modenese sull’infezione da Hiv

Nel 2015 sono stati notificati all'Osservatorio 35 nuovi casi di Hiv nei residenti in Provincia di Modena, portando a 2317 le infezioni segnalate a partire dal 1985. La trasmissione per via sessuale è di gran lunga la prevalente, in particolar modo attraverso rapporti eterosessuali dove nell’86% delle notifiche dell’ultimi triennio non era nota la sieropositività del partner. Inoltre, i dati evidenziano sia il progressivo aumento dell’età al momento della segnalazione (passando da un’età mediana di 23 anni per gli uomini e 22 per le donne nel 1985, ai 46 e 38 anni nel 2015), sia il progressivo aumento del numero di persone immigrate da Paesi extracomunitari (Paesi ad alta endemia), che nel 2015 ha rappresentato circa il 31% delle nuove notifiche. È ancora troppo diffuso il ritardo di diagnosi, che interessa circa la metà delle notifiche dell’ultimo quinquennio; è diminuita però significativamente la percentuale di persone che si sono presentate al momento della diagnosi in uno stadio avanzato di malattia (Ahdp): si è passati dal 42% del 2005-2009 al 30% nel 2010-2015. Nel 2015 sono stati segnalati al Centro operativo Aids (Coa) dell’Istituto superiore di sanità 35 casi di Aids in residenti della provincia di Modena. Sono alcuni dei dati presenti nel bollettino “Osservatorio provinciale sull’infezione da Hiv. Edizione 2016” (pdf 2 Mb) pubblicato a dicembre 2016 dalla Ausl di Modena e disponibili nella scheda sintetica “Le infezioni da Hiv in provincia di Modena. I dati dell’Osservatorio provinciale Aids. Anni 1985-2015” (pdf 744 kb).

 

1/12/2016 - World Aids Day 2016

Secondo quanto riferisce l’Oms, nel 2015, l’epidemia globale di infezioni da Hiv e Aids ha registrato un battuta d’arresto rispetto agli ultimi 20 anni: i programmi di prevenzione hanno infatti portato a una riduzione del numero annuale di nuove infezioni da Hiv (nel 2015: 2,1 milioni) con un decremento nell’incidenza del 35% rispetto al 2000. Inoltre, la grande diffusione delle terapie antiretrovirali ha permesso una diminuzione del numero di decessi per cause correlate all’Hiv (nel 2015: circa 1,1 milioni), con una flessione del 45% rispetto al 2005. Tuttavia, nonostante i progressi fatti in questi anni a livello globale, l’Hiv continua a rappresentare un serio problema di sanità pubblica. Per far fronte alla diffusione dell’Hiv, Unaids promuovono dal 2014 la strategia “Fast Track” che puntando sulle priorità da affrontare mira a raggiungere l’obiettivo globale – espresso nei Sustainable Development Goals – di eliminare l’Aids entro il 2030 (End Aids 2030). È in questo ambito e in questa strategia che si inserisce l’edizione 2016 della Giornata mondiale contro l’Aids, che come ogni anno si svolge il 1 dicembre. Lo slogan “Hands up for #HIVprevention” sostiene una campagna che mira ad analizzare diversi aspetti della prevenzione delle infezioni da Hiv e come questi siano in relazione con specifici gruppi di popolazione (come le giovani donne o le persone che vivono con l’Hiv) mentre l’hastag #HivSelfTest promuove l’auto test di diagnosi dell’infezione. Leggi l’approfondimento e consulta i dati aggiornati sull’Europa e l’Italia.

 

20/10/2016 - Hiv, Ist ed epatiti virali vs comunicazione: la nuova guida Ecdc

Nonostante molti Paesi europei abbiano adottato programmi di prevenzione specifici, i rapporti sessuali tra Msm, ovvero i maschi che fanno sesso con i maschi (men who have sex with men) rappresentano la principale via di trasmissione del virus Hiv nei Paesi dell’Unione europea (Ue) e dello Spazio economico europeo (See). I dati del 2013 rivelano infatti che il numero di nuove diagnosi di Hiv tra gli Msm è aumentato del 33% negli ultimi 10 anni e che 2 diagnosi su 5 effettuate nel 2013 ha riguardato Msm. Inoltre il 54% dei casi di sifilide riportati nei Paesi Ue/See nel 2013 si sono verificati in questo gruppo di popolazione. Per questo motivo l’Ecdc ha realizzato un supplemento alla guida pubblicata nel 2015 (pdf 1,2 Mb) con lo scopo di aiutare le realtà nazionali a sviluppare strategie comunicative efficaci e innovative, mirate a promuovere la comportamenti a basso rischio nella comunità Msm. Per maggiori informazioni scarica la il documento “Communication strategies for the prevention of Hiv, Sti and hepatitis among Msm in Europe” (pdf 2,5 Mb).

