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EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Attività fisica e salute: bambini e adolescenti

Chiara Cattaneo, Paola Nardone - Iss

 

10 maggio 2018 - Quando la pratica dell’attività fisica viene acquisita nell’infanzia tende a divenire parte integrante dello stile di vita della persona. Generalmente da bambini si apprendono quei comportamenti che perdurano nel tempo e che possono avere un’influenza sulla salute nelle età successive. Tra i fattori caratterizzanti gli stili di vita, l’attività fisica, ricreativa o sportiva, ha un ruolo prioritario per la salute e riveste particolare importanza in età evolutiva. Numerose evidenze scientifiche dimostrano infatti che svolgere attività fisica con regolarità promuove la crescita e lo sviluppo nell’infanzia, con molteplici benefici per la salute fisica, mentale e cognitiva, funzionali al raggiungimento di un sviluppo armonico.

 

La partecipazione ad attività motorie può essere inoltre di supporto allo sviluppo sociale dei bambini, offrendo loro opportunità per l’espressione personale, la costruzione dell’autostima, l’interazione e l’integrazione sociale, competenze e abilità utili per la vita futura.

 

Negli adolescenti si è osservato che l’attività fisica influenza anche diversi aspetti dello stile di vita, favorendo l’adozione di comportamenti salutari tra i quali abitudini alimentari corrette, rinuncia all’alcol e al fumo di sigaretta.

 

Per tutti questi motivi, in età scolare appare particolarmente importante la pratica quotidiana del movimento, dai giochi ad altre attività, sia a scuola sia durante il tempo libero.

 

Purtroppo i dati riferiti alla popolazione più giovane indicano una tendenza alla scarsa attività fisica. Il movimento concepito in passato come gioco all’aperto, attività non strutturata e senza sorveglianza, si sta trasformando sempre più in attività strutturate svolte sotto la supervisione di un adulto. La carenza di spazi e di tempi adeguati, nonché di sicurezza nel frequentare luoghi all’aperto, fa sì che i bambini e gli adolescenti siano sempre più spesso confinati in spazi chiusi coinvolti in attività sedentarie quali guardare la televisione, giocare ai videogame, con lo smartphone o il tablet.

 

La sedentarietà aumenta notevolmente i rischi per la salute e questo avviene indipendentemente dal livello di attività fisica praticata. Sembra infatti che vi sia poca o nessuna associazione tra attività fisica e comportamenti sedentari.

 

Questi risultati evidenziano come l’eccessiva sedentarietà e la poca attività fisica rappresentino due importanti fattori di rischio, separati e distinti, nel determinare malattie croniche e metaboliche come malattie cardiovascolari, diabete e cancro, e che rivestano una particolare importanza proprio durante la crescita.

 

Cosa ci dicono i dati su attività fisica e sedentarietà?

Grazie ai sistemi di sorveglianza OKkio alla Salute e Health Behaviour in School-aged Children (Hbsc), promossi e finanziati dal Ministero della Salute/Ccm e coordinati dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), possiamo avere indicazioni sugli stili di vita dei bambini della scuola primaria e sui comportamenti a rischio nella pre-adolescenza e nell’adolescenza.

 

Attività fisica e sedentarietà nei bambini

I risultati dell’indagine 2016 di OKkio alla Salute confermano la scarsa tendenza all’attività fisica dei bambini italiani: il 34% dei bambini dedica al massimo un giorno a settimana (almeno 1 ora) allo svolgimento di attività fisica strutturata e quasi 1 bambino su 4 dedica al massimo un giorno a settimana (almeno 1 ora) allo svolgimento di giochi di movimento.

 

I bambini che vivono nelle Regioni del Sud sono meno attivi dei coetanei che vivono nelle Regioni del Nord e per quanto riguarda le differenze di genere, le femmine risultano meno attive dei maschi.

 

Secondo le raccomandazioni Oms e della comunità scientifica, occorre limitare il tempo che i bambini passano davanti allo schermo (TV/videogiochi, ecc.) a non più di 2 ore al giorno; il tempo così speso, può indurre a un maggiore consumo di spuntini a elevato contenuto calorico e può interferire con il sonno, la cui mancanza è un fattore di rischio noto per l'obesità. Rispetto a comportamenti che favoriscono la sedentarietà, dai dati si nota che in Italia ben il 44% dei bambini ha la TV nella propria camera da letto e il 41% trascorre più di 2 ore al giorno davanti a TV/videogiochi/tablet/cellulari; tale comportamento è maggiormente presente nei bambini che vivono al Sud, nei maschi e nei figli con genitori con basso titolo di studio.

 

OKkio alla Salute, oltre agli aspetti relativi al movimento e alla sedentarietà nei bambini, rivolge la sua attenzione anche al sovrappeso e all’obesità, un’ulteriore condizione di rischio per la salute. Infatti, tra i bambini di 8-9 anni, 1 su 3 è in sovrappeso od obeso, il 21,3% e il 9,3%, rispettivamente. Le femmine sono meno obese dei maschi (8,8% vs 9,7%) e le Regioni del Sud e del Centro hanno prevalenze di sovrappeso e obesità più elevate. Anche se nel corso degli anni i bambini in eccesso ponderale sono diminuiti (passando dal 35,2% della prima rilevazione del 2008-2009 al 30,6% della quinta rilevazione), l’Italia presenta valori elevati di eccesso ponderale tra i Paesi europei aderenti alla sorveglianza Cosi (Childhood Obesity Surveillance Initiative).

