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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Informazioni generali



L’ultimo report dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sull’impatto dell’alcol nel mondo (“Global status report on alcohol and health”, 2018) attribuisce al consumo delle bevande alcoliche il decesso di 3 milioni di persone ogni anno a causa di oltre 200 patologie, incidentalità e sei tipi di cancro. Le più recenti valutazioni dell’OMS nel merito del consumo di alcol come fattore di rischio, mortalità prematura e disabilità indicano esplicitamente che non è possibile individuare quantità di alcol sicure per la salute e che anche a quantità moderate, indipendentemente dalla bevanda di riferimento. L’alcol produce danni non solo al bevitore ma anche e soprattutto a terzi, con implicazioni negative immediate per i setting sociali e relazionali allargati come testimoniato dal livello crescente di comportamenti violenti che avvengono sotto l’influenza dell’alcol e dei suoi effetti psicoattivi sul cervello, di abusi, maltrattamenti (su coniuge, partner, minori), separazioni, abbandoni, perdita di lavoro, perdite di opportunità sociali, incapacità di costruire legami affettivi e relazioni stabili, invalidità, incidenti sul lavoro e sulla strada.

 

Secondo l’OMS, infatti, l’alcol causa il 5,3% delle morti in tutto il mondo e, complessivamente, il 5,1% del carico globale di malattie e lesioni - misurato in anni di vita aggiustati per la disabilità (DALY, Disability Adjusted Life Years) - è attribuibile al consumo di questa sostanza intossicante, calorica, cancerogena, antinutriente. Al di là delle conseguenze per la salute, l'uso dannoso di alcol comporta notevoli perdite sociali ed economiche per gli individui e per la società in generale. Il consumo di alcol provoca morte e disabilità relativamente presto nella vita: nelle persone di età compresa tra 20 e 39 anni, circa il 13,5% dei decessi totali è attribuibile all'alcol.

 

In Italia, come in numerosi altri contesti europei, si è assistito, a partire dagli anni ’90, a un profondo cambiamento delle abitudini di consumo alcolico che ha portato alla diffusione di comportamenti a rischio come il bere lontano dai pasti o l’assunzione di grandi quantità di alcol in un arco di tempo ristretto (binge drinking). Diverse le cause, tra cui: una certa “internazionalizzazione” dei consumi, una forte spinta commerciale (sostenuta da modalità pervasive) e forti investimenti relativi al marketing delle pubblicità di alcolici. In Italia si definisce binge drinking il consumo di oltre 6 bicchieri di bevande alcoliche (un bicchiere corrisponde a una “Unità Standard” contenente 12 grammi di alcol puro), indipendentemente dal sesso di chi beve, concentrato in un’unica occasione di consumo.

 

L’Osservatorio Nazionale Alcol (ONA) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) è l’organismo indipendente di raccordo tra Ministeri, Presidenza del Consiglio, Commissione europea e OMS per le attività tecnico-scientifiche di rilievo nazionale, europeo e internazionale. L’ONA elabora e analizza ogni anno le basi di dati nazionali svolgendo attività di monitoraggio su mandato del Ministero della Salute e in base a quanto definito dal Piano Statistico Nazionale e alle attività del “SIStema di Monitoraggio Alcol-correlato – SISMA” previste dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 marzo 2017 e dalla recente attivazione in ISS dell’azione centrale SIAS-SISTIMAL “International SIstema e Azione di Supporto a SISTIMAL” per la valutazione dell’implementazione delle politiche nazionale e regionali sull’alcol che il Ministero della Salute provvede a trasmettere all’OMS.

 

 

Data di ultimo aggiornamento: 9 marzo 2023

Data di pubblicazione della pagina: 11 dicembre 2014

Testo scritto da: Emanuele Scafato e Claudia Gandin, Silvia Ghirini, Alice Matone – Osservatorio Nazionale Alcol, Centro Nazionale Dipendenze e Doping, ISS