 

28/7/2016 - Hiv: on line il Global Burden of Disease 2015

Nel 2015, nel mondo, sono state stimate 2,5 milioni di nuove diagnosi di Hiv, un valore in linea con quanto stimato negli ultimi 10 anni. Tre quarti delle nuove infezioni (1,8 milioni di casi) sono state stimate nei Paesi dell’Africa sub-sahariana. Per quanto riguarda l’Europa, la Russia e l'Ucraina, sono i due Paesi con il maggior numero di casi. Sono alcuni dei dati che emergono dall’articolo “Estimates of global, regional, and national incidence, prevalence, and mortality of HIV, 1980–2015: the Global Burden of Disease Study 2015”, pubblicato dal The Lancet Hiv. I dati indicano che per il momento nessun Paese ha ancora raggiunto l’obiettivo Unaids “90-90-90”, previsto per il 2020: ovvero che il 90% delle persone che ha contratto l’infezione sia consapevole della propria sieropositività; che il 90% delle persone Hiv positive abbiano accesso alla terapia antiretrovirale; che il 90% delle persone che seguono la terapia sia virologicamente soppresso (al momento i Paesi più vicini all’obiettivo sono Svezia, Usa, Paesi Bassi e Argentina). Inoltre, tra il 2005 e il 2015, in 74 dei 195 Paesi è stato osservato un aumento dei tassi di incidenza (per l’Europa si tratta di Spagna e Grecia). Per maggiori informazioni leggi l’articolo completo.

 

(23 giugno 2016) Hiv/Aids/Ist: 29 anni di counselling telefonico

Sono quasi 760 mila le telefonate a cui, in 29 anni di attività (20 giugno 1987-20 giugno 2016), ha risposto il Telefono Verde Aids e Infezioni sessualmente trasmesse dell'Istituto superiore di sanità (Iss)/ministero della Salute. Il servizio offerto dal numero verde 800 861 061 (attivo dal lunedì al venerdì: 13:00-18:00) è anonimo e gratuito e mette a disposizione di cittadini e operatori sanitari un team di esperti che offrono interventi di counselling telefonico (solo nel 2015 sono stati 13.993). Nel corso degli anni, il 75,3% delle telefonate ricevute sono state effettuate da persone di sesso maschile, il 77,3% da persone tra i 20 e i 39 anni e il 46,7% da utenti del Nord Italia. Interessante il dato sulle persone straniere da cui sono arrivate 4516 telefonate (il 66,5% effettuate da uomini). Tra i quesiti e i temi maggiormente affrontati (pari a oltre 2 milioni e 50 mila): le modalità di trasmissione delle infezioni sessualmente trasmesse (27,5%); le informazioni sugli esami diagnostici, e nello specifico sul test Hiv (25,4%); gli aspetti psico-sociali correlati a queste patologie (13,6%); i dubbi derivanti dalla disinformazione (12,6%). È importante ricordare che l’equipe del Telefono Verde risponde anche in lingua inglese e, il lunedì e il giovedì pomeriggio (14:00-18:00), è disponibile un consulente in materia legale. Inoltre, da luglio 2014 il Telefono Verde è raggiungibile anche al contatto skype uniticontrolaids il lunedì e il giovedì (14:00-17:00). Per ulteriori informazioni consulta: il sito Uniticontrolaids, la news e il Primo Piano sul sito dell’Iss. 

 

(7 aprile 2016) Screening prenatali in Europa: una survey Ecdc

Nei Paesi dell’Unione europea (Ue) e dello Spazio economico europeo (See) è ancora presente la trasmissione materna (mother-to-child transmission) di Hiv, epatite B, sifilide e rosolia, soprattutto in alcuni gruppi a rischio. È quanto emerge dal rapporto tecnico “ Antenatal screening for HIV, hepatitis B, syphilis and rubella susceptibility in the EU/EEA - A Member State Survey”, pubblicato dall’Ecdc ad aprile 2016. Il documento presenta i risultati di una survey condotta tra 26 Paesi Ue/See per raccogliere informazioni sugli screening prenatali nei singoli Paesi. Lo screening prenatale per l’Hiv, l’epatite B e la sifilide viene offerto da un’alta percentuale di Stati membri dell’Ue/See, mentre quello per la rosolia da 14/26 Paesi. Nella maggior parte dei Paesi che offre lo screening prenatale, la copertura è maggiore del 90-95%. Tuttavia, pochi Paesi raccolgono dati utili a valutare l’efficacia di tali programmi. Pertanto, sarebbe auspicabile rafforzare la sorveglianza dei casi di trasmissione materna di Hiv, epatite B, sifilide e rosolia, per potere migliorare le valutazioni di incidenza dei casi e identificare i fattori di rischio. Inoltre, visto che la trasmissione materna di Hiv, epatite B, sifilide e rosolia colpisce in particolare alcuni gruppi vulnerabili che hanno un accesso limitato sia alle cure prenatali che ai test di screening, si raccomanda agli Stati membri di considerare la messa in atto di interventi mirati per le popolazioni a rischio, sulla base di una valutazione dell’epidemiologia della malattia e dei suoi fattori di rischio. Per maggiori informazioni scarica il documento completo (pdf 1,8 Mb) e leggi la notizia sul sito Ecdc.

