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Tumore del collo dell’utero: Europa e Italia divise in due sulla prevenzione

22 ottobre 2009 - Le donne europee, e tra queste le italiane, non hanno le stesse possibilità di prevenire il cancro della cervice uterina attraverso gli screening: in questi ultimi anni la mortalità per questa malattia è scesa significativamente in Europa occidentale, molto più lentamente invece in alcuni Paesi recentemente associati alla Ue come la Polonia e la Repubblica Ceca. In Estonia e Slovacchia la mortalità è rimasta stabile mentre è persino aumentata in Bulgaria, Lettonia, Lituania e Romania. In generale, in alcune regioni europee la percentuale di donne che si sottopongono a screening è molto bassa rispetto a quanto sarebbe necessario per una prevenzione efficace. Ogni anno nell’Unione europea vengono diagnosticati 34.500 nuovi casi di tumore del collo dell’utero e 16.000 decessi attribuiti a questa malattia.

 

Lo afferma un numero speciale dello European Journal of Cancer, che fa il punto sugli ultimi dati dei programmi di screening in Europa, presentando anche una valutazione delle nuove tecniche di screening e della loro diffusione.

 

In Italia nel 1997 solo il 13% delle donne di età compresa tra 25 e 64 anni rientrava nei programmi di screening organizzati. Nel 2007 questa quota è salita al 72%. “Nel nostro Paese la capacità di individuare correttamente le lesioni più gravi che possono trasformarsi in tumori segue un trend discendente da Nord a Sud e, per le regioni settentrionali, da est a ovest. Tuttavia, dove esistono i programmi di screening organizzati del Servizio sanitario nazionale, questa tendenza si riduce o si inverte. Per esempio, a Torino, l’introduzione dello screening organizzato ha portato a una riduzione del 20% dell’incidenza del tumore”, spiega Guglielmo Ronco del Centro per la prevenzione oncologica (Cpo), che ha curato la pubblicazione insieme al collega finlandese Ahti Anttila.

 

Il numero speciale dello European Journal of Cancer raccoglie per la prima volta i dati completi sulle performance dei programmi di screening in Europa. Le informazioni sono state raccolte attraverso i registri nazionali o regionali di 15 Paesi. I dati italiani vengono regolarmente pubblicati dall’Osservatorio nazionale screening. Sugli screening, inoltre, anche il sistema di sorveglianza Passi fornisce stime continue e aggiornate su diversi indicatori (per esempio: la percentuale di donne che hanno eseguito un Pap test negli ultimi tre anni, la periodicità di esecuzione dell’esame e l’efficacia degli interventi di promozione dello screening). Scarica in particolare la sezione sui programmi di prevenzione individuale (pdf 775 kb) del report nazionale Passi 2008.

 

Oltre alle significative differenze nell’evoluzione della mortalità, il numero speciale dello European Journal of Cancer mostra anche grandi differenze nella qualità dei programmi, per esempio nell’interpretazione dei risultati degli esami citologici e nella loro gestione. Differenze che possono spiegare anche i diversi risultati raggiunti nella prevenzione del tumore del collo dell’utero. “Abbiamo bisogno di standardizzare i metodi di classificazione dei risultati del Pap test, ma anche di migliorare la capacità di interpretarli”, conclude Ronco.

 

 

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