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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Politiche di protezione e promozione



Da oltre vent’anni le attività di protezione, promozione e sostegno dell’allattamento rientrano nelle politiche nazionali. Il “Piano nazionale della prevenzione (Pnp) 2020-2025” (pdf 1,91 Mb), così come il precedente Piano 2014-2018, suggerisce un approccio life-course ricordando che la promozione della salute e dell’equità nei primi 1000 giorni inizia dalla gravidanza, passa per un programma di protezione, promozione e sostegno dell’allattamento e prosegue nella fase della prima infanzia. Tra le strategie del Piano è previsto lo sviluppo di programmi/interventi volti a favorire l’allattamento, con l’obiettivo di aumentare il numero di bambine e bambini allattati esclusivamente al seno fino al compimento del sesto mese.

Le principali strategie adottate a livello internazionale:

Le principali strategie adottate a livello nazionale:

 

Politiche del lavoro

Le linee d’indirizzo del ministero della Salute, in accordo con le misure di protezione dell’allattamento della “Strategia globale per l’alimentazione dei bambini” dell’OMS, prevedono l’impegno delle istituzioni a garantire, per le madri lavoratrici, tempi e modalità di lavoro idonei all’allattamento, verificando le misure necessarie a far sì che possano allattare fino a quando lo desiderino, anche oltre i due anni di vita. Alle madri e ai padri devono essere inoltre fornite tutte le informazioni sulle disposizioni di legge che consentono la presenza a casa della madre e del padre nei primi anni di vita. Allo stato attuale della normativa sulla maternità esiste il rischio che la donna sia comunque indotta a interrompere l’allattamento o a introdurre più precocemente sostituti del latte materno rispetto alle indicazioni ottimali per la salute del bambino. Molte madri lavoratrici non sono messe nelle condizioni di poter scegliere se prendersi cura del proprio bambino a casa (ricorrendo alla riduzione delle ore lavorative o al telelavoro) o se portarlo sul luogo di lavoro (usufruendo del nido o delle stanze per l’allattamento, laddove esistano) senza rischiare di essere penalizzate dal punto di vista professionale, in termini di avanzamento di carriera, o dell’accudimento del proprio figlio. Allo stesso modo, per le madri che decidono di occuparsi a tempo pieno dei propri figli non sono previste forme di tutela (ad esempio ai fini pensionistici) o riconoscimenti che consentano poi l’ingresso nel mondo del lavoro a pari opportunità.

 

Resta cruciale il riconoscimento del congedo obbligatorio di maternità fino al sesto mese. La ridotta campagna comunicativa e informativa fa sì che spesso le donne non conoscano a fondo i loro diritti (per esempio i permessi allattamento). La normativa italiana, inoltre, copre solo parzialmente, con livelli di garanzia differenti, alcune categorie di lavoratrici (come libere professioniste e precarie).

 

Legislazione italiana in materia:

  • Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano - seduta del 20 febbraio 2020 Il documento d’indirizzo “Investire precocemente in salute: azioni e strategie nei primi 1000 giorni di vita”, prodotto nel 2018 dal “Tavolo tecnico in materia di tutela e promozione della salute nei primi 1000 giorni di vita: dal concepimento ai due anni di età” del ministero della Salute, è stato pensato per genitori, personale sanitario e decisori politici, per la protezione e promozione della salute dei bambini e delle generazioni future. Le indicazioni sottolineano l’importanza dell’avvio tempestivo dell’allattamento, fin dalla nascita e l’esclusività fino a 6 mesi di vita del neonato, considerando anche l’effetto del mancato allattamento e dell’uso delle formule sostitutive per lattanti nello sviluppo di patologie croniche non trasmissibili nelle fasi successive della vita. Rispetto alle azioni di contrasto alle disuguaglianze, il documento invita alla “diffusione capillare nel territorio dei servizi e la loro qualità, come per esempio le diverse probabilità per una mamma di ricevere o meno un adeguato supporto all’allattamento, che trova l’espressione di eccellenza negli Ospedali Amici delle bambine e dei bambini.
  • Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano - seduta del 20 dicembre 2007 Le “Linee di indirizzo nazionali sulla protezione, la promozione ed il sostegno dell'allattamento al seno”, aggiornate a marzo 2008, forniscono una serie di raccomandazioni volte a favorire e sostenere l’allattamento. Il ministero della Salute riconosce che l'allattamento costituisce il modo di alimentazione naturale e normale nella prima infanzia e raccomanda perciò, come misura di salute pubblica, che i bambini siano allattati esclusivamente al seno fino a sei mesi e che l'allattamento continui poi, con adeguati alimenti complementari fino a che la madre e il bambino lo desiderino, anche dopo i due anni di vita. Riconosce altresì che l’allattamento è un diritto fondamentale dei bambini ed è un diritto delle mamme essere sostenute nella realizzazione del loro desiderio di allattare nel rispetto delle diverse culture e nell'impegno a colmare ogni tipo di disuguaglianze. Inoltre il documento sottolinea che il ministero della Salute si impegna a verificare le misure necessarie a far sì che le madri lavoratrici possano allattare fino a quando lo desiderino, anche oltre i due anni di vita, nel rispetto della disciplina normativa e contrattuale vigente.
  • Livelli essenziali di assistenza (LEA) Nel 2017, i LEA che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini e cittadine sono stati aggiornati (DPCM 12 gennaio 2017), includendo la “Promozione, protezione e sostegno dell'allattamento al seno e di una corretta alimentazione complementare” nell’ambito della prevenzione collettiva e sanità pubblica, Area F, “Sorveglianza e prevenzione delle malattie croniche, inclusi la promozione di stili di vita sani ed i programmi organizzati di screening; sorveglianza e prevenzione nutrizionale”.
  • D.Lgs. 26 marzo 2001, n. 151 Il “Testo unico delle disposizioni in materia di tutela e sostegno della maternità e paternità” disciplina i congedi, i riposi, i permessi e la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori connessi alla maternità e paternità di figli naturali, adottivi e in affidamento, nonché il sostegno economico alla maternità e alla paternità. In particolare, hanno diritto ai riposi giornalieri per l’allattamento del bambino nel suo primo anno di vita (nel caso di adozioni o affidamento, entro un anno dalla data di ingresso del minore in famiglia) solo le lavoratrici/lavoratori dipendenti (non ne hanno diritto le colf/badanti e le lavoratrici a domicilio, lavoratrici autonome e parasubordinate). A seconda delle situazioni, i permessi orari retribuiti possono essere riconosciuti alle madri lavoratrici, ai padri lavoratori e a entrambi i genitori.
  • D.Lgs. 82/2009 Il “Regolamento concernente l’attuazione della direttiva 2006/141/CE per la parte riguardante gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento destinati alla Comunità e all’esportazione presso Paesi terzi” stabilisce le prescrizioni relative alla produzione, alla composizione, all'etichettatura, alla pubblicità e alla commercializzazione degli alimenti per lattanti e degli alimenti di proseguimento destinati a essere somministrati a soggetti nella prima infanzia in buona salute, nonché degli stessi alimenti destinati all'esportazione verso Paesi terzi. In tal modo l’Italia ha integrato parzialmente il “Codice Internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno” nel suo ordinamento legislativo, regolamentando il marketing delle formule sostitutive (latti tipo 1) e proibendo di approntare sulla lettera di dimissione dall’ospedale uno spazio prestampato per la prescrizione di sostituti del latte materno, quando non necessari.
  • D.Lgs. 84/2011 La “Disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni di cui al decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali 9 aprile 2009, n. 82, recante attuazione della direttiva 2006/141/CE per la parte riguardante gli alimenti per lattanti e gli alimenti di proseguimento destinati alla Comunità europea ed all’esportazione presso Paesi terzi” applica le sanzioni per le violazioni alle disposizioni previste nel D.Lgs. 82/2009, relative agli aspetti riguardanti la produzione, composizione, etichettatura, pubblicità e commercializzazione degli alimenti per lattanti e di proseguimento.

Allattamento in pubblico

Molto discussa è la questione dell’allattamento in pubblico che a volte guadagna gli onori delle cronache in occasione di episodi presentati con particolare eco dai media. Nonostante alcuni segnali di intolleranza, le politiche nazionali incoraggiano l’allattamento anche in pubblico: non sono necessarie leggi per renderlo possibile né, tantomeno, ci sono leggi che lo proibiscono.

 

In alcuni casi e per alcune categorie di persone la rappresentazione sociale dell’alimentazione infantile è maggiormente legata all’uso del biberon, agli orari e alla doppia pesata rispetto all’allattamento.

 

Ci sono almeno tre buone ragioni per cui l’allattamento in pubblico andrebbe incoraggiato, una fisiologica, una giuridica e una culturale. La prima si ricollega alle raccomandazioni più avanzate in termini di allattamento che si ispirano all’unicità di ciascuna coppia mamma-bambino e giustificano quindi la necessita di personalizzare il più possibile modalità, tempi, frequenza e numero delle poppate. La seconda ragione va ricondotta ai principali pronunciamenti, come la “Convenzione sui diritti del bambino dell’UNICEF”, la “Strategia globale per l’alimentazione dei bambini”, le “Raccomandazioni standard dell’Ue sull’alimentazione dei lattanti e dei bambini fino a tre anni”, e le numerose politiche nazionali. Infine, una buona ragione per promuovere l’allattamento in pubblico è l’impatto positivo sulla cultura dell’alimentazione infantile, che ha vissuto negli anni Settanta una fase di negazione dell’immagine materna e quindi anche dell’allattamento. Va ricordato che, mentre nel bambino la competenza ad allattare è innata, per la madre è acquisita culturalmente, osservando altre donne che allattano.

 

Normativa in materia

Direttiva n. 1/2017

La “Direttiva del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione in materia di comportamenti e atti delle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 ostativi all’allattamento” richiama l’attenzione delle pubbliche amministrazioni e dei singoli dipendenti nella propria attività di erogazione dei servizi alla collettività, sulla necessità di assumere azioni positive, comportamenti collaborativi o comunque di non adottare atti che ostacolino le esigenze di allattamento.

 

Leggi anche la pagina dedicata al Codice Internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno.

 

Leggi anche la pagina dedicata alle politiche di promozione.

 

Riferimenti bibliografici

Risorse utili

Data di pubblicazione della pagina: 7 ottobre 2021

Revisione a cura di: Angela Giusti e Francesca Zambri - Centro Nazionale per la Prevenzione delle malattie e la Promozione della Salute, CNAPPS - ISS