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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Programmi di prevenzione individuale al femminile

I dati raccolti dalle sorveglianze di popolazione rappresentano una fonte informativa importante sulla salute femminile. Ne sono un esempio quelli relativi ai programmi di prevenzione individuale rivolti alle donne come: lo screening mammografico, lo screening del tumore del colon retto, la vaccinazione antirosolia.

 

Gli screening oncologici

Dal rapporto nazionale 2010, per esempio, emerge che la copertura complessiva del Pap test preventivo è alta, ma ancora insufficiente in alcune Regioni, soprattutto nell’Italia meridionale e insulare in cui poco più di una donna su due pratica il Pap test nel giusto intervallo di tempo. Inoltre, la metà delle donne ha praticato il test nell’ambito dei programmi organizzati dalle Asl, mentre l’altra metà lo ha effettuato per iniziativa personale.

 

Relativamente alla diagnosi precoce del tumore della mammella i dati 2010 sottolineano che i programmi di screening organizzati favoriscono una maggior adesione della popolazione target e riducono le diseguaglianze. In particolar modo, la lettera di invito, in associazione al consiglio dell’operatore sanitario, sembra lo strumento più efficace. Nel 2010, infatti si rileva un marcato gradiente geografico Nord-Sud nell’adesione delle donne tra 50 e 69 anni al programma di screening organizzato del tumore alla mammella. La mammografia è spesso praticata già prima dei 50 anni, età per cui il rapporto tra benefici e rischi è apparentemente minore e aumentano i costi per anno di vita salvata. È proprio per questi motivi, del resto, che le attuali raccomandazioni prevedono che le Asl offrano lo screening prima dei 50 anni, ma solo dopo aver raggiunto una protezione ottimale per le donne tra 50 e 69.

 

La vaccinazione antirosolia

L’informazione che emerge dall’indagine Passi 2010 riguardo alla vaccinazione antirosolia è che complessivamente il 40% delle donne italiane in età fertile, pur non essendo vaccinate, è potenzialmente suscettibile verso la rosolia: il 2% risulta a conoscenza del proprio stato immunitario negativo mentre il 38% non è al corrente del proprio stato immunitario nei confronti della rosolia. Questa osservazione evidenzia la scarsa consapevolezza in questa popolazione del problema legato all’infezione rubeolica in gravidanza. Le differenze tra Regioni sono grandi e dovrebbero suscitare una riflessione da parte dei responsabili dei servizi di prevenzione. Al riguardo, è interessante l’articolo pubblicato dal gruppo tecnico Passi su Epidemiologia & Prevenzione di maggio-agosto 2011 “I numeri di Passi: È possibile eliminare la rosolia congenita entro il 2015?” dove si cerca di rispondere a questa domanda analizzando i dati 2010 del sistema di sorveglianza sullo stato immunitario in età fertile. Ciò che emerge dall’articolo è che la quota di donne in età fertile non consapevoli del proprio stato immunitario varia dal 30 al 40%, a seconda della fascia d’età. Analizzando infatti le diverse componenti della condizione immunitaria si osserva che la prevalenza di donne non vaccinate, ma con immunità documentata (rubeo-test positivo) aumenta con l’età. Viceversa, la proporzione di donne vaccinate cala progressivamente con l’età, passando dal 60% (18-19 anni) al 20% (47-49 anni). Per maggiori dettagli leggi l’articolo completo su Epidemiologia & Prevenzione.

 

Risorse utili

Dal rapporto nazionale Passi 2010, leggi i capitoli dedicati a:

 

Data di creazione della pagina: 7 marzo 2012

Revisione a cura di: Gruppo tecnico Passi