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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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L’attuazione nella popolazione migrante della Dichiarazione di Dublino per combattere HIV e AIDS nella Regione europea dell’OMS



A febbraio 2020, l’ECDC ha pubblicato il rapporto “HIV and migrants: Monitoring implementation of the Dublin Declaration on partnership to fight HIV/AIDS in Europe and Central Asia” in cui valuta il rischio dei migranti rispetto all’HIV e identifica le azioni messe in atto per prevenire le infezioni e per monitorare l'attuazione della Dichiarazione di Dublino (del 2004) nei 53 Paesi che fanno parte della Regione europea dell'OMS.

 

In Europa, i migranti costituiscono un gruppo di popolazione a rischio per le infezioni da HIV. Infatti, nonostante la maggioranza sia negativa al virus, una piccola parte può essere esposta al rischio di contrarlo, sia a causa di una maggiore prevalenza dell’HIV nei Paesi di origine sia per una promiscuità sessuale con altre comunità a maggior prevalenza di HIV.

 

 Inoltre, i migranti, e in particolare quelli senza documenti che vivono con l'HIV, subiscono un doppio stigma dovuto alla loro sieropositività e allo status di migranti. Questi fattori influenzano la disponibilità e l'accesso ai servizi di cura e prevenzione per i migranti.

 

I punti chiave

Il rapporto evidenzia che la mancanza di dati sui migranti è un problema in tutta la Regione, specialmente per i migranti privi di documenti. Sulla base dell’analisi delle informazioni nazionali vengono identificate alcune priorità.

  • I Paesi in cui le nuove diagnosi di HIV tra i migranti non mostrano segni di declino dovrebbero prendere in considerazione l'implementazione di un approccio mirato alla prevenzione con più azioni combinate, con un monitoraggio per determinare l'impatto e identificare eventuali ostacoli all'efficacia.
  • Tutti i Paesi dovrebbero migliorare il monitoraggio e la sorveglianza delle loro popolazioni migranti poiché i dati di buona qualità rafforzano le evidenze per interventi efficaci e mirati. In particolare, la disaggregazione dei dati per il continuum delle cure è importante e i Paesi possono richiedere supporto tecnico ECDC in questo settore, se necessario.
  • Esistono prove del fatto che spesso la popolazione migrante contrae il virus dell'HIV dopo l'arrivo in Europa, per questo motivo lo screening al punto di ingresso potrebbe non essere sufficiente per affrontare l'epidemia in questo gruppo di popolazione. Dovrebbero invece essere presi in considerazione programmi di sanità pubblica rivolti a tutti i migranti, compresi quelli già presenti nel Paese e quelli senza documenti.
  • La disponibilità e l'accesso ai test e alle cure, indipendentemente dallo status legale e di residenza, può contribuire a migliorare ulteriormente la prevenzione e il trattamento dell'infezione da HIV.
  • Tutti i Paesi dovrebbero prendere in considerazione lo sviluppo e la realizzazione di programmi mirati di prevenzione primaria dell'HIV per le popolazioni migranti a rischio e, nel fare ciò, è necessario considerare la diversità tra i gruppi di migranti. Potrebbero esserci vantaggi nel garantire che la prevenzione mirata ad altre popolazioni chiave (quali uomini che fanno sesso con uomini, persone che fanno uso di droghe endovena o prostitute) includa i migranti all'interno di tali gruppi.
  • Tutti i Paesi dovrebbero considerare la rimozione delle barriere che impediscono ai migranti privi di documenti di accedere a test e cure.

Risorse utili

Data di pubblicazione: 9 aprile 2020

Autrici: Giulia Marchetti, Maria Grazia Dente e Silvia Declich, Centro per la Salute Globale - ISS