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Conferenza Iuhpe, Ginevra 2010: promozione della salute sotto la lente

29 luglio 2010 - Promozione della salute, sviluppo sostenibile ed equità sociale: sono state queste le parole chiave della 20° edizione della conferenza internazionale sulla promozione della salute, organizzata dall’International Union for Health Promotion and Education (Iuhpe), che si è tenuta a Ginevra dall’11 al 15 luglio 2010. Con circa 2200 partecipanti provenienti da oltre 120 Paesi di tutto il mondo, l’evento ha avuto una notevole risonanza ed ha offerto più di 2 mila eventi suddivisi in sessioni plenarie e parallele, presentazioni di poster, workshop e molto altro.

 

Una via per il successo: l’intersettorialità

«Uno degli aspetti a cui è stata prestata maggiore attenzione», commenta Pirous Fateh-Moghadam, membro del Gruppo tecnico nazionale Passi, «è stata l’intersettorialità nella promozione della salute. Le professionalità coinvolte erano infatti molte: oltre ai medici erano presenti sociologi, antropologi, psicologi e persino architetti. Si tratta di una riflessione comune molto importante, soprattutto dal momento che spesso sono proprio le politiche che non hanno direttamente a che fare con la sanità a influire di più sulla salute dei cittadini. Nasce da questa visione, per esempio, l’idea delle healthy cities o i progetti che fanno capo all'health promoting schools approach».

 

Dello stesso avviso è anche Valentina Possenti, del Gruppo tecnico nazionale Passi: «Ormai la promozione della salute viene sempre più spesso affrontata con approcci intersettoriali che coinvolgono le amministrazioni locali e le politiche a esse connesse, come quelle urbanistiche, dei trasporti o della mobilità. L’approccio intersettoriale e quello partecipativo sono stati temi ricorrenti nel corso della conferenza e hanno rappresentato i due punti di maggior contatto tra la visione dello Iuhpe e il programma Guadagnare Salute».

 

L’ambiente

Anche l’ecologia, lo sviluppo sostenibile e i cambiamenti climatici hanno giocato un ruolo chiave all’interno della conferenza. «Un altro argomento dell’incontro piuttosto importante», commenta Pirous Fateh-Moghadam, «è stato quello del riscaldamento globale. Era presente un rappresentante indiano dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) e in particolare si è parlato del peso che possono avere sia le politiche nazionali e internazionali, sia i comportamenti individuali. Per esempio, la produzione di carne è un’attività che ha un grosso impatto sull’ambiente e quindi una riduzione di questo tipo di consumo è da considerare positivamente non solo per gli effetti benefici che ha sull’organismo a livello di riduzione del rischio di malattie cardiovascolari e di alcuni tipi di tumore, ma anche per le ricadute positive dal punto di vista ecologico». Anche nel caso dell’alimentazione è stata sottolineata l’importanza di un approccio intersettoriale e di sistema, nel tentativo di indurre dei cambiamenti positivi. A questo proposito è stato presentato e discusso un documento sul “food system” (pdf 1,9 Mb).

 

È interessante sottolineare come anche l’organizzazione della conferenza abbia cercato di aderire ai contenuti delle sessioni dedicate all’ambiente. «I pranzi a buffet erano privi di carne e le confezioni degli alimenti biodegradabili», continua Pirous Fateh-Moghadam, «ed erano presenti distributori di acqua per limitare il consumo di bottiglie di plastica».

 

Paesi in via di sviluppo ed equità

Una delle caratteristiche forse più interessanti del convegno è stata la massiccia presenza dei Paesi in via di sviluppo. A confermarlo è Stefano Campostrini, membro del Gruppo tecnico nazionale Passi: «La partecipazione di questi Paesi è stata massiccia: non solo perché la platea era composita, ma anche e soprattutto perché quest’anno si è cercato di dare loro voce. Posso testimoniarlo perché facevo parte del comitato scientifico che ha organizzato la conferenza e posso dire che anche nelle sessioni plenarie sono state portate testimonianze di azioni per la promozione della salute nei Paesi in via di sviluppo molto interessanti e coinvolgenti». Non è un caso, quindi, se la prossima edizione di questo evento si terrà in Tailandia nel 2013.

 

Forte della presenza di molti rappresentanti dei Paesi asiatici (India in particolare), africani e sudamericani, la conferenza ha avuto come nodo centrale anche quello dell’equità sanitaria e sociale. «Molta attenzione», riferisce Pirous Fateh-Moghadam, «è stata dedicata al contesto socioeconomico in cui si attua l’attività di promozione della salute. Si è parlato molto dell’attuale crisi economica e delle sue ripercussioni a livello sanitario, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, dove i suoi effetti sono molto più acuti. In occidente, infatti, l’impatto della crisi sulla salute è in parte ammortizzato da una serie di strutture e servizi politico-sociali che nei Paesi più poveri purtroppo non esistono».

 

Immigrati e salute

Una sessione parallela giudicata come molto stimolante da Pirous Fateh-Moghadam è stata quella sulla salute degli immigrati. «In uno degli incontri su questo tema», racconta, «un gruppo di esperti svizzeri ha presentato ha presentato un lavoro portato avanti nel 2009 per permettere il rifacimento di una brochure sulla salute mentale non accessibile agli immigrati. Attraverso focus group e indagini che hanno approfondito il problema attraverso il diretto coinvolgimento della popolazione immigrata, alla fine gli esperti sono riusciti a realizzare un prodotto che per immagini e testi fosse fruibile anche dagli immigrati». Un altro incontro si è concentrato sulla presentazione di un lavoro sul razzismo negli ospedali. «Un’iniziativa molto innovativa, anche perché il razzismo, sia nei confronti dei pazienti che degli operatori sanitari, è spesso un problema difficile da far emergere. Nel caso specifico, invece, attraverso una serie di questionari qualitativi e quantitativi, gli esperti sono riusciti a dare una valutazione obiettiva del problema». Altri spunti interessanti sono arrivati anche dal tema dell’accesso alle cure agli immigrati clandestini. «Su questo i vari cantoni svizzeri hanno politiche completamente diverse: mentre in alcuni di essi l’accesso è pienamente consentito, in altri non lo è affatto».

