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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Morbillo: focolai e coperture vaccinali



Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e prevenzione della salute (Cnesps-Iss)

 

12 giugno 2014 - Nonostante i progressi raggiunti, il morbillo ha ancora oggi nel nostro Paese un elevato impatto sulla salute. La sua elevata contagiosità richiede un forte impegno nell’ambito della prevenzione sia livello nazionale sia internazionale. La vaccinazione e l’attività di controllo di casi sospetti, soprattutto in contesti di comunità (come l’ambiente scolastico e ospedaliero), rappresentano le misure principali per prevenire la trasmissione e la diffusione della malattia. Altre iniziative sono altrettanto importanti per rafforzare l’impegno comune per la promozione della salute. La sorveglianza, ad esempio, ha un ruolo fondamentale in quanto permette di monitorare in modo costante i casi e le eventuali complicanze (identificando quindi la popolazione a rischio), e nello stesso tempo consente di documentare i progressi raggiunti. In questo senso sono preziose le azioni di rinforzo messe in atto in Italia, nel 2007, con l’introduzione del sistema di sorveglianza speciale del morbillo e nel 2013 con l’introduzione della sorveglianza integrata morbillo-rosolia nel 2013 e della rete di referenti locali e regionali impegnati su questi temi. Queste attività rispondono alle linee guida Oms “Surveillance Guidelines for measles Rubella and congenital rubella syndrome in the Who European region”.

 

Coperture vaccinali e focolai locali

Come indicato nel Piano nazionale di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita 2010-2015 per interrompere la trasmissione dell’infezione è necessario raggiungere e mantenere coperture vaccinali elevatissime (≥95% per due dosi di vaccino). Per capire meglio la situazione italiana, attualmente il 90% circa dei bambini è stato vaccinato con una dose di vaccino antimorbillo entro i due anni di età (ci sono comunque aree con valori variabili dal 71,5% al 96,7%). I dati epidemiologici nazionali indicano, però, che sono presenti sacche di persone, ormai adulte, ancora suscettibili al morbillo. In generale, sono persone nate negli anni Ottanta e Novanta quando le coperture vaccinali erano molto basse. Pertanto, oltre a raggiungere coperture vaccinali elevate con due dosi di vaccino nei bambini, è necessario orientare attività supplementari di vaccinazione indirizzate agli adolescenti e giovani adulti.

 

In questo contesto è possibile spiegare l’insorgenza di focolai a livello locale come, per esempio, quello in Emilia-Romagna, ripreso da alcuni media locali a fine maggio scorso. Riguardo a questo, bisogna specificare che la sorveglianza Iss-Cnesps riporta mensilmente sul bollettino Morbillo & Rosolia News i casi segnalati al sistema di sorveglianza integrata morbillo-rosolia. I casi di morbillo segnalati vengono classificati secondo le definizioni della Commissione europea in casi possibili (che soddisfano i criteri clinici), casi probabili (che oltre a soddisfare i criteri clinici hanno anche un collegamento epidemiologico con un caso confermato di morbillo) e casi confermati in laboratorio. Nel bollettino mensile, vengono riportati i casi con insorgenza dell’esantema nel mese precedente la pubblicazione. Per questo, nel numero di maggio 2014 (pdf 943 kb) - che sintetizzava la situazione del primo quadrimestre (236 casi in aprile, 1047 casi dall’inizio dell’anno, di cui il 47,1% confermati in laboratorio, l’85,5% verificatisi in persone non vaccinate, con età mediana di 22 anni) - i casi dell’Emilia-Romagna riportati dalla stampa e relativi anche al mese di maggio non erano stati tutti riportati (saranno inclusi nel prossimo numero). Va ricordato che, oltre al focolaio in Emilia-Romagna, sono in corso focolai anche in altre Regioni italiane.

