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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Da Oms e Iss due nuovi report sulla salute neonatale

Ogni anno nel mondo nascono 15 milioni di bambini prematuri, con un rapporto di oltre 1 nascita pretermine ogni 10. Superano il milione i neonati che muoiono annualmente a causa di complicazioni legate al parto pretermine e, tra quelli che sopravvivono, si riscontrano spesso disabilità permanenti di natura fisica o neurologica. Sono alcuni dei dati che emergono dal rapporto “Born too soon: the global action report on preterm birth”, pubblicato a maggio 2012 dall’Oms.

 

Trend mondiali

La percentuale di nascite pretermine è aumentata negli ultimi 20 anni in quasi tutti i Paesi presi in esame dagli esperti dell’Oms e rappresenta la principale causa di morte dei neonati nel primo mese di vita e la seconda causa, dopo le pneumopatie, tra i bambini di età inferiore ai 5 anni. Oltre alla dimensione del problema il rapporto descrive le disparità di incidenza del fenomeno tra diverse aree geografiche e Paesi. Più del 60% delle nascite premature avviene in Africa e nell’Asia del sud. Tuttavia la variabilità riguarda anche i Paesi del Nord del mondo basti pensare che negli Stati Uniti il 12% dei neonati nasce prematuro contro una proporzione media del 9% dei Paesi a reddito elevato e del 7% in Italia. Vi è inoltre una grande differenza nei dati di sopravvivenza di questi bambini tra i vari Paesi, la percentuale di bambini nati prima delle 28 settimane che non supera i primi giorni di vita è del 90% nei Paesi a basso reddito e del 10% in quelli ad alto reddito.

 

Le cause principali

Nonostante molte nascite pretermine rimangano inspiegabili, nei Paesi ad alto reddito il loro incremento risulta associato all’aumento dell’età materna al parto, al maggiore ricorso alle tecniche di riproduzione assistita con conseguente maggiore frequenza di gravidanze gemellari e, in alcuni Paesi, ai tagli cesarei effettuati prima della 39esima settimana di gestazione. Al contrario, le cause più frequentemente associate al parto pretermine nei Paesi a basso reddito sono le infezioni, la malaria, l’Hiv e la maggiore frequenza di gravidanze nelle adolescenti insieme alle condizioni di deprivazione sociale e alla mancata o carente assistenza all’epoca preconcezionale, alla gravidanza e al parto.

 

Indicazioni per il futuro

Il rapporto sottolinea l’importanza degli investimenti nel settore della salute materna per ridurre l’incidenza della mortalità neonatale e migliorare la salute di donne e bambini. Circa tre quarti dei nati pretermine potrebbe sopravvivere semplicemente rendendo disponibili, ovunque venga al mondo un bambino, poche e semplici misure preventive e terapeutiche di provata efficacia e di basso costo. Gli autori del rapporto propongono una lista di azioni prioritarie che comprendono una maggiore consapevolezza dell’importanza del problema, la disponibilità di attrezzature e farmaci essenziali, la formazione del personale sanitario e la disponibilità di adeguate risorse per la ricerca.

 

Dall’Italia i dati sull’assistenza ai bambini pretermine

Il rapporto Istisan 11/44 “Esiti dei neonati di basso peso nelle Terapie Intensive Neonatali partecipanti all’Italian Neonatal Network nel 2008”, pubblicato a maggio 2012, presenta i dati di attività delle 56 Terapie intensive neonatali, aderenti all’Italian Neonatal Network (Inn) nel 2008, e quelli di esito dei neonati ricoverati, di peso inferiore ai 1500 grammi o di età gestazionale inferiore alle 30 settimane. Il rapporto nasce dalla collaborazione tra Istituto superiore di sanità (Iss), Inn e Società italiana di neonatologia (Sin) e rappresenta il primo tentativo di analisi sistematica della situazione dell’assistenza dei neonati pretermine in Italia. La proporzione di neonati Very Low Birth Weight in Italia nel 2008 era pari allo 0,9% del totale dei nati, in linea con i valori medi europei. La necessità di approfondire le modalità con cui sono erogate le cure a questi neonati estremamente fragili è dimostrata dalla variabilità, ancora molto ampia, di una serie di indicatori riportati nel rapporto che vanno da esiti maggiori quali la mortalità, la malattia polmonare cronica e le infezioni, al diverso utilizzo di terapie e procedure quali la ventilazione meccanica e il surfactante profilattico fino alle modalità di allattamento alla dimissione.

 

Risorse utili

 

Data di creazione della pagina: 31 maggio 2012

Revisione a cura di: Serena Donati – reparto Salute della donna e dell'età evolutiva, Cnesps-Iss