 

La salutogenesi

Altra sessione parallela particolarmente stimolante è stata quella dedicata alla salutogenesi. «Le istituzioni finlandesi hanno sposato questo approccio da un po’ di tempo», dice Valentina Possenti, «e gli spunti sono molto interessanti. Alla collaborazione intersettoriale, questo metodo aggiunge un approccio che si basa sulla valorizzazione delle risorse: è quindi molto diverso da quello classico patogenetico. Si tratta di una sorta di ripresentazione delle passate teorie sull’autoefficacia, ma in una veste nuova, molto forte a livello dei contenuti». Anche Pirous Fateh-Moghadam è d’accordo: «È stato molto stimolante e mi ha permesso di guardare criticamente a quello che facciamo nel nostro lavoro di tutti i giorni».

 

I sistemi di sorveglianza

Sale piene e grande attenzione per le sessioni sui sistemi di sorveglianza. «Negli anni passati», commenta Stefano Campostrini, «la sorveglianza era un po’ una “cenerentola” in questo tipo di eventi. Così non è stato invece stavolta e credo che si tratti di un fatto molto significativo. La partecipazione è in crescita e durante gli incontri sono emerse diversi spunti di riflessione. Per esempio, si è discusso molto della necessità di una maggiore contaminazione tra chi si occupa di monitoraggio e raccolta dati e chi fa promozione della salute sul campo. Sono due mondi un po’ separati, che potrebbero e dovrebbero interagire di più: sia produrre dati che poi non vengono utilizzati nel concreto da chi promuove la salute, sia impostare attività di promozione senza conoscere il contesto in cui si deve lavorare e senza individuare le priorità d’intervento significa non ottimizzare le risorse a disposizione».

 

Il sistema Passi

Una sessione parallela è stata dedicata alla presentazione di vari sistemi di sorveglianza tra cui quello italiano (ppt 1,9 Mb), quello australiano e quello nordamericano. «Il Passi», spiega Pirous Fateh-Moghadam, «suscita sempre molto interesse per il suo dettaglio di informazioni a livello locale e per l’elevato tasso di adesione, determinato in parte al fatto che le interviste sono precedute da una lettera della Asl e in parte al fatto che il sistema sanitario gode della fiducia dei cittadini. Negli Stati Uniti, invece, le persone che si rifiutano di sottoporsi al questionario sono molte di più e questo rappresenta un ostacolo per l’efficacia e l’efficienza del sistema di sorveglianza. Lo stesso vale per la metodologia dei campionamenti che negli Usa, avvenendo attraverso la selezione casuale di numeri di telefono fissi e non di nominativi di persone, esclude dall’indagine chi possiede solo il cellulare. Si tratta di una fetta importante di popolazione, generalmente giovane o comunque con caratteristiche diverse sul fronte degli stili di vita rispetto al resto della popolazione».

 

Il Libro bianco sulla sorveglianza

Grande soddisfazione è arrivata anche dal gruppo di lavoro sulla sorveglianza dello Iuhpe. Nato nel 1999, ma formalizzato dopo la conferenza Iuhpe del 2007 a Roma, a partire dal 2008 il gruppo si è dedicato alla stesura di un vero e proprio Libro bianco sulla sorveglianza, che è stato discusso in occasione dell’incontro di Ginevra. «Il testo», spiega Stefano Campostrini, che ha presieduto il Gruppo di lavoro, «prima di tutto cerca di evidenziare gli aspetti fondamentali della sorveglianza sui fattori di rischio comportamentali: spiega che cos’è, a cosa serve e qual è il suo ruolo rispetto alle azioni di promozione della salute. Dall’altro lato, però, cerca anche di individuare quali sono i suoi aspetti più critici e le sfide per il futuro, sia in termini di sostenibilità che di praticabilità».

 

La presenza italiana

Le iniziative del nostro Paese sono state rappresentate alla conferenza anche grazie a tre poster. «Il primo (ppt 1 Mb)», commenta Valentina Possenti, «rientra nell’ambito degli obiettivi specifici del Programma di informazione e comunicazione per guadagnare salute (PinC): si tratta di una ricognizione delle attività presenti sul territorio nazionale nell’ambito della promozione degli stili di vita salutari. Un poster molto simile è stato presentato anche dai colleghi finlandesi».

 

Il secondo poster (ppt 1,2 Mb), invece, è incentrato sui risultati raggiunti dall’indagine “Okkio alla salute” in merito alla disseminazione delle informazioni ai genitori e ai pediatri su alimentazione e attività fisica dei bambini delle scuole primarie. «Per i vari target sono stati realizzati prodotti comunicativi differenti: il valore aggiunto di questa attività di comunicazione sta nell’elaborazione e nella valutazione dei materiali, che avviene attraverso un approccio partecipativo. Una metodologia che alla conferenza ha suscitato parecchio interesse».

 

«Infine», conclude Valentina Possenti, «il terzo poster (ppt 920 kb) è una presentazione del progetto di comunicazione PinC, che ha permesso di introdurre la metodologia, gli obiettivi e i risultati attesi dell’iniziativa».

 

 

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