Rischio di suicidio in gravidanza e nel post-partum: fattori di rischio legati alle misure di lockdown. Il caso della pandemia di COVID-19
Misure di quarantena collettiva sono state descritte come associate a un aumento della rischiosità suicidaria. Sebbene non si conoscano gli effetti a lungo termine delle misure di “distanziamento socialeâ€, del confinamento in casa, della convivenza con un familiare affetto da COVID-19, nonché delle limitazioni all’accesso ai servizi sanitari e di prevenzione e cura (di routine o di emergenza), il rischio che la crisi sanitaria, a cui si seguirà anche una crisi economica e sociale, possa causare anche un aumento dei suicidi è uno scenario molto probabile (ma forse non ineluttabile).
La salute mentale della popolazione subirà infatti gli effetti dello stato di ansia e della preoccupazione per il futuro dovuti alla paura di essere positivi al COVID-19 e di ammalarsi e/o di far ammalare i propri cari. A farne le spese saranno soprattutto i ceti sociali più svantaggiati, che vedono messi a rischio anche il soddisfacimento dei loro bisogni primari, a causa della perdita del lavoro o della riduzione del reddito dovuto al fermo delle attività produttive.
Per le donne in gravidanza, le neomamme e i loro partner la paura e l’ansia possono essere esacerbate dalle preoccupazioni per il futuro e la gestione del/la nuovo/a nato/a. Le donne e i bambini possono risentire più di altri della convivenza forzata entro le mura domestiche. Inoltre, in alcuni casi problematici, laddove le famiglie sono più a stretto contatto e trascorrono più tempo assieme, aumenta la probabilità di episodi di violenza domestica, soprattutto se in famiglia vi sono gravi perdite economiche o di lavoro. Man mano che le risorse diventano più scarse, possono aumentare con le restrizioni anche forme di abuso, di potere e di controllo da parte del partner.
Epidemia da COVID-19 e violenza domestica
I rapporti provenienti da Cina, Regno Unito e Stati Uniti e altri Paesi suggeriscono un aumento dei casi di violenza domestica dopo l’epidemia COVID-19. Ne è un esempio il numero dei casi di violenza domestica denunciati a una stazione di polizia di una città nella provincia di Hubei: è triplicato nel febbraio 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Lo scenario italiano
Le misure di contenimento dell’epidemia adottate nel nostro Paese hanno inciso su tutti gli aspetti della vita quotidiana, anche sulla vita delle donne in gravidanza, delle neo mamme e su quella dei loro compagni, con potenziali effetti negativi sul loro benessere e sulla loro salute mentale e con possibili ricadute sulla salute e sullo sviluppo del bambino/a.
La rete parentale e amicale
Per effetto delle politiche di lockdown è venuta a mancare la presenza fisica della rete parentale e amicale, che costituisce un fattore protettivo per la salute mentale e per il rischio di suicidio. I contatti telefonici, le videochiamate, i messaggi hanno in parte supplito a questa mancanza, ma occorre tener presente che queste forme di contatto richiedono “l’intenzionalità â€, mentre in tempi non emergenziali i contatti avvengono anche casualmente e, in caso di eventuali problemi le reti parentali e amicali (quando presenti e in grado di agire da support networks) possono intervenire per fornire sostegno e aiuto. In alcuni casi è venuta a mancare alla donna anche la vicinanza fisica del compagno (quando presente) se questo all’inizio delle misure restrittive di contenimento dell’epidemia non si trovava nella residenza abituale.
I servizi sanitari
Per effetto delle politiche di contenimento dell’epidemia di COVID-19, i servizi sanitari e di cura dedicati alla salute (e alla salute mentale in particolare) sono stati limitati alle sole “urgenzeâ€, il personale specializzato è stato ridotto, rendendo difficile accogliere le richieste della popolazione. In parte si è supplito telematicamente, ma questo è avvenuto soprattutto per i servizi privati poiché nel Sistema Sanitario Nazionale non esiste ancora un canale di telemedicina validato.
