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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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I virus influenzali e i loro mutamenti



Il primo isolamento di virus influenzale nell’uomo risale al 1933 in Inghilterra (ma in precedenza erano stati isolati virus influenzali sia da polli che da suini). Da allora, ne sono stati identificati quattro tipi differenti, della famiglia Orthomixoviridae: il virus tipo A e il virus tipo B, responsabili della sintomatologia influenzale classica; il tipo C, di scarsa rilevanza clinica (generalmente asintomatico); il tipo D, la cui possibilità di infettare l’uomo non è ancora chiara.

  • I virus di tipo A circolano sia nell'uomo che in altre specie animali e sono ulteriormente suddivisi in sottotipi, distinti in base alle differenze tra le proteine di superficie: emagglutinina (HA) e neuramminidasi (NA), verso le quali si indirizza la risposta immunitaria dei soggetti infettati o vaccinati. Ad oggi sono stati identificati 16 sottotipi di emagglutinina e 9 di neuramminidasi.
  • I virus di tipo B sono presenti solo nell'uomo e non esistono sottotipi distinti nell'ambito delle loro proteine di superficie HA e NA.
  • I virus di tipo C, come già detto, danno una infezione generalmente asintomatica o simile al raffreddore comune.
  • I virus di tipo D, sono stati identificati recentemente e isolati solo nei suini e nei bovini. La possibilità di infezione per l’uomo resta da chiarire.

Figura: sottotipi antigenici dell'emagglutinina (H) e della neuraminidasi (N)

 

Alla base della epidemiologia dell'influenza vi è la marcata tendenza di tutti i virus influenzali a variare, cioè ad acquisire cambiamenti nelle proteine di superficie che permettono loro di aggirare la barriera costituita dalla immunità presente nella popolazione che in passato ha subito l’infezione influenzale. I cambiamenti possono avvenire secondo due meccanismi distinti:

  1. Deriva antigenica (antigenic drift). Si tratta di una graduale modifica della sequenza degli aminoacidi che compongono le proteine in grado di stimolare una risposta immune. Questo fenomeno riguarda sia i virus A, sia i B (ma negli A avviene in modo più marcato e frequente) ed è responsabile delle epidemie stagionali. Infatti le nuove varianti diventano sufficientemente irriconoscibili agli anticorpi nella maggior parte delle popolazione, così da rendere un ampio numero di individui suscettibile al nuovo ceppo.
  2. Spostamento antigenico (antigenic shift). È un fenomeno che riguarda solo i virus influenzali di tipo A e consiste nella comparsa nell’uomo di un nuovo ceppo virale con una proteina di superficie (HA e/o NA) appartenente a un sottotipo diverso da quelli comunemente circolanti nell'uomo. Gli shift antigenici sono dovuti o a riassortimenti tra virus umani e animali (aviari o suini) oppure alla trasmissione diretta di virus non-umani all'uomo (l’esempio più recente è quello verificatosi ad Hong Kong nel 1997). Quindi la fonte dei nuovi sottotipi sono sempre virus animali. Poiché la popolazione non ha mai incontrato prima questi antigeni, in determinate circostanze questi cambiamenti di maggiore entità possono provocare un’infezione improvvisa e invasiva in tutta la popolazione, su scala mondiale, che prende il nome di “pandemia”.

 

Data dell'ultimo aggiornamento della pagina: 25 ottobre 2018