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EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Migranti e salute: programmazione versus emergenza



Salvatore Geraci - Area sanitaria Caritas Roma, Società italiana di medicina delle migrazioni

 

15 novembre 2018 - La Regione Lazio con la deliberazione 590 del 16 ottobre 2018, ha approvato il documento concernente “Indicazioni e procedure per l’accoglienza e la tutela sanitaria dei richiedenti protezione internazionale” che recepisce alcuni documenti programmatici nazionali e Linee Guida, li connette l’uno a l’altro, li contestualizza e fornisce ad Asl e operatori dei centri d’accoglienza gli strumenti per la presa in carico dei richiedenti asilo nelle varie fasi di accoglienza, e lo fa in modo adeguato, scientificamente validato e certamente lungimirante. Ciò non sorprende in quanto negli anni la Regione Lazio in ambito sanitario ha costantemente governato il fenomeno dell’immigrazione, anticipando e recependo normative nazionali e proponendo percorsi innovativi di tutele. Tale attenzione è stata possibile anche per un interessante lavoro di rete tra operatori del privato sociale, del pubblico e delle istituzioni che sono riusciti a creare livelli condivisi di partecipazione e ambiti trasversali di collaborazione. La Delibera fa particolare riferimento a coloro che sono in condizione di maggiore fragilità, come i minori non accompagnati, le vittime di violenze intenzionali e di torture e le persone con bisogni di assistenza e di cura.

 

Il documento “Indicazioni e procedure per l’accoglienza e la tutela sanitaria dei richiedenti protezione internazionale” ha recepito:

  • Linee guida per la programmazione degli interventi di assistenza e riabilitazione nonché per il trattamento dei disturbi psichici dei titolari dello status di rifugiato e dello status di protezione sussidiaria che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale. Accordo Stato-Regioni e PA n. 43 del 30 marzo 2017 (a cura del ministero della salute);
  • Linea guida “I controlli alla frontiera. La frontiera dei controlli. Controlli sanitari all’arrivo e percorsi di tutela per i migranti ospiti nei centri di accoglienza”. Accordo Stato Regioni e PA n. 108 del 10 maggio 2018 (a cura dell’Istituto superiore di sanità – Iss, Società italiana di medicina delle migrazioni – Simm, Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà – Inmp);
  • Protocollo per l'identificazione e per l’accertamento olistico multidisciplinare dell’età dei minori non accompagnati. Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome 16/30/Cr09/C7-C15 del 3 marzo 2016 (a cura del Tavolo interregionale immigrati e Servizi sanitari).

Ha anche tenuto conto della “Linea guida per il riconoscimento precoce delle vittime di mutilazioni genitali femminili o altre pratiche dannose” del 2018 (a cura di Associazione Parsec ricerca e interventi sociali; Coop. Soc. Parsec; Università di Milano-Bicocca; A.O. San Camillo Forlanini; Nosotras Onlus e Associazione Trama di Terre).

 

Ha inoltre ribadito quanto previsto dall’Accordo Stato-Regioni n. 255 del 20 dicembre 2012 “Indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera da parte delle Regioni e Province autonome” per una diffusa accessibilità ai servizi sanitari.

 

Di fatto la Regione si è dotata di un documento “quadro” per la corretta accoglienza di una popolazione fragile in un’ottica costituzionale di tutela della salute dell’individuo e della collettività.

 

In questo contesto è bene ricordare che l’attualità ci propone due visioni diverse e contrapposte dell’immigrazione e dei temi legati alla salute.

 

Infatti il cosiddetto Decreto “Immigrazione e Sicurezza” (D.L. 4 ottobre 2018, n.113) prevede modifiche normative che vogliono regolamentare l’afflusso di immigrati, prevalentemente sbarcati sulle nostre coste, in un’ottica “contenitiva e securitaria”. Questo approccio, a detta degli addetti ai lavori, non produrrà però quanto ci si propone, anzi si prevede, ad esempio, una esposizione di oltre 140.000 persone (i titolari di un permesso di soggiorno per motivi umanitari che verrà abrogato) al rischio di “povertà estrema, di marginalità, di devianza”. Oltre a ciò le norme contenute nel Decreto comportano serie implicazioni per il diritto alla salute delle persone migranti, richiedenti asilo e rifugiate sul territorio italiano, sia rispetto alla possibilità di accedere pienamente al Servizio sanitario nazionale, sia rispetto alle condizioni sociali che concorrono a determinare la salute fisica e mentale delle persone. Ciò è denunciato da una circostanziata lettera delle principali organizzazioni medico-umanitarie italiane impegnate sui temi delle migrazioni e dell’asilo, inviata ai Presidenti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato. “La tutela della salute si realizza attraverso un pieno accesso ai servizi sanitari, ma anche attraverso la tutela di condizioni sociali come casa, reddito, istruzione, ambiente di vita e di lavoro, che determinano la salute fisica e mentale delle persone. Tanto più quando si tratta di persone sopravvissute a traumi estremi e abusi gravissimi nel Paese di origine e lungo la rotta migratoria. Il decreto mina seriamente tutto questo” dichiarano le organizzazioni firmatarie della lettera.

 

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