Un aspetto in particolare che merita di essere segnalato è l’interruzione dei servizi di sostegno alla gravidanza (corsi pre-parto, monitoraggi, ecc.) per i quali non sempre è stata fornita alla coppia genitoriale,o alla donna, un’alternativa. In particolare, è emerso che le donne con un basso livello economico e di istruzione, sono quelle che più di altre possono avere difficoltà ad accedere a forme di sostegno alternative. In molte strutture è stata sospesa la possibilità di far partecipare il partner alle ecografie (un momento emozionante di condivisione della coppia genitoriale) si richiede alla donna l’uso di mascherina durante il travaglio (elemento di forte disagio) e al futuro padre non è consentito assistere la donna durante il travaglio. La presenza del padre in sala parto non è garantita in tutte le strutture. Allo stesso modo, ogni struttura ha adottato regolamenti diverse per quanto riguarda le visite di parenti e amici e le del partner/padre. Tutti elementi che determinano nella donna anche uno stato di “incertezza†che può far venire meno la sua fiducia e la sua capacità di “affidarsiâ€; tutto ciò, unitamente al diffuso sentimento di paura per l’infezione da COVID-19 (in parte esacerbata dai media) contribuisce ad alimentare uno stato d’ansia e preoccupazione che può avere conseguenze gravi sulla salute mentale della donna, soprattutto nei soggetti più a rischio.
Un altro possibile effetto dell’interruzione dei servizi o della riduzione del personale ad essi dedicati in seguito alla crisi pandemica da COVID-19 è la possibilità di accesso all’Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) con conseguente limitazione della libertà di scelta e autodeterminazione della donna e con conseguenze potenzialmente gravi sulla sua salute mentale.
Il consumo di bevande alcoliche
Tra gli effetti della crisi è probabile un aumento del consumo di alcol, soprattutto nel medio e lungo periodo; fattore di rischio diretto per il suicidio ma anche indiretto, perché possibile trigger di violenza domestica. Inoltre, l’aumento del consumo di alcol potrebbe causare un incremento delle nascite con sindrome feto-acolica, una grave patologia del neonato che può ripercuotersi sulla salute mentale della madre in quanto causa nel bambino gravi disturbi neurologici e neuropsicologici, tra cui: disturbi del sonno, riflesso di suzione ridotto, ritardo dello sviluppo mentale, disturbi della motricità fine, iperattività e impulsività , disturbi dell’udito.
Indicazioni per la prevenzione
L’aumento del rischio di suicidio in seguito a una crisi sanitaria e sociale è concreto ma non ineluttabile, se si prende consapevolezza del problema e si attuano opportune azioni di prevenzione. La pandemia da COVID-19 e le misure di distanziamento sociale e lockdown adottate nei primi mesi del 2020 hanno fatto emergere alcune indicazioni per il futuro.
Come indicazione generale, sarebbe auspicabile predisporre dei protocolli e delle linee guida nazionali da utilizzare in tutte le strutture ospedaliere e socio-sanitarie con le quali la donna viene in contatto dall’inizio della gravidanza (medici di medicina generale, consultori familiari, corsi post-partum, monitoraggi, ecc.) per la gestione delle donne a rischio. Un’indagine, mediante validati strumenti di screening, su precedenti disturbi psichiatrici, storia di violenza domestica e gli altri fattori di rischio sopra elencati dovrebbe essere fatta di routine cosi come si indaga, per esempio, per la presenza di diabete o di ipertensione. È quindi fondamentale investire nella formazione degli operatori sanitari (medici di medicina generale, ostetriche, ginecologi, pediatri, personale infermieristico) per il riconoscimento precoce dei fattori di rischio nell’ambito della salute mentale perinatale e per l’individuazione del rischio suicidario.
