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Epatite C e accesso ai farmaci: il primo report Oms

Revisione a cura del reparto di Farmacoepidemiologia (Cnesps-Iss) e del gruppo di coordinamento Seieva - Sistema epidemiologico integrato dell’epatite virale acuta (Cnesps-Iss)

 

10 novembre 2016 – Negli ultimi due anni, nei Paesi a basso e medio reddito, oltre un milione di persone affette da epatite C sono state trattate con gli antivirali diretti (DAA, Direct Acting Antivirals), nonostante i timori iniziali sull’alto costo dei nuovi farmaci. Lo ha comunicato l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel nuovo rapporto “Global Report on Access to Hepatitis C Treatment: Focus on Overcoming Barriers”, nel quale si evidenzia come alcune strategie politiche ed economiche siano state d’aiuto a molti Paesi per curare una malattia che uccide circa 700 mila persone l’anno.

 

Il documento rappresenta il primo report globale sull’accesso ai farmaci per l’epatite C e fornisce le informazioni necessarie alle autorità sanitarie dei diversi Paesi per identificare il trattamento appropriato contro l’epatite C (a partire dalla revisione delle evidenze condotta dall’Oms e dall’adattamento di linee guida accreditate a livello internazionale), e per poterlo attuare a prezzi accessibili. Offre inoltre informazioni sulla produzione, a livello mondiale, dei nuovi farmaci per l'epatite C e sulla loro versione “generica” (il luogo dove vengono registrati, dove sono – o non sono brevettati – i prezzi correnti, ecc).

 

Dal documento emerge che il tasso di guarigione per chi fa uso di DAA è superiore al 95%: la malattia regredisce entro tre mesi e ci sono meno effetti collaterali rispetto alle terapie precedentemente utilizzate. Il prezzo iniziale di circa 85 mila dollari per un ciclo di terapia rendeva il loro impiego difficile anche nei Paesi ad alto reddito. Grazie a una serie di strategie (accordi di licenza, produzione locale, negoziazione dei prezzi) sostenute dall’Oms e da altri partner, alcune nazioni a basso e medio reddito (tra cui Argentina, Brasile, Egitto, Georgia, Indonesia, Marocco, Nigeria, Pakistan, Filippine, Romania, Ruanda, Tailandia e Ucraina) stanno cominciando a ottenere accesso a questi farmaci. In particolare, in Egitto il prezzo di un trattamento di tre mesi è sceso da 900 dollari nel 2014 a meno di 200 dollari nel 2016.

 

Nonostante i progressi evidenti la strada è però ancora lunga: ci sono infatti tuttora molti Paesi in cui il costo del trattamento non è sostenibile. Per venire incontro a queste nazioni, l’Oms sta mettendo a punto nuove strategie che dovrebbero garantire un più facile accesso a tutti i farmaci essenziali.

 

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