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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Rifiuti? Ma i veri fattori di rischio per la salute in Campania sono altri

Raffaele Palombino - direttore del Servizio di epidemiologia, Asl Napoli 4

 

 

Io credo che lo smaltimento illegale dei rifiuti tossici nel territorio campano sia un fatto gravissimo e sia urgente bonificare i siti inquinati e riavviare la lavorazione dei rifiuti solidi urbani e tutto il ciclo di trattamento degli stessi. Ritengo pure però che, dal punto di vista sanitario, i problemi di salute e i fattori di rischio prevalenti accertati in Campania siano altri.

Rispetto ai fattori di rischio legati agli stili di vita, dallo studio Passi Campania 2005 (pdf 485 kb) ci vengono, per esempio, indicazioni su un eccesso di fumatori maschi rispetto al valore registrato nel campione nazionale (34,3% contro 31,5%), un eccesso di soggetti sedentari (40,3% versus 23,3%) e un eccesso ponderale (50,2% contro 43,6%).

 

Quanto all’accessibilità alle pratiche di prevenzione, dagli studi di sorveglianza del 2006 dell’Osservatorio nazionale screening vengono indicazioni su una ridotta accessibilità regionale agli screening: per lo screening mammografico l’estensione effettiva è del 26% rispetto a una media nazionale del 57%; per lo screening del carcinoma della cervice uterina, la popolazione invitata nel 2006 è il 14,9% rispetto a una media nazionale del 25,3%; per lo screening del colon retto l’estensione degli inviti nel 2006 è del 22,8% rispetto a una media nazionale del 70,3%.

 

Lo stato di salute della popolazione

Per quanto riguarda le priorità di salute, quelle della Asl Napoli 4 (riportate nel rapporto 1982-2005) sono soprattutto malattie cardiovascolari e tumori, sia per le donne sia per gli uomini. Fra le cause di morte per tumori, la maggiore percentuale di anni di vita persi si registra nelle femmine per il tumore della mammella (23%), per tumore del polmone (10%), per tumore del fegato e del colon (6%); nei maschi per tumore del polmone (31%) e tumore del fegato (13%). Sono molto diffusi anche il diabete e le malattie dell’apparato digerente (soprattutto la cirrosi, con il 78% degli anni di vita persi del totale fra le malattie dell’apparato digerente). A parte quindi le priorità comuni al resto d’Italia (malattie cardiovascolari, neoplasie, diabete), si segnalano in particolare l’altissima incidenza di infezioni da epatite C e B e i conseguenti tumori al fegato.

 

Le difficili condizioni socioeconomiche del territorio della Asl Napoli 4, come di gran parte della Regione Campania, affiancate alle cattive performance di salute delle Asl napoletane e casertane evidenziate dall’Atlante mortalità evitabile 2007 (Era), suggeriscono fortemente di indagare sulle possibili associazioni fra le prime e le seconde, tanto più che le aree a maggior rischio ambientale da rifiuti coincidono con quelle a maggiore deprivazione socioeconomica. Si sta lavorando con l’Osservatorio epidemiologico regionale e con il Ccm a ipotesi di ricerche che colmino questo vuoto.

 

Un’altra esigenza indifferibile nell’area della Asl Napoli 4 è la costruzione di un sistema informativo sanitario e ambientale per il monitoraggio dello stato di salute dell’ambiente e della popolazione, in relazione all’attività di incenerimento rifiuti che, prevedibilmente, partirà ad Acerra nel 2009. Un modello a cui ci si potrebbe ispirare è sicuramente l’esperienza dell’Emilia Romagna, dove è stato ipotizzato - ed è in via di realizzazione - un sistema informativo di questo tipo (progetto Enhance health).

 

Popolazione sfiduciata e male informata

Un elemento strategico di prevenzione, che non è utilizzato nella maniera dovuta, è rappresentato dalla comunicazione. La percezione da parte della popolazione della gestione dei rifiuti, anche di quella legale, è infatti distorta. Si nutrono grossi timori sull’impatto della gestione dei rifiuti sulla salute e, di conseguenza, si tendono a minimizzare fattori di rischio accertati: quelli legati alla condizione socioeconomica, agli stili di vita e allo stato dei servizi sanitari.

