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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Melanoma e tatuaggi

I tumori maligni della cute rappresentano le neoplasie più frequenti nella popolazione caucasica, in particolare il carcinoma basocellulare, il carcinoma spinocellulare e il melanoma.

 

Secondo i dati dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), nel 2018 sono stati registrati 454.000 casi di neoplasie maligne di cui 83.000 tumori cutanei (18%) che includono i carcinomi cutanei e il melanoma.

 

In Italia il melanoma, il big killer della cute se non diagnosticato in fase precoce, è al secondo posto tra gli uomini e al terzo posto tra le donne rispetto a tutti i tumori maligni (esclusi i carcinomi cutanei), nella popolazione al di sotto dei 50 anni.

 

Per questo motivo una visita dermatologica di prevenzione viene raccomandata soprattutto nella popolazione a rischio, in particolare nei soggetti a fototipo chiaro, familiarità per tumori cutanei, numerosi nevi melanocitici, lentigginosi di grado marcato, storia di ustioni solari durante l’infanzia e l’adolescenza, uso di lettini UV artificiali, precancerosi cutanee, foto danno, esposizione cronica nel lavoratori outdoor, ecc.

 

Per questi motivi, nei soggetti che si sottopongono a tatuaggi si raccomanda di utilizzare particolari precauzioni, in particolare per facilitare la diagnosi precoce del melanoma nei soggetti con numerosi nevi melanocitici.

 

I messaggi rivolti alla popolazione per il riconoscimento di un sospetto melanoma sono essenzialmente riconducibili alla regola dell’ABCDE e alla regola del “brutto anatroccolo”:

  • da molti anni la regola dell’ABCDE (Asimmetria, Bordi irregolari, Colore disomogeneo, Dimensioni >6 mm, Evoluzione rapida) rappresenta uno strumento didattico di riconoscimento semplice per la sensibilizzazione della popolazione, ma anche dei medici per la diagnosi precoce del melanoma
  • la regola del “brutto anatroccolo” è correlata al fatto che in un determinato individuo i nevi generalmente hanno le medesime caratteristiche. Il “brutto anatroccolo” è un nevo con caratteristiche diverse dagli altri nevi e pertanto la possibilità̀ che sia un potenziale melanoma è alta. Quindi questo tipo di nevo è un segnale importante quando in un individuo, che possiede nevi generalmente simili tra loro come tipologia e colore, si sviluppa un nevo diverso da tutti gli altri che “spicca”, come per esempio un nevo molto scuro nero in un paziente con molti nevi chiari e fototipo chiaro.

Per tutti questi motivi i nevi non vanno mai tatuati ed eventualmente, il tatuatore deve mantenersi ad almeno un centimetro di distanza. Solo così è possibile individuare tempestivamente qualsiasi variazione cromatica e dermoscopica dei nevi melanocitici.

 

Il danno maggiore deriva dall’uso dell’inchiostro nero che può nascondere completamente i nevi, ma anche gli altri colori possono alterare le eventuali variazioni patologiche, e le diagnosi tardive possono portare a prognosi sfavorevole. Non solo: i tatuaggi possono creare anche dei falsi positivi perché la distribuzione cromatica peculiare non consente di studiare correttamente i nevi anche con l’uso della dermoscopia. Infatti dalla combinazione della melanina con i pigmenti esogeni si possono creare artificialmente dei melanomi sospetti. In questi casi il clinico è costretto sempre ad asportare la lesione perché può non discernere se è una lesione benigna o maligna. Infine un altro problema è collegato alle dimensioni del tatuaggio: nel mascheramento da tatuaggio esteso su ampie aree cutanee è più difficile per il dermatologo l’individuazione del nevo a rischio.

 

Inoltre chi tende ad avere tanti nevi melanocitici da giovane è più a rischio di svilupparne altri da adulto. Dovrebbe quindi fare visite periodiche di controllo dermatologico ed evitare di farsi tatuare. Un’altra limitazione viene per coloro che hanno una familiarità con il melanoma o storie di tumori cutanei.

 

La storia di Massimo: il melanoma nascosto nel tatuaggio

Durante il congresso ISPLAD della Società Italiana Internazionale di Dermatologia, Plastica, Rigenerativa ed Oncologica di Roma del 2 dicembre 2022, Massimo Amodio ha raccontato la propria esperienza, dalla esecuzione del tatuaggio alla scoperta del melanoma, da cui emerge la necessità che per tatuarsi in sicurezza è ormai indispensabile la formazione dei tatuatori e l’informazione ai clienti.

Qualche considerazione

Anche se negli ultimi anni il numero di individui tatuati è aumentato significativamente in tutto il mondo, spesso manca ancora la consapevolezza che la pratica del tatuaggio sia invasiva e non priva di possibili rischi per la salute derivanti dalla contaminazione microbiologica o dalla presenza di sostanze chimiche pericolose negli inchiostri, nonché dalle procedure stesse di esecuzione del tatuaggio, quando non eseguite da professionisti adeguatamente formati, in condizioni igienico-sanitarie appropriate e in strutture autorizzate.

 

Tatuarsi in sicurezza, per l’utente, significa rivolgersi a un operatore abilitato che opera in un locale autorizzato rispettando le principali norme igienico-sanitarie ma essere anche adeguatamente informato sui possibili rischi e situazioni in cui è addirittura sconsigliato farlo ovvero controindicato. Prima dell’esecuzione del tatuaggio, l’operatore deve fornire informazioni chiare e comprensive sui rischi e solo dopo aver preso conoscenza della chiara comprensione potrà far firmare il consenso informato.

 

Infine, come emerge dalla storia raccontata da Massimo, in alcune situazioni sottoporsi a un tatuaggio può essere particolarmente controindicato. La presenza di nevi o altre lesioni pigmentate nell’area da tatuare è uno dei casi perché è fondamentale consentire il controllo dei nevi e le loro eventuali modificazioni di forma e colore.

 

Data di pubblicazione della pagina: 30 marzo 2023

Testo scritto da: Ignazio Stanganelli¹, Antonia Pirrera² e Paola Meli²
¹Università di Parma e Skin Cancer Unit dell’IRCCS IRST Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio dei Tumori
²Centro nazionale Tecnologie innovative in sanità pubblica, ISS