 

(24 marzo 2016) Strategie di prevenzione dell’infezione da Hiv e dell’Aids: la Relazione al Parlamento

Nel 2014 sono state segnalate 3695 nuove diagnosi di infezione da Hiv (pari a un’incidenza di 6,1 nuovi casi ogni 100.000 residenti) e sono stati diagnosticati 858 nuovi casi di Aids (pari a un’incidenza di 1,4 nuovi casi per 100.000 residenti). La maggior parte (84,1%) delle nuove diagnosi di infezione da Hiv è riconducibile a rapporti sessuali non protetti (di cui il 43,2% tra coppie eterosessuali e il 40,9% tra maschi che fanno sesso con maschi, men who have sex with men - Mnm). Sono alcuni dei dati contenuti nella Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione delle strategie attivate per fronteggiare l’infezione da Hiv nel 2014, pubblicata dal ministero della salute il 18 marzo scorso. Il documento presenta: le attività svolte dal Ministero nell’ambito dell’informazione, prevenzione, assistenza e attuazione di progetti relativi all’Hiv/Aids; le attività della Commissione nazionale per la lotta contro l’Aids; l’attività svolta dall’Istituto superiore di sanità (Iss), in particolare le iniziative in tema di sorveglianza dell’infezione da Hiv e dell’Aids, di ricerca e di prevenzione attraverso un’informazione scientificamente corretta, aggiornata e personalizza erogata dal Servizio di counselling “Telefono Verde Aids e Infezioni Sessualmente Trasmesse – 800.861.061” e attraverso un’informazione on line fornita dal sito istituzionale uniticontrolaids.it. Per approfondire consulta: sul sito del Ministero, il documento completo “Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione delle strategie attivate per fronteggiare l’infezione da Hiv nell’anno 2014 (articolo 8, comma 3, legge 5 giugno 1990, n. 135)” (pdf 1,3 Mb) e il comunicato stampa; sul sito dell’Iss, le pagine dedicate al Telefono Verde Aids e Infezioni sessualmente trasmesse (800.861.061) a cura dell’Unità Operativa Ricerca psico-socio-comportamentale, Comunicazione, Formazione (UO RCF), le pagine del Centro operativo Aids (Coa) e il sito uniticontrolaids.it.

 

(11 febbraio 2016) Piemonte: il nuovo report sulle infezioni da Hiv e Aids

Nel 2014, in Piemonte, 281 persone hanno scoperto di aver contratto l’Hiv, pari a un tasso di incidenza di 6,3 casi ogni 100.000 abitanti. Le nuove diagnosi di Hiv si osservano con maggiore frequenza tra gli uomini (75%) e tra i giovani. Il tasso di incidenza più elevato (16,3 casi per 100.000) si registra tra i piemontesi di età compresa tra i 25 e i 34 anni. I rapporti sessuali non protetti sono la principale via di trasmissione (in più di 9 casi su 10) e, negli ultimi 15 anni, si osserva una crescita delle diagnosi attribuibili ai rapporti omosessuali non protetti tra gli uomini. I casi di nuova diagnosi di Hiv tra gli stranieri rappresentano il 27% del totale. È ancora molto alto il numero di persone che arrivano tardi alla diagnosi (32% dei casi totali), quando il loro sistema immunitario è già compromesso o addirittura quando si è già sviluppata la malattia (Aids). Sono alcuni dei dati che emergono dal rapporto “Hiv e Aids in Piemonte. Aggiornamento 2014” (pdf 552 kb), pubblicato dal Servizio di riferimento regionale di Epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle malattie infettive (Seremi).

 

(11 febbraio 2016) Emilia-Romagna: il nuovo report sulle infezioni da Hiv e Aids

In Emilia-Romagna, nel periodo 2006-2014 sono state notificate 3850 nuove diagnosi di infezione da Hiv, di cui 3348 (87%) relative a cittadini residenti in Regione. Tra i residenti l’incidenza media annua è quindi pari a 8,5 casi per 100.000 abitanti; nell’ultimo anno l’incidenza tra i residenti è pari a 7,6, in aumento rispetto al 2013, ma inferiore rispetto ai valori osservati nel periodo 2006-2012. Le caratteristiche prevalenti della persona sieropositiva sono il sesso maschile (73,5%), l’età compresa tra i 30 e i 39 anni (33,1%) e la nazionalità italiana (70,9%). Per quanto riguarda le modalità di trasmissione, i dati nazionali evidenziano come la proporzione di nuove diagnosi legate all’utilizzo di droghe iniettive, storicamente fattore di rischio preponderante per questa infezione, sia calata drasticamente dal 76,2% registrato nel 1985, fino al 3,8% nel 2014. In Emilia-Romagna, nei nove anni di osservazione, tale percentuale non è mai superiore al 7% (4% nel 2014). D’altro canto, la proporzione dei casi attribuibili a trasmissione sessuale è invece aumentata: si è passati dall’84% nel 2006 al 92% nel 2014. Sono alcuni dei dati che emergono dal rapporto “Lo stato dell’infezione da Hiv/Aids in Emilia-Romagna. Aggiornamento sull’epidemia al 31/12/2014” pubblicato novembre 2015 dalla Regione Emilia-Romagna.