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Quanto pesa il sovrappeso sul rischio cardiovascolare?



Chiara Donfrancesco, Luigi Palmieri, Serena Vannucchi e Simona Giampaoli - reparto di Epidemiologia delle malattie cerebro e cardiovascolari, Cnesps-Iss

 

10 ottobre 2012 – È ormai noto, tra addetti ai lavori e popolazione generale, che una corretta alimentazione e l’attività fisica siano  elementi imprescindibili della salute dell’individuo e che sovrappeso e obesità siano condizioni strettamente legate al rischio cardiovascolare. Ma in che modo?

 

I principali fattori di rischio cardiovascolare (pressione arteriosa, lipidi ematici e glicemia) sono influenzati dall’eccesso di massa corporea e la perdita di peso (e dunque una riduzione dell’indice di massa corporea, Imc o Bmi dall’acronimo inglese) influisce positivamente sui livelli di questi fattori, diminuendo il pericolo di andare incontro a eventi cardiovascolari. Gli strumenti per l’identificazione del rischio cardiovascolare (come le carte e il punteggio) non includono direttamente l’Imc nell’algoritmo del calcolo ma di fatto sono basati su fattori che dipendono strettamente dalla condizione di sovrappeso e di obesità dell’individuo. L’assenza dell’Imc nell’algoritmo di rischio di questi strumenti può, in molti casi, ridurre l’attenzione clinica sulla questione dell’eccesso ponderale mentre è fondamentale promuovere interesse e attenzione opportuni sia a livello dei professionisti sia a quello dei cittadini.

 

Ma qual è il potenziale preventivo della riduzione dell’Imc per ridurre il rischio cardiovascolare? Un’indagine condotta nell’ambito del progetto Cuore dell’Iss su uomini e donne tra i 35 e i 69 anni d’età, senza precedente evento cardiovascolare, ha stimato di quanto si riduce il rischio cardiovascolare se si riduce il sovrappeso. In Italia la popolazione studiata dal progetto Cuore tra i 35 e i 69 anni aveva un rischio medio di 2,4% (donne) e 10,7% (uomini) di sviluppare nel giro dei successivi 10 anni un evento cardiovascolare maggiore (per esempio, infarto del miocardio, ictus). Se le persone in eccesso ponderale avessero diminuito il proprio peso tanto da ridurre il proprio Imc di 1 unità, il rischio medio si sarebbe ridotto a 0,6% per le donne e a 3,9% per gli uomini. Applicati alla popolazione generale i benefici a livello di salute pubblica sono evidenti.

 

È importante sottolineare che per ridurre di qualche unità il proprio indice di massa corporea non c’è bisogno di dover dimagrire tanto: per esempio, una donna alta 160 cm, perdendo 2,5 kg di peso vedrà l’Imc ridotto di 1 unità e il proprio rischio cardiovascolare del 3%. Analogamente, un uomo alto 180 cm, se per perde 3,2 Kg, avrà una riduzione del rischio cardiovascolare del 4%. Vedi figura 1 e 2.

 

 

Figura 1: Chilogrammi di peso da perdere per ridurre l’indice di massa corporea in relazione alla propria altezza. BMI = indice di massa corporea

 

Figura 2: Riduzione del rischio cerebro e cardiovascolare per una diminuzione di indice di massa corporea. CVD = malattie cardiovascolari; CHD = cardiopatia coronarica; BMI = indice di massa corporea

 

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