 

Attività fisica e sedentarietà negli adolescenti

Dagli ultimi dati disponibili, relativi al 2014, si nota che rispetto al 2010 cresce in Italia il numero dei ragazzi che svolge attività fisica (un’ora di attività più di 3 giorni a settimana) in tutte le fasce di età (11, 13 e 15 anni), in particolare, l’aumento è più sensibile tra i maschi 11enni (ragazzi dal 47,6% al 57,3% – ragazze dal 35,3% al 42,3%). I dati sulla sedentarietà, tuttavia, evidenziano in tutte le fasce di età l’aumento della percentuale di adolescenti che passano 3 o più ore al giorno a giocare con il pc, lo smartphone o il tablet. Tale incremento risulta maggiore tra le ragazze, e soprattutto per le 11enni dove il valore è addirittura raddoppiato (da 8,7% a 16,5%).

 

Per quanto riguarda sovrappeso e obesità si osservano valori che diminuiscono nelle femmine con l’aumentare dell’età e restano significativamente maggiori nei maschi, e che si attestano al 13,5%, 11,9% e 10,3% nelle ragazze e al 19%, 19,8% e 20,8% nei ragazzi di 11, 13 e 15 anni, rispettivamente.

 

Quale attività fisica?

Per mantenere uno stato di buona salute e un peso nella norma bambini e ragazzi dovrebbero svolgere quotidianamente una quantità di attività fisica ben definita. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) i livelli raccomandati di attività fisica per bambini e adolescenti (5-17 anni) comprendono tutte quelle attività come il gioco, l’esercizio strutturato, l’educazione fisica, lo sport, gli spostamenti, realizzate nel contesto familiare, scolastico e di comunità, che permettono nel loro insieme di accumulare giornalmente almeno 60 minuti di attività motoria di intensità da moderata a vigorosa (includendo attività per rafforzare l’apparato muscolo-scheletrico almeno 3 volte a settimana). Per facilitare il raggiungimento dei livelli raccomandati e promuovere l’attività fisica in questa fascia di età l’Oms fornisce ulteriori indicazioni:

  • l’obiettivo giornaliero dei 60 minuti di attività fisica può essere raggiunto in sessioni più brevi (ad esempio 2 sessioni da 30 minuti)
  • bambini e adolescenti inattivi dovrebbero iniziare a praticare attività fisica in modo graduale, aumentando durata, frequenza e intensità di volta in volta. Praticare attività fisica sotto i livelli raccomandati produce comunque benefici, meglio poco che niente
  • laddove possibile, anche bambini e adolescenti con disabilità dovrebbero raggiungere i livelli raccomandati pur sotto il controllo degli operatori sanitari di supporto
  • i livelli raccomandati sono indicati per bambini e adolescenti sani, a eccezione di specifiche condizioni mediche, senza differenze per caratteristiche socio-demografiche.

Occorre tuttavia sottolineare che i comportamenti individuali, come la pratica dell’attività fisica e delle abitudini sedentarie, non sono espressione della sola scelta personale. Nell’orientare gli stili di vita, infatti, giocano un ruolo rilevante fattori che appartengono alla sfera individuale, come le conoscenze o le credenze, ma anche condizioni appartenenti alla sfera ambientale, come i servizi e le risorse del luogo in cui si vive, e fattori della sfera relazionale, come il sostegno sociale, la condivisione e il supporto da parte di familiari e amici. Dunque, è anche l’ambiente di vita, inteso nel suo complesso, a orientare i comportamenti dei singoli. In tal senso, la letteratura scientifica mostra come gli interventi di maggiore successo, siano proprio quelli multicomponenti (che agiscono contemporaneamente a livello individuale, ambientale, e relazionale), adattati al contesto culturale e sociale specifico, che utilizzano le strutture preesistenti (come la scuola e i luoghi di aggregazione e socializzazione), e che coinvolgono i diversi interlocutori in un processo partecipato già nelle fasi di pianificazione e di realizzazione.

 

Lo sviluppo di strategie e azioni di promozione dell’attività fisica nei bambini e negli adolescenti, è considerato un obiettivo prioritario di sanità pubblica che può avere effetti benefici a breve e lungo termine sia sulla qualità di vita e sul benessere individuale, sia sulla salute della comunità, contribuendo a ridurre i costi sanitari diretti e indiretti. Tale obiettivo può essere raggiunto attraverso un percorso intersettoriale e attivamente partecipato, caratterizzato dalla condivisione di obiettivi e dalla definizione di compiti e responsabilità, con una costante attenzione a tutti i determinanti che possono contribuire a costruire la salute come risorsa di vita quotidiana.

 

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