Alcol e sicurezza stradale: è urgente un approccio integrato basato sull’evidenza
Emanuele Scafato, direttore Osservatorio nazionale alcol - Cnesps, Iss
2 aprile 2009 - L’alcol alla guida è, in Italia e in Europa, la prima causa di morte dei giovani di età compresa tra i 16 e i 25 anni. Come dimostrato dai recenti dati pubblicati dall'Osservatorio nazionale alcol (sono 1 milione e mezzo i giovani che consumano alcol secondo modalità rischiose o dannose), il fenomeno del bere giovanile e, in particolare, del bere alla guida è un emergenza nazionale da affrontare con estrema urgenza.
A fronte dei numerosi richiami formali di Parlamento europeo, Consiglio e Commissione europea, Oms, obiettivi, strategie e azioni previste nel Piano nazionale alcol e salute e nel programma Guadagnare Salute, in considerazione delle proposte della Consulta nazionale alcol (legge 125/2001) e dei numerosi e rigorosi richiami emersi dalla prima Conferenza nazionale alcol dell’ottobre 2008 e, nonostante la disponibilità dei dati elaborati e diffusi dall’Osservatorio nazionale alcol (Cnesps - Iss), la Società italiana di alcologia e associazioni come la Fondazione Luigi Guccione, la Federazione italiana per la sicurezza stradale, la Federazione italiana dei medici pediatri, la Federazione italiana dei medici di famiglia, la Società italiana traumatologia della strada, hanno rilevato che alle dichiarazioni di intenti hanno fatto seguito proposte che meriterebbero una maggiore aderenza all’evidenza disponibile la cui applicazione consentirebbe di adottare un approccio maggiormente capace di affrontare le cause, di arginare gli effetti negativi in termini di salute e sicurezza rilevati nel contesto alcol e guida.
Poche risorse
Molte azioni indispensabili per la tutela della sicurezza e della salute rispetto all’influenza dell’alcol alla guida sono elencate nel decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri sulla strategia "Guadagnare Salute" e nell'intesa Stato-Regioni, che ha portato alla stesura del Piano nazionale alcol e salute; le attività e le misure richiedono ovviamente risorse allocate rivolte a rendere applicative le strategie delineate tra cui quelle relative all’indispensabile investimento economico destinato alle attività di prevenzione, promozione della salute, informazione, comunicazione e sensibilizzazione, tra cui, non ultime. quelle destinate alla ricerca e alla prevenzione che attualmente risultano particolarmente penalizzate. In occasione dell’ultima Giornata mondiale del ricordo delle vittime della strada - che ha messo al centro della riflessione le drammatiche conseguenze sociali del fenomeno - il Presidente della Repubblica, da sempre sensibile e attento ai gravi problemi connessi all’aumento degli incidenti stradali e delle loro vittime, ha ribadito la convinzione che solo attraverso un impegno sinergico di tutti i soggetti interessati sia possibile realizzare un’efficace azione volta a contenere questo tragico fenomeno. Nelle dichiarazioni del Presidente della Repubblica si fa esplicito riferimento alle misure legislative che inaspriscono le sanzioni previste a carico dei trasgressori delle norme sulla sicurezza stradale, alle quali si deve affiancare, in maniera efficiente, un’articolata strategia a garanzia della diffusione della cultura della prevenzione che coinvolga soprattutto le nuove generazioni.
Una strategia globale
Appare dunque inderogabile, come testimoniato dall'attivazione di tutti gli Stati membri dell’Ue, l’adozione di rinnovate strategie, non più limitate all’esame di un singolo o particolare provvedimento (come quello ampiamente condivisibile della diminuzione dei livelli consentiti di alcolemia alla guida), ma di più ampio respiro. Strategie che comprendano tutti gli aspetti che contribuiscono in modo evidente e attivo all’impatto sociale e sanitario dell’incidentalità stradale (mortalità, morbilità, invalidità). Strategie rivolte, in particolare, alla riduzione degli eventi fatali, dei quali alcol e stato di ebbrezza sono i principali fattori causali completamente evitabili.
Alcolemia e incidenti stradali: i dati
Dalla revisione della letteratura e dalle esperienze in atto a livello europeo e internazionale, è evidente che un livello di alcolemia compreso tra 0,2 e 0,5 grammi/litro si accompagna a un rischio di incidente fatale 3 volte maggiore rispetto al livello di alcolemia zero (tra 0,5 e 0,8 il rischio è addirittura 6 volte superiore; tra 0,8 e 0,9 ben 11 volte maggiore). Il livello di alcolemia (ac) di 0,5 è l’attuale livello di rischio previsto dalla normativa vigente in Italia, a fronte del quale le Forze dell’ordine hanno registrato nei primi dieci mesi del 2008 circa 40 mila soggetti alla guida in stato di ebbrezza. Il che equivale a 4000 al mese e 130 al giorno. Il 65% di tutte le alcolemie rilevate supera il valore 1 (il 36% i livelli di 1-1,5 di Bac, il 29% i livelli di 1,5).
