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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Focolaio epidemico di rosolia in Provincia di Pordenone: il punto della situazione



Michele Minuzzo - dipartimento di Prevenzione, Ass 6 di Pordenone

 

aggiornamento al 3 aprile 2008

 

 

In Provincia di Pordenone è in corso un’epidemia di rosolia, il cui primo caso è stato segnalato il 25 gennaio. Dall’esordio dell’epidemia a oggi sono pervenute 18 notifiche di persone con sospetta rosolia correlata direttamente al caso indice e 38 notifiche relative a soggetti apparentemente non a contatto con i primi casi: in tutto, compreso il primo caso, le notifiche sono dunque a oggi 57.

 

Dopo gli accertamenti di laboratorio per la ricerca del virus su campioni ematici, nasali, faringei e urinari, sono stati confermati complessivamente 49 casi sui 57 notificati; 4 casi (di cui 2 con diagnosi di VI malattia) sono risultati negativi, mentre i restanti 4 sono in attesa di risposta da parte del laboratorio.

 

Tra i casi confermati sono compresi:

  • 2 casi confermati in due donne in gravidanza (rispettivamente alla 7ª-8ª e alla 14ª settimana di gestazione
  • 1 caso confermato in un insegnante di una scuola di primo grado di un Comune della Provincia
  • 11 casi confermati in studenti: 7 in 4 scuole superiori di Pordenone, 2 presso una scuola superiore di Udine e 2 all’Università di Padova.

Attualmente siamo in situazione di allerta per il rischio infettivo, in quanto l’ultimo dei 57 casi segnalati risale a oggi, 3 aprile 2008.

 

Le indagini e le procedure attivate

Per tutti i casi notificati sono state attivate le procedure del protocollo nazionale per la rosolia e rosolia congenita. Le persone coinvolte sono state sottoposte ad accertamenti di laboratorio per la ricerca del virus su campioni ematici, nasali, faringei e urinari, per la conferma dell’infezione.

 

Contemporaneamente sono state avviate le indagini epidemiologiche sui contatti riferiti sia dal soggetto indice sia dai casi successivi, puntando l’attenzione in particolare su eventuali donne in gravidanza, potenzialmente a rischio di sindrome da rosolia congenita. Fino a oggi sono stati contattati 885 soggetti, che sono stati sottoposti a indagine epidemiologica e verifica anticorpale e vaccinale nei confronti della rosolia, con offerta del vaccino ai sieronegativi e ai non vaccinati. Inoltre sono state verificate le situazioni vaccinali di tutti i soggetti afferenti alle 5 scuole della Provincia di Pordenone interessate ed è stata attivamente proposta la vaccinazione ai non immunizzati. Sono stati informati inoltre i dipartimenti di Prevenzione di Padova e di Udine per verifica e controllo dei contatti.

 

Alcune criticità

Dalle verifiche sullo stato vaccinale dei contatti è emerso che la maggioranza dei soggetti risulta coperta nei confronti della rosolia o per immunizzazione naturale o per effettuazione in passato di un ciclo vaccinale completo contro la rosolia (2 dosi di MPR oppure 1 dose rosolia + 1 dose MPR). Nonostante questo dato positivo (la copertura è superiore all’80% tra i ragazzi delle scuole indagate), si è registrata un’elevata resistenza alla vaccinazione proposta nelle persone non già immunizzate.

 

Un’altra criticità è costituita dal fatto che in questo periodo dell’anno molte classi delle scuole superiori vanno in gita. Pertanto è altamente probabile che diversi contatti tra gli studenti in partenza per il viaggio o già partiti (e non già immunizzati) possano manifestare i sintomi della malattia durante il periodo di gita e contribuire alla diffusione dell’infezione.

 

Sono infatti stati registrati alcuni casi critici:

  • uno studente che ha sviluppato la malattia durante il soggiorno in Grecia (non vaccinato)
  • una studentessa (non vaccinata in passato per contrarietà alla vaccinazione) che, dopo avere sviluppato la malattia, nonostante le raccomandazioni di isolamento da parte del medico curante e del dipartimento di Prevenzione, è comunque partita per la gita scolastica nel periodo di contagiosità
  • due studenti partiti per una gita scolastica a Parigi nonostante il sospetto clinico (poi confermato in laboratorio) di infezione.

Infine si rileva una scarsa cura da parte di alcuni medici, che a volte ritardano la segnalazione dei casi sospetti o, in alcuni casi, imputano l’esantema ad allergie alimentari o ad altre cause. Anche per questo sono utili le notizie diffuse dai media a livello locale e le informazioni specifiche sull’epidemia in corso inviate per via cartacea e informatica ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta.