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Cittadino statunitense con Xdr-Tb: l'approfondimento del Cnesps

Un cittadino statunitense, cui è stata diagnosticata negli Stati Uniti una infezione tubercolare causata da un germe estensivamente resistente ai farmaci, ha recentemente viaggiato in aereo in Europa e in Italia.

 

Si tratta di un uomo di 32 anni, che non presenta sintomi. La tubercolosi è stata sospettata all’inizio del 2007, dopo avere fatto una radiografia del torace in seguito a un trauma, ed è stata confermata negli Usa lo scorso 14 maggio con un esame colturale.

 

Il 12 maggio, l’uomo, che è sempre stato in buona salute, ha viaggiato in aereo dagli Usa in Europa (volo Atlanta-Parigi, Air France 385). Durante la sua permanenza in Europa, è stato in diverse nazioni (Francia, Grecia, Italia e Repubblica Ceca), effettuando voli aerei di breve durata. Il 24 maggio, ha viaggiato dall’Europa al Canada (volo Praga-Montreal, Czech Air 0104), ed è rientrato negli Usa in macchina il 25 maggio. Al momento del suo ritorno negli Usa è stato ricoverato per ulteriori valutazioni cliniche.

 

Commento

Il rischio di trasmissione di tubercolosi dipende da diversi fattori, quali le condizioni cliniche del paziente (in particolare la presenza di sintomi quali la tosse), la presenza del germe nell’escreato e la vicinanza e durata dei contatti tra individui. In questo caso, la persona non ha sintomi e la ricerca diretta del germe sull’escreato, effettuata numerose volte, è stata sempre negativa. Inoltre, nessuno dei familiari stretti, che sono stati opportunamente valutati, ha finora contratto l’infezione. Quindi il rischio di trasmissione sembra estremamente basso.

 

Tuttavia l’aspetto particolare di questa situazione è il fatto che il batterio tubercolare identificato all’esame colturale è estesamente resistente ai farmaci comunemente usati (Xdr-Tb).

 

Per quanto riguarda i viaggi, il rischio di trasmissione per la tubercolosi è stato documentato solo per voli aerei lunghi, di durata superiore alle 8 ore, e solo per chi si trova a stretto contatto con una persona contagiosa. Le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità (pdf 603 kb) raccomandano quindi di rintracciare e valutare le persone che durante un volo durato più di 8 ore erano sedute sulla stessa fila e nelle due file anteriori e posteriori del caso (per un totale di cinque file).

 

Al contrario, non risultano rischi collegati ai viaggi di breve durata, quali quelli che il soggetto ha effettuato in Europa. I Centers for Diseases Control Statunitensi (Cdc) hanno informato le autorità sanitarie interessate, tra cui il ministero della Salute italiano, l’Oms e il Center for Disease Control Europeo (Ecdc), in modo da rintracciare coloro che hanno viaggiato sugli stessi voli, nelle file di sedili limitrofe a quelle del cittadino statunitense.

 

Basandosi sulle informazioni disponibili, l’Ecdc europeo valuta che il rischio per i passeggeri che hanno volato insieme al caso sia limitato. Il rischio di contagio per chi avesse avuto contatti occasionali con questa persona appare trascurabile. Sono comunque in corso valutazioni approfondite a riguardo, condivise e concertate con le autorità sanitarie nazionali e internazionali.

 

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