 

Tra i 1047 casi di morbillo segnalati in Italia tra gennaio e aprile 2014, 65 (6,2%) erano vaccinati con una dose e 5 (0,5%) avevano ricevuto due dosi. Il fatto che si verifichino casi di morbillo tra persone vaccinate è atteso visto che nessun vaccino è efficace al 100%. Una singola dose di vaccino contro il morbillo, somministrato sopra i 12 mesi di età, ha un’efficacia stimata superiore al 95% mentre due dosi sono in grado di di proteggere il 99% dei vaccinati. Questo significa che il 5% delle persone vaccinate con una sola dose e l’1% circa di quelli vaccinati con due dosi non rispondono alla vaccinazione. In caso di introduzione del virus del morbillo in una popolazione con elevate coperture vaccinali, poiché la maggior parte delle persone è vaccinata, può accadere che il numero assoluto di casi di malattia tra i soggetti vaccinati superi quello dei soggetti non vaccinati. La proporzione di casi tra i non vaccinati però resta di gran lunga maggiore rispetto a quella tra i vaccinati.

 

Cosa succede all’estero? Obiettivo eliminazione

 Se diamo uno sguardo oltre confine, i dati Ecdc relativi al periodo aprile 2013-marzo 2014, raccolti in 30 Paesi europei, sono in linea con quelli nazionali: il 54,3% dei 9.579 casi segnalati ha trovato conferma in laboratorio e l’88,7% si è verificato in persone non vaccinate. Circa il 90% delle segnalazioni proviene da 5 Paesi tra cui l’Italia, la Germania, i Paesi Bassi, la Romania e il Regno Unito. Purtroppo, tra i casi europei sono stati osservati anche 3 decessi e 5 casi complicati con l’encefalite acuta.

 

Vista la gravità del morbillo, tutte le sei Regioni dell’Oms hanno stabilito obiettivi di eliminazione. Attualmente la Regione delle Americhe (Paho) ha raggiunto l’eliminazione come pure diversi Paesi come il Sud Korea, l’Australia, la Finlandia. Nei Paesi che hanno raggiunto l’eliminazione, continuano a verificarsi casi importati di malattia. Ad esempio negli Stati Uniti continuano a verificarsi casi importati di malattia, molti dei quali di provenienza dalla Regione europea. I Cdc hanno individuato tra gennaio e maggio 2014 un picco di incidenza di morbillo con 288 casi quasi tutti importati: uno scenario, quello statunitense, che rafforza ulteriormente la rilevanza della vaccinazione.

 

In Italia, la Commissione nazionale di verifica dell’eliminazione del morbillo e della rosolia, istituita il 6 marzo 2014, è l’organismo responsabile della verifica e della documentazione delle evidenze relative all’eliminazione delle due patologie. Durante i tre anni di mandato, la Commissione ha il compito di: definire e revisionare un piano d’azione per documentare e verificare l’eliminazione di morbillo e rosolia in Italia, raccogliere e analizzare i dati e le informazioni necessarie ad attestare i progressi verso l’eliminazione, preparare una relazione annuale per il ministro della Salute e sostenere il programma di eliminazione.

 

La formazione degli operatori

Nell’ottica della promozione della salute, un altro aspetto va ricordato: quello relativo alle competenze tecnico-scientifiche e comunicative degli operatori impegnati nella prevenzione delle malattie infettive e in particolare di quelle prevenibili da vaccino. È opportuno che gli operatori abbiano a disposizione gli strumenti per fornire informazioni accurate, chiare, complete e bilanciate sui rischi delle malattie e i rischi e benefici delle vaccinazioni, partendo dal presupposto che ogni bambino ha diritto ad essere protetto da malattie potenzialmente molto gravi, come appunto il morbillo, e che ogni genitore ha il diritto di capire, di essere ascoltato, di essere anche accolto e compreso per le sue preoccupazioni e perplessità, al fine di poter decidere in modo consapevole e di poter gestire una preoccupazione vigile e informata.

 

Pertanto, la formazione degli operatori diventa un aspetto fondamentale sotto diversi punti divista: per rafforzare le loro competenze, per favorire il confronto su alcuni aspetti e contenuti più “difficili da comunicare” così da trasformare in messaggi chiari, comprensibili per chi ascolta e - cosa molto importante - per non sentirsi “soli”, soprattutto in una fase storica in cui la percezione delle malattie infettive è ridotta anche rispetto alla percezione del rischio vaccinale.

 

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