 

Purtroppo, attualmente nella Asl Napoli 4, come probabilmente nelle altre Asl campane, manca una vera e propria strategia di comunicazione rivolta alla popolazione, sia perché si sottovaluta la sua importanza ai fini della tutela della salute, sia per carenza di know how e di risorse dedicate. Di conseguenza, i canali di comunicazione aperti sono essenzialmente quelli rivolti agli operatori sanitari, a cui sono diretti tutti i report prodotti su indicatori di salute. Nella Asl Napoli 4 tutto quello che viene realizzato viene poi pubblicato sul sito web della Asl Napoli 4 ma, anche in questo caso, il linguaggio e il mezzo favoriscono la fruizione principalmente da parte degli operatori sanitari.

 

Gli incontri con la popolazione, organizzati da associazioni o enti locali, sono aumentati soprattutto negli ultimi tempi, ma anche in queste occasioni si riscontra un grosso problema: la sfiducia generalizzata verso le istituzioni fa sì che le informazioni disponibili sullo stato di salute e sui fattori di rischio non vengano percepite come veritiere. Né aiuta il difficile ed episodico rapporto con i media, che spesso sono più interessati agli scoop che a una comunicazione ragionata. Inoltre, non veniamo quasi mai coinvolti dai media per verificare notizie provenienti da fonti non ufficiali.

 

La soluzione migliore sarebbe non tanto, o non solo, incrementare le occasioni di comunicazione o migliorarne le modalità tecniche, quanto ricostruire un tessuto democratico di partecipazione, e quindi un rapporto di fiducia con le istituzioni. Questo è possibile solo in tempi lunghi, e a patto che ci sia una genuina volontà politica di favorire le conoscenze e la partecipazione, cioè di creare i presupposti per l’autodeterminazione della popolazione. Nel frattempo, comunque, la strategia adottata dal Servizio di epidemiologia è una maggiore disponibilità all’ascolto e al confronto.

 

Per quanto riguarda gli organi di gestione e programmazione regionali, sarebbe auspicabile che avessero come mission la promozione e la tutela della salute, e non l’utilizzo delle risorse della sanità per mediare il consenso sociale: diversamente verranno vanificate tutte le iniziative messe in campo dagli organi di programmazione centrali, come la Conferenza Stato-Regioni, il ministero della Salute, l’Iss e il Ccm.

 

Molto deboli le associazioni fra rifiuti e salute

Il legame fra rifiuti e salute in Campania è stato oggetto di uno studio condotto a livello locale: “Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana”. Questo lavoro, realizzato dall’Iss in collaborazione con l’Osservatorio epidemiologico della Regione Campania, il Cnr e il Centro europeo ambiente e salute dell’Oms, su committenza del dipartimento della Protezione civile, individua un’associazione fra carico ambientale da rifiuti e mortalità generale, mortalità per alcuni tipi di tumori e malformazioni congenite.

 

Le conclusioni di questo studio suscitano però alcune perplessità. In particolare, le associazioni individuate fra mortalità e pressione ambientale da rifiuti sono molto deboli e non sempre incrementali rispetto all’aumento dell’esposizione. C’è poi da considerare che, attualmente, la mortalità oncologica non può essere considerata sic et simpliciter un indice di rischio, in quanto molte sono le variabili che intervengono e modificano il percorso dalla diagnosi alla guarigione o alla morte.

 

Per quanto riguarda, invece, le associazioni rilevate fra indice di pressione da rifiuti e malformazioni congenite, c’è da considerare che il flusso informativo del Registro delle malformazioni congenite della Regione Campania non copre in modo omogeneo l’intera Regione, per cui la mancanza di notifiche in alcune aree può creare notevoli squilibri nell’analisi dei dati.

 

Le ipotesi di questo studio, tuttavia, potranno essere meglio chiarite da due lavori già in corso:
  • lo studio Sebiorec (studio epidemiologico biomonitoraggio Regione Campania) condotto in collaborazione fra la Regione Campania, l’Oer, l’Iss, il Cnr, il Registro tumori della Regione Campania e le cinque Asl della provincia di Napoli e Caserta in cui il primo studio aveva localizzato le aree a maggior pressione ambientale da rifiuti. Lo studio è mirato a verificare il livello di esposizione della popolazione a contaminanti persistenti (diossine, metalli pesanti ecc)
  • lo studio sulla possibile correlazione fra incidenza oncologica e pressione da rifiuti nell’area di pertinenza del Registro tumori della Asl Napoli 4, condotto in collaborazione fra Registro tumori della Regione Campania e Iss.