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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Medicina di genere e territorio: il ruolo dei referenti regionali

In ottemperanza al “Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere sul territorio nazionale”, approvato formalmente dal Ministro della Salute con apposito decreto il 13 giugno 2019, ogni Regione ha individuato un referente esperto nel settore per coordinare le attività previste dal documento.

 

Le attività dei referenti regionali prevedono la programmazione, il coordinamento e il monitoraggio delle azioni relative ai percorsi sanitari, alla formazione, alla ricerca e alla comunicazione nell’ambito della medicina di genere. La prima azione prevista dal Piano è quella di costituire un tavolo di esperti per la diffusione capillare della medicina di genere e la creazione di una Rete regionale.

 

I referenti locali hanno un duplice compito: informare l’Osservatorio dedicato alla Medicina di Genere istituito presso l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che disciplina l’applicazione e diffusione della medicina di genere nel Servizio sanitario nazionale (SSN) ed estendere alla propria Regione le indicazioni di tale istituzione.

 

Il 28 gennaio 2020 in ISS è stata organizzata una prima riunione dei referenti regionali affinché ciascuno illustrasse le attività e lo stato di avanzamento delle attività relative alla medicina di genere svolte sul proprio territorio. L’incontro si prefiggeva inoltre di definire quale fosse il punto di partenza di ciascuna Regione al fine di dare inizio, in maniera univoca, ai lavori e alle attività previste dal Piano. Dall’incontro è emerso che non tutte le Regioni hanno un’esperienza consolidata nel campo della medicina di genere. Differenze sono presenti sia nell’ambito delle attività svolte sia nell’ambito delle strutture create. I referenti regionali hanno quindi condiviso la necessità di fare Rete e di organizzare un lavoro di squadra per colmare le disparità, prendendo come modello le attività già avviate da altri e adattandole al proprio territorio.

 

COVID-19 e attività dei referenti regionali

Con l’arrivo della pandemia di COVID-19, tutto l’impegno dei referenti regionali per la medicina di genere si è concentrato nel cercare di contenere, comprendere e limitare i danni di questa terribile infezione. Già dalle prime settimane della pandemia, infatti, è cominciato ad emergere chiaramente come le differenze di genere non solo giocassero un ruolo importante nella progressione e letalità della malattia, ma, probabilmente, anche nella risposta alle terapie, nelle ripercussioni psicosociali e nella salute dei caregiver.

 

L’importanza di raccogliere e analizzare i dati disaggregati per sesso è stata sottolineata dall’ISS Rapporto ISS COVID-19 n.18/20 “Raccomandazioni per la raccolta e analisi dei dati disaggregati per sesso relativi a incidenza, manifestazioni, risposta alle terapie e outcome dei pazienti COVID-19” come primo passo verso approcci più mirati di prevenzione, diagnosi e cura di questa malattia in base al proprio genere.

 

In questo contesto si è evidenziata ancor più l’importanza della costruzione di una Rete tra i referenti regionali per uno scambio proficuo di informazioni e per formalizzare attività interdisciplinari basate sulle differenze di genere nella gestione dei pazienti positivi all’infezione da SARS-CoV-2, ma anche dei pazienti “non-COVID-19” che hanno subito in modo particolarmente grave il periodo che stiamo vivendo.

 

La medicina di genere come equità e appropriatezza delle cure

Bisogna ricordare che l’Italia è all’avanguardia in Europa nell’applicazione della medicina di genere, grazie alla Legge 3/2018 e il suo articolo 3, al Piano nazionale, ma anche e soprattutto grazie all’impegno dei medici, dei ricercatori, del personale sanitario e di tutte le persone che in questi ultimi anni hanno compreso l’importanza di considerare le possibili differenze di genere nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura delle malattie. Scopo finale è arrivare a cure sempre più appropriate e a una maggiore equità nella salute che, in ultima analisi, possano permettere risparmi notevoli ai sistemi sanitari regionali e quindi al servizio sanitario nazionale (SSN).

 

Sebbene grandi passi avanti siano stati fatti in questi ultimi anni, tanti ancora bisognerà farne. Uno dei compiti del Tavolo dei referenti regionali sarà, dunque, quello di sensibilizzare ulteriormente la classe politica sull’importanza di sviluppare approcci genere specifici nell’ambito del sistema sanitario regionale.

 

È questo quindi il momento di rimboccarci le maniche e uscire dalla crisi pandemica con una visione più moderna e nuova della medicina e dell’organizzazione sanitaria che, cominciando dall’applicazione in alcune Regioni pioniere, possa essere estesa e integrata in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. È oramai giunto il momento di modificare i paradigmi obsoleti su cui si è fondata in passato la medicina al fine di reimpostare e adottare nuovi modelli sanitari di cura capaci di garantire equità e il soddisfacimento dei differenti bisogni di salute di ogni individuo.

 

 

Data di creazione della pagina: 22 ottobre 2020

Autori: Referenti Regionali per la Medicina di genere: Abruzzo: Annamaria Giammaria, Lia Ginaldi; Basilicata: Maria Rosalia Puzo; Bolzano (Provincia Autonoma): Irene Unterhofer; Calabria: Caterina Ermio; Campania: Maria Gabriella De Silvio; Emilia-Romagna: Fulvia Signani; Friuli Venezia Giulia: Fabio Barbone, Alessandra Maestro; Lazio: Alessandra Barca, Lilia Biscaglia; Liguria: Valeria Messina; Lombardia: Franca Di Nuovo; Marche: Patrizia Carletti, Lucia Di Furia; Molise: Cecilia Politi; Piemonte: Elsa Basili, Franca Lovaldi; Puglia: Anna Maria Moretti; Sardegna: Gesuina Cherchi; Sicilia: Daniela Segreto; Toscana: Mojgan Azadegan; Trento (Provincia Autonoma): William Mantovani; Umbria: Paola Casucci; Valle d'Aosta: Silvia Magnani, Giuliana Vuillermin; Veneto: Eliana Ferroni.