L’emergenza rifiuti c’è, ma non è un’emergenza di salute
Renato Pizzuti - responsabile dell’Osservatorio epidemiologico regionale della Campania
L’emergenza dei rifiuti in Campania ha dato origine, fra le altre cose, anche a un rilevante problema di comunicazione nei confronti degli amministratori e della popolazione, relativa ai reali rischi per la salute legati a esposizioni connesse allo smaltimento o all’accumulo di rifiuti. In questo senso, le autorità centrali stanno facendo la loro parte: il Commissariato, attraverso il coinvolgimento della stessa Regione e in collaborazione con l’Iss, ha realizzato un sito web su cui è possibile aprire delle finestre conoscitive su temi collegati, a torto o a ragione, ai rifiuti, e ricavarne così informazioni corrette.
Il ruolo dell’Osservatorio epidemiologico
Da parte sua, la Regione Campania sta portando avanti iniziative importanti, già avviate da tempo: per esempio, ha dedicato molti sforzi al consolidamento dei sistemi informativi, sta portando avanti il Piano regionale di prevenzione, ha messo in piedi un programma di consolidamento ed estensione dei Registri tumori, è una delle Regioni promotrici del progetto Passi per il monitoraggio degli stili di vita.
Inoltre, recentemente l’Osservatorio epidemiologico regionale sta lavorando alla realizzazione di un progetto che creerà in Campania un centro di documentazione su salute e inquinamento ambientale (con particolare riguardo al problema dei rifiuti), comprendente una parte di revisione sistematica della letteratura disponibile e una parte più propriamente divulgativa dei risultati di questo lavoro.
Attenzione a conclusioni affrettate
Per quanto riguarda il legame fra i rifiuti e la salute, bisogna stare attenti a non trarre conclusioni affrettate: lo studio “Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana”, realizzato dall’Oms in collaborazione con l’Iss e il Cnr, utilizzando i dati forniti dall’Osservatorio epidemiologico regionale della Campania e dall’Arpa Campania, su commissione del dipartimento della Protezione civile, è uno studio osservazionale. E quindi non ci si possono trovare affermazioni conclusive: fornisce risultati generatori di ipotesi. Se è vero, infatti, che sono state riscontrate relazioni fra la presenza di discariche illegali e l’andamento della mortalità per alcuni tumori, bisogna evidenziare però che queste relazioni hanno riguardato anche altre malattie che non riconoscono come principali fattori di rischio l’ambiente, come diabete e malattie cardiovascolari. Ciò dimostra che le relazioni messe in luce in nessun caso possono essere considerate come dimostrazione di un nesso di causa-effetto.
Le vere priorità
La descrizione dello stato di salute in Campania evidenzia una situazione più complessa di quella semplicisticamente riportata da molte comunicazioni giornalistiche. Nelle zone delle province di Napoli e Caserta in cui si segnalano le condizioni socioeconomiche peggiori della Regione – e forse d’Italia – si registra un eccesso di mortalità per tumori, in particolare polmonare (attribuibile in gran parte alla diffusa abitudine al fumo) ed epatico (legato alla storica alta prevalenza di epatite B e C). Sono però alti i valori di mortalità anche di malattie legate a scorretti stili di vita (malattie cardio e cerebrovascolari, diabete). Pur tuttavia, la percezione dei rischi legati ai rifiuti è esagerata, mentre quella dei fattori di rischio più diffusi e quantitativamente rilevanti è ampiamente inferiore al rischio reale.
Insomma, è vero che in Campania esiste un’emergenza rifiuti, e che il cittadino ha il diritto di vivere in un ambiente pulito, ma non esiste un’emergenza di salute legata ai rifiuti, soprattutto quelli solidi urbani che si vedono spesso nei servizi televisivi. Esiste una condizione dello stato di salute complessa e in molti casi peggiore di altre aree del Paese, ma è in gran parte legata alla diffusione di stili di vita scorretti, tipici delle società cosiddette “avanzate” (per esempio alimentazione, fumo di sigaretta, attività fisica). Si tratta di abitudini e comportamenti che stanno facendo perdere molti dei vantaggi legati alle abitudini più “sane” di una volta, come la dieta mediterranea, senza che però si siano ancora risolti i problemi storici della nostra Regione, come quelli legati ad alcune malattie infettive (epatite C).