Alcol e assistenza sanitaria primaria: linee guida cliniche per l’identificazione e l’intervento breve
Emanuele Scafato - direttore Osservatorio nazionale alcol, Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità
18 marzo 2010 - La relazione al Parlamento 2007-2008 trasmessa dal ministro della salute al Parlamento, a cui l’Osservatorio nazionale alcol ha contribuito in maniera sostanziale attraverso l’analisi epidemiologica dell’impatto dei consumi alcolici in Italia, ha evidenziato l’esistenza di una platea di consumatori a rischio di circa 9 milioni di italiani e italiane. Solo per citare i più vulnerabili: 500 mila minori, circa 700 mila giovani di età sotto i 24 anni, oltre 3 milioni e 200 mila ultra65enni sono consumatori che adottano modalità di consumo a rischio o di consumo dannoso di bevande alcoliche (tutte, nessuna esclusa).
Ma cos’è il consumo “dannoso”? E chi è da considerarsi “a rischio”? Come si interviene, come si intercetta il “bere problematico”, come si prevengono le patologie e le problematiche alcolcorrelate? Perché oggi è importante promuovere e incentivare il ruolo preventivo dell’alcologia accanto a quello della riabilitazione dell’alcoldipendente? Come si identifica chi ha problemi con l’alcol? Quanto è raccomandabile consumare in funzione di salute e sicurezza? Ed è vero che esistono differenze in termini di esiti di salute rispetto al consumo di differenti bevande alcoliche? È corretto parlare di benefici sul rischio cardiovascolare e cosa si intende per “consumo moderato”? Quali sono i livelli di consumo che minimizzano il rischio?
Identificazione precoce e intervento breve
Da oltre 25 anni un gruppo di esperti e ricercatori ha avviato un percorso che, attraverso il progetto internazionale Eibi (Early Identification and Brief Intervention) dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha realizzato, testato e verificato a livello mondiale le prerogative di un sistema di identificazione precoce del consumo dannoso e rischioso di alcol conosciuto come Audit (Alcohol Use Identification Test). Oggi l’Audit viene identificato da tutte le strategie di prevenzione come lo strumento indispensabile per intercettare la situazione problematica e garantire tempestivamente l’adozione di un intervento breve, che comprende un intervento motivazionale da parte dei professionisti della salute attivi nella Primary Health Care.
Nonostante il Piano alcol e salute 2009-2012 e il Piano di prevenzione riconoscano la centralità dell’Audit nella prevenzione alcolcorrelata e la sua capacità di discriminare il bevitore problematico candidato all’intervento motivazionale per il ripristino di regimi di consumo non nocivi, ancora oggi manca un piano di implementazione (e di risorse) che parta dalla formazione per giungere all’integrazione dell’identificazione precoce e dell’intervento breve nella pratica quotidiana dei professionisti attivi nell’assistenza sanitaria primaria. Primi tra tutti, i Medici di medicina generale (Mmg).
Tra tutte le strategie di prevenzione di cui oggi si conosca efficacia e validità, l’intervento breve è universalmente riconosciuto come quello a più basso costo e con il più elevato beneficio. Il progetto Eibi ha trovato una sua articolazione europea nel progetto Phepa che nel 2005, dopo quattro anni di attività sperimentali svolti in numerosi Paesi, ha prodotto lo standard di formazione che l’Osservatorio nazionale alcol del Cnesps ha attivato dal 2006 in Italia. Standard che è partito su mandato europeo sotto forma dei corsi Ipib (Identificazione precoce e intervento breve), sospesi nel 2008 e che avevano anticipato le linee guida cliniche di supporto. Oggi queste linee guida vengono messe a disposizione in una versione integrale nazionale grazie a un intenso lavoro di revisione, traduzione e adattamento svolto dal gruppo di lavoro Ipib, in coordinamento con i gruppi europei.
