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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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L’analisi della prescrizione farmaceutica e la qualità dell’assistenza

Roberto Raschetti – direttore del reparto di Farmacoepidemiologia, Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) - Iss

 

Vi sono due modalità principali per valutare l’appropriatezza della prescrizione. La prima è quella di confrontare le modalità di prescrizione con standard predefiniti, costruiti sulla base della migliore evidenza scientifica disponibile. La seconda consiste invece nell’analisi della variabilità prescrittiva. Nel primo caso, lo scostamento da un comportamento considerato atteso consente di evidenziare un intervento potenzialmente inappropriato (quale la prescrizione di farmaci non considerati di prima scelta per una particolare condizione clinica), la prescrizione in eccesso nel trattamento di una condizione, la mancata prescrizione di farmaci di dimostrata efficacia a pazienti che potrebbero beneficiarne, ecc.

 

Nel secondo caso, l’intento è mettere in evidenza aree sulle quali concentrare l’attenzione e che richiedono approfondimenti successivi. Quindi, come per tutti gli altri interventi medico-sanitari, l’interesse al tema della variabilità nella prescrizione di farmaci non è fine a se stesso ma riguarda la qualità dell’assistenza e i costi, soprattutto in riferimento a quella parte di variabilità non spiegata dalle differenti condizioni di salute. Tuttavia, se la variabilità non spiegata indica potenziali problemi di appropriatezza, una maggiore omogeneità, di per sé, non è un sinonimo di qualità prescrittiva.

 

È a questo quadro di riferimento complessivo che si ispira l’attività che, in coerenza con quanto fatto negli anni precedenti, ha portato alla realizzazione del sesto rapporto nazionale dell’Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali (OsMed) (pdf 1,5 Mb).

 

L’inquadramento delle principali caratteristiche dell’uso dei farmaci in Italia (parte A.2) consente infatti di affrontare il tema della variabilità tenendo conto di alcuni importanti determinanti dell’uso dei farmaci nella popolazione e della dinamica che si è sviluppata nel corso degli ultimi anni in Italia.

 

Gli approfondimenti relativi ai consumi per classe terapeutica (descritti nella parte A.3) offrono spunti di riflessione importanti, avendo sviluppato ulteriormente il confronto con le evidenze scientifiche disponibili. Così come l’ampliamento della parte relativa all’analisi dei profili di trattamento di alcune patologie rilevanti per la medicina generale (parte A.4) offre la possibilità di affrontare più da vicino il tema dell’ appropriatezza clinica.

 

Le restanti parti del rapporto, sviluppate secondo uno standard di analisi ormai consolidato, fotografano la situazione a livello nazionale (parte B) e regionale (parte C), consentendo confronti e valutazioni non solo in termini di spesa ma anche di intensità d’uso dei gruppi terapeutici e delle singole sostanze.

 

Considerando complessivamente il problema della crescita della spesa farmaceutica, si osserva come il principale determinante del consistente aumento di spesa (+33,6% rispetto all’anno 2000) sono le quantità prescritte (+39% in termini di DDD rispetto all’anno 2000), con una ampia variabilità tra le regioni non facilmente spiegabile in termini di caratteristiche di popolazione o di differenti condizioni di salute. Ciò propone con forza l’esigenza di attivare iniziative che non siano orientate solo sulla, peraltro legittima, operazione di contenimento dei prezzi ma mirino efficacemente, soprattutto a livello locale, a operare strategicamente per promuovere l’uso appropriato dei farmaci. Una strategia che si rivolge all’interesse collettivo e soprattutto individuale dei pazienti che ricorrono a questo importante strumento terapeutico.