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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Dall’Ocse i dati sull’impatto dell’eccesso ponderale sui bilanci nazionali

  

Oggi più della metà della popolazione di 34 su 36 Paesi dell’OCSE è in sovrappeso e quasi 1 persona su 4 è obesa. Una condizione che, secondo le stime, nei prossimi 30 anni riguarderà 92 milioni di cittadini (obesi o con malattie correlate al sovrappeso) e che ridurrà la speranza di vita di 3 anni entro il 2050. È quanto emerge dal rapporto “The Heavy Burden of Obesity. The Economics of Prevention” pubblicato dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) a ottobre 2019. Dall’analisi dei costi economici, sociali e sanitari legati all’eccesso ponderale della popolazione di 52 Paesi (tra cui: i Paesi dell’area dell’OCSE, Unione europea, UE28 e i Paesi del G20) emerge che i Paesi spendono, mediamente, l’8,4% del bilancio del sistema sanitario per curare le malattie legate al sovrappeso e che, in media, il sovrappeso è responsabile del 71% di tutti i costi delle cure per il diabete, del 23% dei costi delle cure per le malattie cardiovascolari e del 9% dei costi delle cure per i tumori.

 

L’eccesso ponderale e le disuguaglianze di salute

Sovrappeso e obesità possono peggiorare la qualità della vita personale. È stato infatti stimato che i bambini in sovrappeso ottengono risultati meno soddisfacenti a scuola (hanno voti più bassi, maggiori probabilità di assentarsi e di mancare per periodi più lunghi rispetto ai bambini normopeso) e hanno meno probabilità di completare la scuola secondaria superiore. Tra gli adulti chi soffre di almeno una malattia cronica associata all’eccesso di peso ha l’8% di probabilità in meno di avere un lavoro l’anno successivo e, qualora abbia un’occupazione, ha il 3,4% di probabilità in più di essere assente o meno produttivo. Nei 28 Paesi UE le donne e gli uomini che rientrano nella fascia di reddito più bassa hanno rispettivamente il 90% e il 50% di probabilità in più di essere obesi rispetto alle persone che percepiscono redditi più alti, accrescendo le diseguaglianze di salute.

 

Bloccare l’incremento dell’obesità è un ottimo investimento

L’analisi dell’OCSE mostra che ogni dollaro speso per prevenire l’obesità produce un ritorno economico 6 volte superiore. Per fare ciò vengono identificate 4 categorie di interventi, che sottolineano l’importanza di una risposta multisettoriale. Nel rapporto vengono presentate le iniziative politiche e gli interventi (raggruppati in 10 categorie) attuati nei Paesi analizzati, oltre a un focus sulla riformulazione dei prodotti alimentari volto a ridurre il contenuto calorico del 20%. 

 

La situazione italiana

In Italia, il sovrappeso rappresenta il 9% della spesa sanitaria, riduce il PIL del 2,8% e, per coprire questi costi, ogni cittadino paga 289 euro di tasse supplementari all’anno. Non solo, gli italiani vivono in media 2,7 anni in meno a causa del sovrappeso e, nel mercato del lavoro, la produzione risulta essere inferiore di 571 mila lavoratori a tempo pieno all’anno. L’OCSE ricorda le politiche sanitarie messe in atto dal nostro Paese (tra cui la pubblicazione delle linee guida sull’attività fisica e una dieta sana, le etichette nutrizionali per gli alimenti e gli standard nutrizionali volontari nelle scuole) e presenta le stime di anni di vita guadagnati e i risparmi sulla spesa sanitaria per ciascuno dei 10 gruppi di interventi:

  1. regolamentazione pubblicitaria
  2. etichettatura dei prodotti alimentari
  3. campagna di informazione
  4. etichettatura dei menù
  5. applicazioni per dispositivi mobili
  6. prescrizione di attività fisica
  7. interventi nelle scuole
  8. sedentarietà sul posto di lavoro
  9. benessere sul posto di lavoro
  10. mezzi di trasporto pubblico.

L’applicazione di questi interventi potrebbe prevenire le malattie non trasmissibili, ridurre la spesa sanitaria e aumentare la produttività della forza lavoro. In particolare, l’OCSE stima che l’applicazione del pacchetto di comunicazione - comprensivo di etichettatura obbligatoria sul fronte delle confezioni, regolamentazione pubblicitaria e campagne di informazione - potrebbe prevenire 144 mila malattie non trasmissibili entro il 2050, far risparmiare 62 milioni all’anno in spesa sanitaria, e far aumentare l’occupazione e la produttività di una quota pari a 6 mila lavoratori a tempo pieno all’anno. Anche la riformulazione dei prodotti alimentari per ridurre del 20% il contenuto calorico avrebbe un impatto importante sulla salute e la spesa del nostro Paese.

 

Risorse utili

 

Data di pubblicazione: 24 ottobre 2019

Autrici: Angela Spinelli e Paola Nardone (ISS)