A fronte di simili evidenze e, come giustamente menzionato, nelle tabelle esposte nei luoghi di somministrazione ai sensi del Dm 3/8/07, l’Oms ribadisce che non esistono livelli sicuri di consumo alla guida e che la guida, al pari di gravidanza, luoghi di lavoro e minori, è da considerarsi un contesto “Alcohol free”.
Le nuove proposte
L'adozione di un livello zero per tutti i minori di 21 anni e per quanti hanno una relativa inesperienza alla guida è da considerarsi indispensabile, anche in termini di orientamento, dalla risoluzione del Parlamento europeo del dicembre 2007. La stessa risoluzione, tuttavia, sollecitava anche l'adozione di misure contestuali come:
- promuovere un sostanziale aumento dei controlli del tasso di alcolemia e affrontare la notevole disparità delle normative tra Stati membri, mirando a una convergenza della frequenza dei controlli nonché allo scambio delle migliori pratiche per quanto riguarda i luoghi in cui i controlli devono essere effettuati
- promuovere sanzioni più severe per la guida in stato di ebbrezza, come la sospensione prolungata della patente di guida
- tenendo presente che alcuni cibi preparati potrebbero contenere tracce di alcol, promuovere la fissazione di un livello massimo di alcolemia pari allo zero per mille per:
- i conducenti di un mezzo di trasporto che richieda una patente di guida di categoria A o B
- i conducenti di un mezzo di trasporto che richieda una patente di guida di categoria superiore
- tutti gli autisti professionisti.
Intensificare i controlli
Nelle varie proposte avanzate recentemente, alcune di queste indicazioni sono state accolte; è da rilevare tuttavia che la mancata riduzione del tasso medio di alcolemia, attesa e auspicabile ai fini di ridurre la mortalità relativa a tutte le classi di età e non solo di quella registrabile per le classi più giovanili, rende queste misure parzialmente inefficaci, specie se non accompagnate da quella indispensabile complementarietà richiamata dalla Risoluzione del Parlamento europeo per il conseguimento dei risultati attesi attraverso l’applicazione della strategia complessiva di contrasto di consumo di alcol alla guida. Misure parziali rischiano di rivelarsi, in buona sostanza, solo parzialmente efficaci se non ricomprenderanno tutti i livelli utili e indispensabili a far sì che la norma possa trasformarsi nel tempo in cultura e alla fine contribuire, nel medio e lungo termine, a modificare e combattere comportamenti contrari alla tutela della sicurezza collettiva.
Pur nel rispetto delle prerogative degli Stati membri a riconsiderare i livelli correnti di alcolemia, è evidente che il livello medio di alcolemia alla guida rappresenta sempre e comunque un compromesso rispetto all'unico livello di tutela sicura (alcol zero), che ha risvolti importanti in termini di impatto e soprattutto di rischio di mortalità e disabilità. Qualunque sia il livello di alcolemia adottato - anche fosse, per assurdo, più elevato rispetto a quello attuale - ciò che conta è, comunque, garantire un numero di controlli adeguati e quindi livelli di risorse coerenti. In Francia, per esempio, questo numero si è dimostrato essere pari a circa 9 milioni l'anno, contro il milione e 350 mila circa di quelli italiani.
Verso l’Alcohol Prevention Day 2009
Nel corso dell'Alcohol Prevention Day 2009, si renderà pubblico il rapporto elaborato da Jurgen Rehm (Oms) in collaborazione con l'Osservatorio nazionale alcol, che identifica l'incidentalità stradale causata dall'alcol come la terza causa di disabilità in Italia nel corso dei prossimi anni. Lo studio internazionale sul burden of disease, elaborato a livello mondiale dall’Oms, conferma queste tendenze per tutti i Paesi europei, dove – su scala mondiale - si rilevano i più elevati consumi e livelli di alcolemia consentita alla guida, che necessitano di un’opportuna revisione.