Nello specifico, nell’ipotesi di reiterazione delle politiche di lockdown si potrebbero mettere in atto le seguenti misure:
- porre limitazioni alla vendita di alcolici
- porre limitazioni alla vendita di farmaci e di prodotti chimici e fitosanitari che potrebbero essere usati per attuare il suicidio
- garantire l’accesso ai percorsi di IVG in quanto “servizi essenzialiâ€
- includere tutti i servizi legati alla gravidanza (monitoraggi, ecc.) tra i “servizi essenzialiâ€
- garantire a tutte le donne e coppie genitoriali l’accesso gratuito a corsi on-line di preparazione al parto, anche con la fornitura della strumentazione informatica necessaria per chi non ne disponesse
- effettuare alla donna nei giorni precedenti il parto il test per
l’accertamento della positività all’infezione da COVID-19 e, in caso di
negatività ridurre al minimo necessario l’uso dei dispositivi di protezione
durante il travaglio e il parto per ridurre le preoccupazioni e il disagio
della donna
- effettuare al/alla partner (o altra persona di fiducia della donna) il test per accertare la presenza di infezione da COVID-19 e, in caso di negatività , consentigli di assistere la donna per tutto il percorso della gravidanza (monitoraggi, travaglio, parto)
- in considerazione dell’importanza della rete di sostegno in questa particolare fase della vita, occorrerebbe pensare a misure ad hoc che bilancino la necessità di contenere l’epidemia con quella di garantire la salute mentale della madre e del nascituro
- il Servizio sanitario nazionale dovrebbe dotarsi di piattaforme telematiche dedicate e validate per la presa in carico dei bisogni; fermo restando che non tutti i disturbi possono essere affrontati a distanza: se c'è una tendenza al suicidio, è molto difficile accoglierla e contenerla senza un contatto faccia a faccia.
Ricordiamo che, in generale, uno dei fattori che può innescare pensieri suicidari è la perdita delle aspettative e di una prospettiva per il futuro. I soggetti in crisi non vogliono morire ma vivere, se riescono a intravedere una speranza per il futuro. Di questo dovrebbero tener conto sia i politici che i mass-media; i primi fornendo alla popolazione elementi concreti e misurabili per l’uscita dalla “crisi†al fine ridurre l’ansia associata all’incertezza; gli altri, evitando di diffondere notizie non verificate e di enfatizzare le notizie negative. Infine, occorre sottolineare che, allo stato attuale delle conoscenze non c’è evidenza che le donne in gravidanza e i nascituri corrano più rischi di contrarre il COVID-19 o si ammalino in modo più grave rispetto alla popolazione generale; né ci sono evidenze di possibili conseguenze negative sull’esito della gravidanza (es. nascite pre-termine) o di trasmissione verticale madre-bambino. Alla luce di queste considerazioni, le politiche che limitano la libertà di scelta della donna in nome della sua tutela non hanno nessun fondamento scientifico e possono, al contrario, produrre effetti negativi sulla salute mentale della madre (e del/della sua partner) con effetti a breve e lungo termine anche sulla salute e sullo sviluppo del feto e del bambino.
A chi rivolgersi in caso di necessitÃ
Per quanto concerne il sostegno alle donne che hanno subito violenza e stalking è attivo il numero telefonico 1522. Il servizio multilingue nazionale, attivo 24 ore su 24, grazie alle operatrici del Telefono Rosa fornisce alle donne un sostegno psicologico e giuridico, nonché l'indicazione di strutture pubbliche e private presenti sul territorio. Il servizio garantisce l’anonimato. È attiva anche un “App 1522â€, disponibile su IOS e Android, che consente alle donne di chattare con le operatrici e chiedere aiuto e informazioni in sicurezza. Il 1522 è stato istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Pari Opportunità , ed e stato molto pubblicizzato durante le misure di lockdown, mediante campagne informative televisive. È anche disponibile un App realizzata dalla Polizia di Stato denominata “Youpolâ€, realizzata originariamente per segnalare episodi di spaccio e bullismo ma estesa poi anche ai reati di violenza che si consumano tra le mura domestiche. Per quanto riguarda più direttamente la prevenzione del suicidio, questa è demandata ai servizi generali operanti sul territorio (come ad esempio il Pronto Soccorso), ai medici di medicina generale e al numero unico di emergenza nazionale 112. Esistono esperienze di servizi dedicati tra i quali, ad esempio, il Servizio di Prevenzione del Suicidio (www.prevenireilsuicidio.it), attivo presso l’Ospedale Sant’Andrea. Sarebbe altamente auspicabile censire tutte le iniziative di questo tipo presenti sul territorio nazionale, potenziarle e coordinare tra di loro tra anche mediante l’istituzione di in un numero verde nazionale.
- Per approfondire il tema leggi anche “Rischio di suicidio in gravidanza e nel post-partumâ€
-
consulta la sezione dedicata COVID-19: gravidanza, parto e allattamento
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