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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro

Aspetti epidemiologici

Il quadro epidemiologico dei tumori della mammella, della cervice uterina e del cancro del colon retto in Italia è tratto dalle raccomandazioni del ministero della Salute (pdf 1,1 Mb).

 

Il cancro della mammella in Italia

Il carcinoma della mammella è il tumore più frequente fra le donne, in termini sia di incidenza che di mortalità. La probabilità di ammalarsi aumenta progressivamente con l’età e, visto il continuo invecchiamento della popolazione italiana, l’incidenza è in aumento. Negli anni Novanta, i tassi di mortalità in Italia per tumore della mammella aggiustati per età sono diminuiti di circa il 20%, anche grazie alla diagnosi precoce. Circa il 45% della riduzione della mortalità osservata negli ultimi 10-20 anni nei principali Paesi occidentali, Italia compresa, può essere associato all’effetto dello screening mammografico.

 

Il cancro della cervice uterina in Italia

Per quanto riguarda il tumore dell’utero, la mortalità è diminuita di oltre il 50% negli ultimi vent’anni, passando da 8,6 casi ogni 100 mila donne nel 1980 a 3,7 casi ogni 100 mila donne nel 2002 (tassi standardizzati sulla popolazione mondiale). In base ai dati Istat, però, non è possibile discriminare se la causa di morte sia il carcinoma della cervice uterina o quello del corpo dell'utero. Dato che la riduzione della mortalità è stata osservata nelle coorti più giovani, si può comunque ipotizzare che in buona parte dipenda da una diminuzione della mortalità per tumore della cervice uterina. Attualmente si stima che ogni anno in Italia siano diagnosticati circa 3500 nuovi casi e che si registrino circa 1100 morti per carcinoma del collo dell’utero.

 

Il cancro del colon retto in Italia

In Italia, i tumori del colon retto sono al terzo posto per incidenza fra gli uomini, al secondo posto tra le donne (20.457 e 17.276 nuovi casi all’anno, tassi standardizzati per 100 mila 39,3% e 26,6%). Dalla metà degli anni Ottanta alla fine degli anni Novanta, si è registrato in entrambi i sessi un aumento dell’incidenza, a cui ha corrisposto una lieve ma significativa riduzione della mortalità (tassi standardizzati per 100 mila: 16,5% per gli uomini e 10,9% per le donne).

 

Il ricorso agli screening in Italia

Per quanto riguarda il ricorso a Pap test e mammografia fra le donne italiane, i dati più aggiornati (anni 2004-2005) sono quelli forniti dall’indagine multiscopo “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari” dell’Istat, condotta su un campione di circa 60 mila famiglie.

 

Negli ultimi dieci anni si è assistito in Italia a una crescente diffusione di comportamenti preventivi tra le donne nei confronti dei tumori al seno e al collo dell’utero, anche grazie alle campagne di screening attivate in molte Regioni. Si stima che nel 2004-2005 siano 11,6 milioni le donne (circa il 71% della popolazione femminile di età compresa tra 25 e 64 anni) che abbiano fatto un Pap test almeno una volta nella vita in assenza di disturbi o sintomi.

 

Dal 1994 al 1999-2000 il ricorso al Pap test è cresciuto del 14,5%, soprattutto tra le donne di 60-64 anni (+29,2%), meno tra le giovani fino a 34 anni (+9,2%). Dal 1999-2000 a oggi l’incremento è stato solo del 3,2%, esclusivamente fra le donne al di sopra dei 45 anni e in modo particolare quelle di 60-64 anni (+13,5%).

Tabella 1

Andamento negli anni del ricorso al Pap test fra le donne di 25-64 anni (fonte Istat)

 

 

Tra le donne di 50-69 anni, quelle che hanno fatto la mammografia per prevenzione almeno una volta nella vita sono 5 milioni 143 mila (pari al 71% della popolazione femminile della stessa fascia di età).

 

Dal 1994 al 1999-2000 il ricorso alla mammografia è aumentato del 32,6% (il doppio rispetto al Pap test) in tutte le fasce di età, soprattutto tra i 65 e i 69 anni. L’incremento è rimasto elevato (22,2%) anche tra il 1999-2000 e il 2004-2005.

 

Tabella 2

Andamento negli anni del ricorso alla mammografia fra le donne di 50-69 anni (fonte Istat)

 

 

Accanto all’aumento della diffusione degli screening cervico-vaginale e mammografico, rimangono delle criticità. Innanzitutto, lo scarso livello di copertura dello screening cervico-vaginale nelle donne più giovani (25-29 anni) che si attesta in media intorno al 44,5%. C’è anche un forte divario territoriale nel ricorso al Pap test: 85% nel Nord-est nel 2004-2005, contro il 52% nel Sud e nelle Isole. Un divario analogo è presente anche per quanto riguarda il ricorso alla mammografia.