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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Offerta vaccinale ai migranti



Silvia Declich, Maria Grazia Dente (Centro nazionale per la salute globale-Iss) e Cristina Giambi, Martina Del Manso (Dipartimento Malattie Infettive-Iss)

 

14 giugno 2018 - L’ingente flusso di migranti dell’ultimo triennio ha posto i Paesi che li accolgono di fronte al problema di integrare queste persone nei servizi sanitari, comprese le attività di prevenzione e tra queste l’offerta vaccinale. Il progetto europeo Care (Common Approach for Refugees’ and migrants’ health), al quale hanno partecipato ricercatori del Centro nazionale per la salute globale e del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss), ha valutato strategie e pratiche europee, nazionali e locali dell’offerta vaccinale ai migranti attraverso due indagini. I risultati di queste indagini sono stati pubblicati in due recenti lavori sull’International Journal of Environmental Research and Public Health e sul Vaccine Journal.

 

In Italia

La situazione italiana è stata fotografata tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 attraverso due questionari sulle strategie di vaccinazione nazionale e regionali dei migranti (richiedenti asilo, rifugiati, migranti irregolari o minori non accompagnati) e un questionario sul trasferimento nella pratica locale delle strategie stesse. I risultati si riferiscono ai dati raccolti in 28 centri di accoglienza dei migranti e in 36 servizi sanitari locali di 14 Regioni e/o Provincie autonome. Emerge che l’offerta vaccinale per i migranti bambini e adolescenti, indipendentemente dal loro status, è in linea con il calendario vaccinale previsto dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale per la popolazione residente di pari età. Il limite superiore di età per rientrare nell’offerta vaccinale si colloca a 18 anni per la maggior parte delle Regioni, a 15 per le restanti. In 13 su 14 Regioni partecipanti all’indagine, in assenza di una documentazione sullo stato vaccinale, vengono offerte tutte le vaccinazioni adeguate per l’età.

 

Per i migranti adulti la situazione è invece più disomogenea quanto alle vaccinazioni offerte. È prioritaria l’offerta delle vaccinazioni anti poliomielitica, anti tetanica e trivalente anti morbillo-parotite-rosolia, e si pone particolare attenzione all’area geografica di provenienza del migrante (per esempio Paesi con poliomielite endemica) o alla presenza di condizioni individuali di rischio (per esempio ferite esposte con possibili contaminazione da parte di spore tetaniche).

 

Per quanto riguarda la registrazione delle vaccinazioni effettuate, si ripropone il problema dell’assenza di un’anagrafe vaccinale nazionale; 10 delle Regioni partecipanti dispongono però di anagrafi vaccinali regionali elettroniche o cartacee per la popolazione residente, il cui utilizzo è stato esteso alla popolazione migrante. Resta il fatto che i dati raccolti a livello locale o regionale con metodi differenti non si possono aggregare per la stima di dati nazionali, per esempio di copertura vaccinale.

 

In Europa

La ricerca del gruppo Care è stata condotta nel 2017 in 6 Paesi europei (Croazia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo e Slovenia) con l’obiettivo di verificare quali fossero le strategie di prevenzione tramite le vaccinazioni rivolte a migranti irregolari, rifugiati e richiedenti asilo. Anche in questo caso lo strumento di indagine è stato un questionario che ha esplorato: la normativa vigente sulle vaccinazioni, le modalità di valutazione dello stato immunitario prima della vaccinazione, l’offerta vaccinale e i gruppi destinatari dell’offerta stessa, l’esistenza di procedure operative, la disponibilità e la raccolta di dati sulle vaccinazioni effettuate.

 

È emerso che in tutti i Paesi esistono disposizione di legge in materia di vaccinazioni ai migranti. In Croazia, Italia, Portogallo e Slovenia l’offerta a bambini e adolescenti coincide con quella alla popolazione residente prevista dai piani nazionali di prevenzione vaccinale, in Grecia e a Malta è più limitata e comprende i vaccini anti poliomielite e i vaccini trivalente anti difterite-tetano-pertosse e anti morbillo-parotite-rosolia. Le strategie sono in linea con le raccomandazioni dell’Oms e dell’Ecdc. Solo Croazia, Italia, Malta e Portogallo hanno un piano di offerta vaccinale ai migranti adulti.

 

In tutti i Paesi le vaccinazioni non vengono praticate al momento dell’ingresso sul territorio nazionale, ma piuttosto nei centri di accoglienza e/o nei servizi sanitari locali. Solo in Portogallo ci sono procedure attive per facilitare l’accesso dei migranti ai servizi vaccinali. Per quanto riguarda la registrazione delle vaccinazioni effettuate, Malta e Croazia dispongono di sistemi di registrazione individuale dei vaccini effettuati, Grecia e Portogallo di dati aggregati.

 

Al di là della variabilità delle strategie e delle pratiche, dall’analisi dei dati emergono alcune criticità meritevoli di interventi: la necessità di sviluppare procedure in grado di documentare lo stato vaccinale dei migranti per evitare una mancata vaccinazione ovvero la duplicazione dell’intervento di immunizzazione; la necessità di cooperare tra autorità sanitarie di diversi Paesi per la condivisione dei dati; la necessità di facilitare l’accesso alle vaccinazioni per i migranti.

 

Risorse utili