Una revisione peraltro invocata anche da istituzioni internazionali: l’Oms sta predisponendo una strategia globale, sollecitata dalle risoluzioni WHA 58.26 e WHA 61.4 e dalle documentazioni prodotte dai comitati di esperti che, anche sulla base della Framework on Alcohol Policies for the European Union (pdf 452 kb), sostengono la necessità di mantenere "alcohol free" il contesto alcol e guida. Secondo le valutazioni dell’Osservatorio nazionale alcol del Cnesps-Iss, una strategia di intervento per il contesto alcol e guida deve coinvolgere, comunque, il livello medio di popolazione per giungere attraverso il mondo degli adulti a regolamentare anche quello dei giovani. Introdurre limitazioni solo per un certo target di popolazione si è spesso dimostrato inefficace, oltre ad aver provocato, peraltro, disuguaglianze di salute evitabili.
Proposte per migliorare la sicurezza sulle strade
Alla luce di quanto esposto, restano fermi alcuni punti rispetto ai quali è utile confermare e ribadire le dieci iniziative e misure che possono contribuire a innalzare efficacemente i livelli di sicurezza stradale. Misure che sono state approvate da due anni dalla Consulta nazionale alcol, pubblicate nella relazione al Parlamento (pdf 1 Mb) del ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali ai sensi della Legge 125/2001 ed emerse e rafforzate dalla Conferenza nazionale alcol e dalla Conferenza sulle politiche antidroga.
Molte di queste misure sono richiamate esplicitamente nella risoluzione del Parlamento europeo del dicembre 2007:
- riconsiderare i livelli attuali di alcolemia consentiti alla guida e valutare l’opportunità di introdurre livelli più bassi (introduzione di livelli progressivamente decrescenti - a partire da un livello di 0,2 - adeguatamente differenziato per i target di popolazione a maggior rischio)
- introdurre livelli di alcolemia consentiti alla guida pari a zero per i più giovani guidatori (sino a 21 anni, per esempio) e per quelli che hanno preso la patente da meno di 5 anni
- valutare l’opportunità di vietare l’assunzione di alcol nel corso di attività lavorative che comportano la guida di autoveicoli, con particolare riferimento alle patenti superiori alla B, come nel caso dei mezzi adibiti al trasporto di terzi (come già prefigurato in parte attraverso il provvedimento di intesa Stato-Regioni del 16 marzo 2006, che richiede ulteriori articolazioni applicative urgenti)
- consolidare la tutela della salute e della sicurezza dei minori e dei giovani fino a 18 anni (in particolare quelli che comunque si pongono alla guida di veicoli), incrementando da 16 a 18 anni l’età minima legale per la somministrazione delle bevande alcoliche. Inoltre, introdurre il divieto di vendita, non solo di somministrazione (come da proposta di legge già avanzata)
- promuovere il divieto di vendita di tutte le bevande alcoliche sulle autostrade per 24 ore al giorno, modificando in via permanente l’attuale decreto legge che prevede il divieto di vendita solo dei superalcolici tra le 20 e le 6 del mattino
- incrementare il numero dei controlli dell’alcolemia da attuare in maniera randomizzata e secondo protocolli prestabiliti come, per esempio, quelli già prodotti dall’Iss
- favorire le iniziative che prevedono l’autocontrollo dell’alcolemia prima di porsi alla guida all’uscita di locali pubblici e quelle che contemplano la possibilità di trasporto di persone non idonee alla guida attraverso mezzi pubblici
- favorire l’attuazione di campagne di sensibilizzazione che incrementino nella popolazione la consapevolezza del rischio connesso all’alcol alla guida, coinvolgendo scuole e famiglie
- favorire l’attuazione di iniziative rivolte ai giovani - come quella del “guidatore designato” - arricchita di una componente di ricerca conoscitiva e di valutazione dell'intervento
- finanziare la ricerca sui fattori che possono contribuire a diminuire l'impatto sulla salute e sulla sicurezza di comportamenti di abuso alcolico o di modelli che possono favorire l'adozione di stili di vita sani e di una guida più sicura.
La richiesta di una conferenza nazionale sulla sicurezza e sull’incidentalità stradale avanzate di recente dalle società scientifiche di settore e dalle associazioni delle vittime della strada è una logica conseguenza di tutte le considerazioni sinora poste ed è un appello che non può che essere accolto, condiviso e supportato. E’ infatti indispensabile e urgente provvedere a contrastare le tendenze registrate in Italia ed è, oggi più che mai, un imperativo categorico, etico oltre che civico, contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei sottoscritti per dimezzare la mortalità specifica entro il 2010. Obiettivi che quasi sicuramente non potranno essere raggiunti ma che devono rappresentare un impegno che comunque ha già coinvolto e innalzato la sensibilità dell’opinione pubblica, così come dell’attenzione delle istituzioni e della società rispetto all’esigenza di un più elevato livello di tutela della sicurezza per salvaguardare il diritto individuale e collettivo esplicitamente sancito dall’art. 2 dalla legge 125/2001.