Il monitoraggio nell’assistenza primaria
La chiave per evitare che nuovi bevitori problematici possano entrare nelle competenze dei servizi di cura per alcoldipendenti risiede indispensabilmente nel promuovere il riconoscimento precoce e il recupero dell’individuo consumatore rischioso o dannoso di alcol. La priorità, secondo le analisi già condotte in passato a livello nazionale e pubblicate nel report internazionale dello studio in fase IV dell’Oms, consiste nel mettere medici e operatori sanitari nelle condizioni di integrare quest’azione di monitoraggio e presa in carico nell’attività ambulatoriale abituale o nell’ambito della primary health care territoriale, nonché in tutti i contesti deputati alla prevenzione e alla promozione della salute. A partire dai dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie locali, ma soprattutto - come sostenuto dall’evidence nel settore della prevenzione - attraverso la promozione e il riconoscimento formale dell’alcologia come disciplina autonoma e integrata. Una disciplina che si inserisce in un sistema di competenze di prevenzione che oggi è molto carente in Italia e sostanzialmente ostacolato nella sua evoluzione da logiche organizzative, che potrebbero e dovrebbero essere più congrue rispetto all’esigenza specifica.
Gli obiettivi delle linee guida cliniche
Lo scopo di queste linee guida è quello di riassumere l'evidenza del danno alcol-correlato e le modalità di gestione del consumo dannoso o rischioso negli ambiti di prevenzione primaria.
Le linee guida descrivono anche l'alcoldipendenza e il modo di affrontarla, al fine di fornire al personale sanitario impegnato negli ambiti di assistenza primaria adeguate conoscenze per poter fronteggiare i casi più problematici e che richiedono tempestivamente un supporto specialistico.
L’obiettivo principale delle linee guida è quindi aggiornare sull’efficacia delle varie tecniche di assistenza gli individui che consumano alcol in quantità dannosa o rischiosa.
Il documento si basa sulla rassegna delle evidenze scientifiche e sull’esperienza di una task force costituita appositamente per la loro definizione. Un team internazionale di grande rilievo a cui l’Osservatorio nazionale alcol ha fornito il suo contributo attraverso le competenze e il ruolo riconosciuto del centro dell’Oms per la ricerca sull’alcol. In maniera innovativa, le linee guida trovano fondamento, oltre che nella letteratura, anche nei risultati dei progetti di ricerca europei giudicati più appropriati. Inoltre, solo in caso di mancanza di evidenze, le raccomandazioni sono state basate su quanto ritenuto valido, attraverso i criteri in uso nella comunità scientifica internazionale, e appropriato e plausibile in termini di validità scientifica esperienza clinica specifica.
Le linee guida sgombrano altresì il campo, attraverso un processo di valutazione rigorosa, delle numerose generalizzazioni, imprecisioni, inesattezze, interpretazioni troppo spesso misleading, fuorvianti ed equivoche che trovano spazio anche nelle affermazioni di numerosi professionisti della salute e inadeguatamente trasmesse a una vasta audience attraverso la comunicazione dei mass media.
Le linee guida (la cui revisione dinamica e aggiornamento sono già in corso attraverso il progetto Phepa II, il progetto Amphora e il progetto Vintage), forniscono in maniera semplice risposte precise a numerose domande spesso controverse, tutte basate sull’evidenza scientifica ampiamente acquisita da tutti gli organismi di tutela della salute. Si propongono così come strumento di consultazione, aggiornamento e formazione specifica a livello europeo, come peraltro dimostrato dalla traduzione in altre cinque lingue (si veda il sito www.phepa.net).
Un contributo autorevole, di libero dominio, di oltre 200 pagine con un ampio sommario, nove capitoli e un appendice. Un volume che l’Osservatorio nazionale alcol promuove attraverso EpiCentro in una serie programmata di uscite settimanali per capitoli. La versione finale si completerà in occasione dell’edizione 2010 dell’Alcohol Prevention Day, in calendario il 29 aprile all’Iss. L’intero volume sarà pubblicato in versione integrale anche sui siti europei, con l’auspicio che tutti, non solo i professionisti della salute ma anche i policy maker e quanti coinvolti nelle strategie di prevenzione e nella comunicazione sui temi di salute, possano apprezzarne i contenuti come nelle intenzioni di tutti i ricercatori che hanno contribuito con passione ed entusiasmo alla loro realizzazione.
Consulta:
V. Identificazione del consumo rischioso e dannoso di alcol
VI. Efficacia
degli interventi brevi 110
Volume completo (pdf 2,5 Mb)