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Alcol e salute, la situazione globale nel report Oms



Emanuele Scafato - Direttore Osservatorio nazionale alcol, Istituto superiore di Sanità, Centro nazionale dipendenze e doping, Centro Oms per la ricerca sull’alcol

 

27 settembre 2018 - In tutto il mondo, nel 2016, più di 3 milioni di persone sono morte a causa di un uso dannoso di alcol (il 5,3% di tutti i decessi) e più di tre quarti di queste morti si sono verificate tra uomini. L’uso dannoso di bevande alcoliche è un fattore causale in oltre 200 malattie, incluso il cancro, e di situazioni d’infortunio e incidentalità. L’uso di alcol, ai livelli medi di circa 30 grammi di consumo medio pro capite, genera ogni anno, complessivamente, il 5,1% del carico globale di malattia e infortuni – misurato in anni di vita persi per malattia, disabilità o morte prematura (DALYs, Disability Adjusted Life Years).

 

Sono alcuni dei dati riportati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nell’edizione 2018 del “Global status report on alcohol and health”, documento che presenta un quadro completo del consumo di bevande alcoliche e del carico di malattia attribuibile all’alcol in tutto in mondo e che descrive le azioni dei Paesi per ridurre questo grave problema di sanità pubblica.

 

Dal rapporto emerge che tra tutti i decessi attribuibili all’alcol, il 28% è dovuto a infortuni (come quelli dovuti a incidenti stradali, autolesionismo e violenza interpersonale); 21% a disturbi digestivi; 19% a malattie cardiovascolari mentre il resto è correlato ad altre condizioni di salute come malattie infettive, tumori, disturbi mentali ecc. Inoltre, nonostante i trend positivi registrati nella prevalenza del consumo episodico pesante e nel numero di decessi alcol-correlati registrati a partire dal 2010, il carico globale di malattia legato al consumo di bevande alcoliche è purtroppo ancora inaccettabilmente elevato, in particolare nella Regione europea e in quella delle Americhe. A livello mondiale si stima che 237 milioni di uomini e 46 milioni di donne soffrano di disturbi legati al consumo di alcol, con le prevalenze più alte nella Regione europea (14,8% uomini e 3,5% donne) e in quella delle Americhe (11,5% uomini e 5,1% donne). I disturbi legati all’alcol sono, infatti, più comuni nei Paesi ad alto reddito.

 

Consumo globale

Sono circa 2,3 miliardi le persone che consumano bevande alcoliche nel mondo. L’alcol è consumato da più della metà della popolazione in tre Regioni dell’Oms (America, Europa e Pacifico occidentale) e l’Europa è la Regione nel mondo in cui il consumo medio è il doppio della media mondiale, nei fatti il più alto consumo pro capite del pianeta (nonostante sia diminuito di oltre il 10% dal 2010). Le previsioni indicano, inoltre, un aumento del consumo globale pro capite di bevande alcoliche nei prossimi 10 anni, in particolare nelle Regioni del Sud-Est asiatico, del Pacifico occidentale e delle Americhe.

 

Il consumo medio giornaliero di coloro che bevono alcolici è di 33 grammi di alcol puro al giorno, equivalenti circa a 2 bicchieri (ciascuno da 150 ml) di vino, una bottiglia di birra grande (750 ml) o due bicchierini (ciascuno da 40 ml) di super alcolici. In tutto il mondo, più di un quarto (27%) di tutti i ragazzi di 15-19 anni consuma alcolici e i tassi di consumo di alcol per questa fascia d’età sono in assoluto e per frequenza i più alti registrati: in Europa (44%), Americhe (38%) e Pacifico occidentale (38%). Alcune indagini svolte a livello scolastico indicano che, in molti Paesi, l’uso di alcol inizia ben prima dei 15 anni con differenze molto piccole tra ragazzi e ragazze.

 

La tendenza in Italia è misurata attraverso il Sisma (Sistema Monitoraggio Alcol) di pubblico dominio, gestito dall’Osservatorio nazionale alcol (Ona) dell’Iss e dal Centro Oms per la ricerca e la promozione della salute sull’alcol, a fronte del mandato del DPCM sulle sorveglianze che producono la statistica derivata formale del Piano statistico nazionale confluente nella Relazione annuale del Ministro della Salute al Parlamento ai sensi della Legge 125/2001.

 

All’incremento del consumo medio pro capite di alcol si registrano tendenze in aumento dei consumatori a rischio soprattutto tra i giovanissimi e i giovani adulti (principalmente maschi) e di binge drinker, fasce di milioni di individui per le quali è indispensabile e urgente garantire un intervento rivolto a evitare danni più gravi e prevenire le complicanze di danni e malattie alcolcorrelate già in atto. Intervento che è tanto più efficace quanto più precocemente attivato attraverso gli strumenti che sono nelle disponibilità ma che sono ancora poco usati dai medici per attuare l’identificazione precoce e l’intervento breve come da decenni l’Iss sollecita per le strutture del Servizio sanitario nazionale (Ssn) che subiscono l’impatto evitabile ma estremamente rilevante di 41 mila accessi al Pronto soccorso per intossicazione e 57 mila ricoveri.

 

Dal punto di vista della tipologia di bevande consumate, il documento Oms riferisce che in tutto il mondo, il 45% dell’alcol totale è consumato sotto forma di superalcolici. La birra è la seconda bevanda alcolica in termini di alcol puro consumato (34%) seguita dal vino (12%). A partire dal 2010, sono stati registrati solo lievi cambiamenti nelle preferenze delle bevande alcoliche consumate. I maggiori cambiamenti si sono verificati in Europa, dove l’uso di superalcolici è diminuito del 3% mentre quello del vino e della birra è aumentato. Al contrario, il report riferisce che più della metà (57%, o 3,1 miliardi di persone) della popolazione globale con più di 15 anni di età si era astenuta dal bere alcolici nei precedenti 12 mesi.

 

Secondo l’Oms ogni Paese dovrebbe impegnarsi a ridurre i costi sanitari e sociali legati all’uso dannoso di sostanze alcoliche promuovendo azioni di provata efficacia ed economicamente vantaggiose definite “best buys” anche dalle Nazioni Unite e che comprendono, per esempio, azioni ancora poco utilizzate ma estremamente utili come l’aumento delle tasse sulle bevande alcoliche, divieti o restrizioni sulla pubblicità di alcolici e la limitazione della disponibilità fisica di prodotti alcolici.

 

Quasi tutti i Paesi (95%) hanno accise sull’alcol, ma meno della metà usa altre strategie di intervento sui prezzi come il divieto di vendita sottocosto o sconti sul volume. La maggior parte dei Paesi ha qualche tipo di restrizione sulla pubblicità della birra, con divieti totali più comuni per la televisione e la radio, ma meno comuni per Internet e i social media.

 

In definitiva è rinnovata la sollecitazione anche per l’Italia a un impegno che appare evidentemente poco sostenuto nel corso degli ultimi anni considerate le tendenze in crescita dei principali indicatori sensibili sotto osservazione e tenuta conto dell’esigenza di contribuire al raggiungimento dell’obiettivo di salute sostenibile della riduzione del 10% del consumo medio pro capite annuale degli italiani e delle italiane contribuendo a ridurre sensibilmente i 25 miliardi di costi sanitari e sociali dell’alcol stimati dall’Oms per l’Italia come una diseconomia evitabile.

 

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