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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro

Il punto di vista del fitoterapeuta

A cura di Fabio Firenzuoli, Responsabile del Centro di Medicina Naturale

Ospedale S. Giuseppe, Empoli

 

Il ricorso alle medicine complementari e non convenzionali, così come a pratiche di medicina popolare o alternativa è molto diffuso anche nel nostro paese. E al di là delle opportunità di cura che alcune di esse realmente offrono, e sulle quali c'è pure letteratura scientifica, l'aspetto che al momento interessa maggiormente è quello della sicurezza, perché in particolare per l'uso di erbe, integratori o preparazioni domestiche, i pazienti ancora oggi spesso si rivolgono al fai da te, alla cosiddetta automedicazione non controllata. Per questo motivo sono indispensabili e urgenti messaggi che giungano al cittadino, in maniera univoca e condivisa, indipendentemente dal tipo di terapia o medicina praticata, dal tipo di approccio o dal ruolo che ciascuno di noi ricopre.

 

Diciamo questo perché dal nostro osservatorio sentiamo in qualche modo il polso di questi pazienti, e sono ancora molti quelli che vengono a chiedere un trattamento percepito come diverso, considerando questa galassia di interventi ancora come "altra medicina", ma sono ancora di più quelli che si rivolgono a informazioni che vengono dal mondo di Internet piuttosto che dal passa parola o da abitudini locali tramandate magari all'interno di qualche piccola comunità locale.

 

Un fenomeno caratteristico e molto pericoloso è l'abitudine, spesso all'insaputa del medico curante, di sostituire la terapia convenzionale o associare ad essa uno o più "prodotti naturali", spesso contenenti molte erbe, spesso neppure ben definite in etichetta, rischiando di creare veramente un cocktail dagli effetti imprevedibili, in termini sia di riduzione di efficacia del farmaco di sintesi, sia, al contrario, di potenziamento anche improvviso con rischi di tossicità.

 

Pericolosi, ovviamente per sé, quelli che noi chiamiamo "pazienti alternativi" che vanno in cerca non di una medicina alternativa bensì di un'alternativa alla medicina: spesso sono affetti da patologie gravi e, di principio, rifiutano la stessa diagnosi e terapia convenzionale, con grave rischio di cadere in mano a sedicenti guaritori dalle conseguenze imprevedibili.

 

Lodevole e significativa è quindi l'iniziativa dell' Istituto Superiore di Sanità che ha voluto con la collaborazione di tutta la comunità scientifica, convenzionale e non, fare il punto sulla situazione e lanciare un messaggio chiaro ai cittadini, cioè che è possibile utilizzare al meglio certe terapie ma solo a determinate condizioni. A tutti il compito di contribuire alla maggiore diffusione possibile.